Attentato alla sede Onu di Abuja. Il Papa ai terroristi: scegliete la vita e il dialogo. L’arcivescovo Onaiyekan: uniti contro il terrorismo
Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime dell’attentato kamikaze alla sede Onu di Abuja in Nigeria, che ieri ha provocato almeno 19 morti e decine di feriti. In un duplice telegramma indirizzato al presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, e al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il Papa si dice addolorato per la “terribile perdita di vite sia tra i cittadini che tra gli impiegati delle Nazioni Unite”. Quindi, rinnova l’appello “a quanti hanno scelto la morte e la violenza” ad “abbracciare invece la vita e il dialogo”. Nei telegrammi, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Pontefice assicura infine le sue preghiere per quanti hanno perso la vita così drammaticamente e invoca il Signore affinché dia forza e coraggio ai feriti e a quanti piangono i propri cari. L’attentato è stato rivendicato dal “Boko Haram”, gruppo terroristico di matrice islamica che si batte per la diffusione della Sharia nel Paese. Dal canto suo, l’Oci, Organizzazione per la cooperazione islamica ha condannato l’attentato.
Su questo terribile attacco, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan:
R. – Per me è stata veramente una grande sorpresa, perché anche se questo gruppo di terroristi ha già colpito prima, non si pensava potesse arrivare addirittura fino alle Nazioni Unite. Inoltre, hanno usato un sistema completamente nuovo, con macchine piene di esplosivi, come succede nei Paesi in cui il terrorismo è dilagante. Il gruppo responsabile di questi atti in Nigeria ha dei contatti con i terroristi che agiscono al di fuori del Paese e questo potrebbe forse spiegare l’attacco agli uffici delle Nazioni Unite.
D. – La gravità di questo attentato desta preoccupazione per tutta la popolazione...
R. – Gli attacchi suicidi sono una cosa del tutto nuova per la Nigeria. Non riusciamo a capire, è davvero molto difficile riuscire a difenderci da gruppi come questi.
D. – Il Papa, in un telegramma al presidente nigeriano e al segretario generale dell’Onu, fa appello a queste persone affinché abbandonino la via della violenza ed abbraccino quella della pace e del dialogo...
R. – Speriamo che l’appello del Santo Padre venga ascoltato. In Nigeria il capo dei musulmani – il sultano di Sokoto - ha fatto un appello simile, esortando queste persone a smetterla di compiere tali atti ed ha condannato il gesto compiuto ieri. Tutto il popolo nigeriano, sia i cristiani sia i musulmani, è d’accordo nel condannare questi gesti. Non ho ancora trovato alcun gruppo nigeriano che appoggi queste persone. E’ difficile anche sapere con chi parlare: se una persona vuole intraprendere la via del dialogo, con chi si può dialogare? Non lo sappiamo. Lo scopo che è stato dichiarato dai terroristi è chiaramente irraggiungibile: vogliono che l’intera Nigeria diventi un Paese di talebani. Ma come si può arrivare a ciò se qui il 50 per cento delle persone sono cristiane e l’altro 50 per cento musulmane? I musulmani, poi, non vogliono questo tipo di Islam. Come possiamo allora difenderci da loro? Secondo me, attraverso l’unione di tutte le forze politiche e religiose. (vv)
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