giovedì 25 agosto 2011

Le immagini di militanti di mezza età che urlano bestemmie contro il volto spaventato di sedici-diciottenni impauriti ha disgustato il pubblico spagnolo (Di Giacomo)

La via spagnola al concordato

Filippo Di Giacomo

Anche in Spagna, gli anni passano, il concordato resta. Parola di José Luis Rodríguez Zapatero, affidata alla stampa non appena l’aereo papale aveva puntato su Roma.
«Il Papa se n’è andato senza criticare il governo», ha intitolato in prima pagina, sviluppando il tema nei paginoni centrali, il quotidiano Público, house organ dell’apparato zapaterista, con evidente sollievo.
D’altronde, l’unico miracolo canonicamente accertato della GMG 2011 lo ha ricevuto il Psoe, partito dell’attuale primo ministro. Per mesi, da maggio in poi, il governo non è mai riuscito a rompere il muro di consenso che la stampa internazionale attribuiva agli Indignados di Plaza del Sol, il movimento al quale la sinistra governativa imputava buona parte della débacle elettorale alle amministrative della scorsa primavera: è stata la loro protesta a convincere una grossa fetta dell’elettorato di sinistra a non andare a votare.
A far annunciare agli Indignados il loro disappunto per la Giornata Mondiale di Madrid e per l’arrivo del Papa, sono state ben 140 organizzazioni e associazioni di tutta la Spagna, l’intera artiglieria pesante della sinistra di lotta e di alternativa. In realtà, è Izquerda Unida, il competitor ideologico del Psoe, che ha tentato di cavalcare la prima ondata spontanea della protesta per presentarsi alle prossime elezioni legislative d’autunno con una fisionomia più marcata a sinistra e meglio accettata dall’elettorato socialisteggiante. Il flop delle manifestazioni anticlericali madrilene è stato, quindi, una soddisfazione soprattutto per il governo. Per le cifre degli Indignados che hanno partecipato alla manifestazione più numerosa, si parla di 2000 persone che, fatta la tara fra giornalisti ed altri osservatori, si riducono considerevolmente.
Le immagini di militanti di mezza età che urlano bestemmie contro il volto spaventato di sedici-diciottenni impauriti ha disgustato il pubblico spagnolo. E lo stesso quotidiano Publico non fa fatica a riferire l’opinione di chi ormai li considera “marginales y anécdotas”. Probabilmente, questo sarà, in futuro, l’appellativo che gli Indignados si guadagneranno se e quando, nella tornata elettorale che dovrà scegliere la coalizione del futuro primo ministro, tenteranno di esprimere opinioni sui leader del Psoe.
D’altronde, all’interno di Izquerda Unida si è aperto un dibattito su coloro che hanno attuato questa non esaltante strategia politica e mediatica, non sospettando nulla sulla facile autorizzazione ottenuta da un ministero dell’interno desideroso da mesi di vedere Plaza del Sol restituita ai turisti, e considerando irrilevante che quel 35 per cento dell’elettorato di Izquerda Unida che si dichiara cattolico, aveva i propri ragazzi fra gli insultati. D’altronde, meno di un anno fa, quando il Papa si è recato in Spagna a Santiago di Compostella e a Barcellona, gli spagnoli, governo compreso, avevano capito che quando Benedetto XVI parla di secolarizzazione e di relativismo, le cause che indica sono precise: la caduta dei muri e delle barriere negli ambiti fondamentali della vita moderna, la conseguente globalizzazione dei canali di informazione anche sugli stili di vita, la scomparsa di ogni regola nella libera circolazione dei capitali, la totale libertà dei mercati e la loro capacità di trasferire - anonimamente - masse enormi di denaro da un angolo all’altro del mondo...
Di certo, Benedetto XVI che non ha mai puntato il dito contro nessun politico, ama precisare che è nell’intera Europa contemporanea che «la religione sembra aver perso buona parte dei suoi scopi, e di conseguenza sembra sia aumentata la distanza tra religione e società. L’uomo contemporaneo si sviluppa, non contro Dio ma all’infuori di Dio, senza alcuna considerazione per ciò che lo spirito del cristianesimo ha operato nella storia dell’Europa». Che tutto ciò sia avvenuto in Spagna solo per colpa di José Zapatero, come in tanti sembrano credere, è insostenibile. «La Spagna è una nazione pluralista e cattolica», ha ricordato domenica scorsa il Pontefice prima di salire sull’aereo. Come ha dimostrato anche il successo di questa Giornata Mondiale della Gioventù (la Spagna è l’unica nazione ad averne organizzati e ospitati due: Compostela e Madrid) nell’attuale sistema democratico la Chiesa spagnola si trova bene e senza complessi avendo fortemente contribuito a realizzarlo. Se la Spagna ha saputo così rapidamente percorrere, dalla seconda metà degli anni Settanta, la strada della pacifica transizione democratica anche per la «neutralizzazione ideologica della questione religiosa», è perché essa venne progettata dai vescovi spagnoli che la illustrarono nel novembre del 1975 per bocca del cardinale Tarancón, arcivescovo di Madrid, nell’omelia per la messa di inizio regno di Juan Carlos. Il concordato funziona egregiamente, ha detto José Luis Rodríguez Zapatero, a fine carriera politica. Perché altri possano continuare a vivere in una Spagna pluralista e cattolica.

© Copyright L'Unità, 24 agosto 2011 consultabile online anche qui.

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