VATICANO
Papa: l’opera d’arte è una strada che può condurre a Dio
All’udienza generale, Benedetto XVI evidenzia come davanti a una scultura, un quadro, una poesia o un brano musicale si possa percepire che di fronte a noi non c’è solo materia, “ma qualcosa di più grande, qualcosa che parla, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l'animo”. “Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o per la conversione del cuore”.
Castel Gandolfo (AsiaNews)
Le opere d’arte sono uno dei “canali” che possono condurre a Dio, l'arte infatti “è come una porta aperta verso l'infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un'opera d'arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l'alto”.
Benedetto XVI è tornato oggi a toccare uno dei temi che gli sono cari, quello della bellezza come via che conduce a Dio. Alle cinquemila persone presenti a Castel Gandolfo per l’udienza generale, il Papa ha infatti detto che “forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare nell'intimo un'intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c'era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che parla, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l'animo”.
“L'opera d'arte è il frutto della capacità creativa dell'essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni”. L’opera d’arte, insomma, “è una porta aperta verso l’infinito”, che “apre gli occhi della mente, del cuore”.
“Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi di pienezza… O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in questi splendidi edifici è come racchiusa la fede di generazioni. Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato a rivolgersi a Dio. Mi torna ancora alla mente un concerto di musiche di Johan Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso qualcosa della fede del sommo compositore e mi spingeva a lodare e ringraziare il Signore……”.
“Ma quante volte – ha aggiunto - quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista, nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o per la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi, nel 1886, proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, ma per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio operò nel suo cuore”.
Per tutti, anche oggi, vale l’invito del Papa “a riscoprire l’importanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora non sia solo occasione di arricchimento culturale, ma possa soprattutto diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare, nel passaggio dalla semplice realtà esteriore alla realtà più profonda, il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci ferisce nell’intimo e ci invita a salire verso Dio”.
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