Con il cardinale Rouco Varela un bilancio della Giornata mondiale della gioventù
A Madrid una «casa» per la Chiesa universale
di Gianluca Biccini e Alessandro di Bussolo
L'intento era quello di favorire a Madrid l'edificazione di una nuova «casa» della Chiesa universale.
L'ansia che ha accompagnato la vigilia era quella di verificare se le fondamenta sulla quale costruirla, seppur preparate con cura, si rivelassero idonee a sorreggerla.
La soddisfazione finale è di aver constatato che, soprattutto nei quattro giorni trascorsi insieme a Benedetto XVI, non solo la «casa» ha retto ma si è trasformata in un nuovo cenacolo, dal quale due milioni di giovani sono usciti per «andare e fare discepoli tutti i popoli», secondo il mandato affidato loro proprio dal Pontefice.
C'è qualcosa di più della semplice soddisfazione nelle parole del cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, mentre ripercorre i momenti più significativi della Giornata mondiale della gioventù celebrata in Spagna.
C'è soprattutto la certezza che «il principio della comunione ecclesiale ne è uscito molto rafforzato» e che i giovani madrileni abbiano portato i loro «mattoni» per la costruzione di questa «casa» universale.
Si può già tracciare un primo bilancio della Gmg a Madrid?
È stata un'esperienza molto ricca, dal punto di vista pastorale, spirituale e umano. La XXVI Giornata mondiale della gioventù resta pur sempre un momento nella storia dei grandi raduni internazionali dei giovani cattolici insieme a Benedetto XVI. Ma si è trattato di un momento nel quale l'essenziale di questa storia si è fatto vita e si è fatto futuro. Del resto, la Gmg è da sempre incentrata sull'incontro dei giovani con la persona di Gesù, che è la cosa più importante. C'era il vescovo di Roma, ma c'era soprattutto il Signore. E il Papa ha favorito in tutti i modi questa relazione personale tra la gioventù e Cristo, espressa nella grande assemblea, cattolica e universale, dei giovani intorno al successore di Pietro e a un gran numero di vescovi. Per questo ritengo che l'incontro con il Signore possa essere stato per moltissimi di loro un'esperienza reale di cambiamento di vita.
Per la prima volta in una Gmg il Papa ha confessato alcuni giovani. Che senso ha avuto questo gesto?
Esattamente quello che ho appena sottolineato. Poteva sembrare una novità voluta soltanto per richiamare l'attenzione dei media. In realtà, dietro la decisione del Pontefice c'è stata proprio l'aspirazione a far passare gli itinerari di conversione di tanti giovani attraverso la strada dell'incontro e della relazione personale con il Signore.
In questo cammino di conversione anche la Via Crucis ha avuto un forte impatto, stimolando i giovani a interrogarsi sul mistero della redenzione attraverso immagini e simboli molto radicati nella fede popolare in Spagna.
Direi di sì, perché nella modalità in cui è stata vissuta -- rafforzata dalla pietà popolare e da alcune tra le testimonianze artistiche più insigni della nostra storia -- ha saputo riflettere il messaggio di Cristo che è morto per l'uomo, che ha dato la vita per lui, e che chiede: E tu cosa fai? Cosa dai tu in cambio? È per questo che, nonostante il costante rimando alla cultura tradizionale spagnola, la Via Crucis con i pasos è stata una significativa esperienza universale di Chiesa. Attraverso queste grandi raffigurazioni i momenti della Passione di Cristo sono stati tradotti in immagini simboliche realizzate da grandi artisti. È per questo che si può parlare di una simbiosi tra l'esperienza popolare del nostro Paese e la sua tradizione culturale e artistica, incarnate nei riti della Settimana Santa spagnola. E i giovani hanno capito molto bene il messaggio della via Crucis.
Dimensione locale e orizzonte universale della fede si sono continuamente confrontati in questa Gmg. Qual è l'insegnamento che ne scaturisce per il futuro della Chiesa particolare di Madrid?
Credo che la settimana in cui è stata celebrata la Giornata mondiale della gioventù non sia separabile dall'esperienza precedente della Chiesa madrilena e, più in generale, di quella spagnola. Certamente la Giornata ha fatto molto bene sia a Madrid sia a tutta la Spagna. Ma va anche sottolineato che non sarebbe stato possibile realizzarla senza la pastorale giovanile e la vita parrocchiale che già c'erano. Avevo auspicato che Madrid divenisse per un po' la «casa» della Chiesa universale. Ma se non ci fossero state le fondamenta di questa «casa», molto difficilmente avremmo potuto invitare i giovani di tutto il mondo. Detto questo, l'esperienza della Gmg si è tradotta per molti nel fatto che il principio della comunione ecclesiale ne è uscito molto rafforzato. Si è lavorato insieme: hanno collaborato le congregazioni e gli ordini religiosi, i movimenti e le nuove realtà ecclesiali, le parrocchie e l'arcidiocesi. Questo è un fatto che nessuno può negare e che sarà di grande importanza per il futuro. Soprattutto in una Chiesa come la nostra, che ha molto curato la pastorale giovanile negli ultimi anni.
Qual è il messaggio di Benedetto XVI che i giovani hanno sentito più familiare e vicino alla loro esperienza?
Sicuramente quello racchiuso nell'invito a essere testimoni della vera allegria. Si tratta di un tema che gli sta molto a cuore e di cui parla molto già nella sua opera teologica, unendo efficacemente la sua visione generale dell'uomo e la sua teologia su Cristo. La gioia viene presentata da Ratzinger nella sua dimensione pasquale, nella sua dimensione festiva e nel suo riflesso nella vita della società: nella vita, cioè, dei giovani e della gente. Mi viene in mente un articolo di molti anni fa, nel quale si affermava che la festa possono celebrarla davvero soltanto quanti credono in Cristo risorto. Chi ha una minaccia di morte che incombe, e non sa allontanarla dalla propria vita, difficilmente potrà fare festa in modo autentico. Ecco, quando si crede in Gesù resuscitato, il cuore si riempie di tranquillità, di serenità, di speranza.
E, infine, di festa. È questo il dato della gioia che sempre si è accompagnato e sempre si accompagna alle Giornate mondiali della gioventù. E qui a Madrid è risultato splendido. L'impressione che abbiamo avuto, soprattutto nelle strade della città, è stata quella di una grande festa, nella quale era predominante la gioia. Perché un testimone del Vangelo è un testimone della vera allegria, del fatto che la vita -- come ha ricordato espressamente Benedetto XVI -- può essere vissuta con gioia anche in mezzo alle situazioni più tragiche e più difficili.
(©L'Osservatore Romano 26 agosto 2011)
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