giovedì 13 ottobre 2011

Ad Assisi ma senza marketing (Di Giacomo)

Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Ad Assisi ma senza marketing

Don Filippo Di Giacomo

Il ventisette di questo mese, Benedetto XVI si recherà ad Assisi per solennizzare il 25° anniversario dello storico incontro che, per iniziativa di Giovanni Paolo II, si tenne il 27 ottobre del 1986 nella città di San Francesco.
Il primo gennaio scorso, nell’annunciare l’evento, il Pontefice ha precisato che si tratterà di un incontro dedicato «alla riflessione, al dialogo e alla preghiera per la pace e la giustizia nel mondo». Ed anche questa volta ha invitato i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà.
Questa l’ufficialità e la consuetudine, ma scendendo in basso verso il popolo delle parrocchie una novità e dalla base ecclesiale una speranza: che Benedetto XVI possa usare la sua magistrale chiarezza per far comprendere, a quei cattolici specializzati in distribuzione di pianticelle d’ulivo e lampade di cera liquida di scarsa qualità, che il cosiddetto “spirito di Assisi” non ambisce solo a legittimare un presunto “dialogo tra le religioni” ma, più realisticamente, consiste nell’animare l’incontro tra le culture nate dalle religioni e da una condivisibile modernità.
E non è un dettaglio da poco.
«Pellegrini della verità, pellegrini della pace» questo il tema dell’incontro. Molto bello eppure, ciò che nel mondo è accaduto dopo gli incontri del 1986 e del 2002, specie a danno dei cristiani, non può giustificare l’ilare ottimismo di chi dello “spirito di Assisi” ha fatto spesso il brand della propria immagine pubblica, anche a scapito di quanto, Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi, hanno effettivamente detto e voluto. Fermo restando il rispetto per quelle strutture dialogiche della Chiesa istituzionale che si assumono la responsabilità, a nome del Papa, di organizzare incontri e gesti del genere: cui prodest, a cosa servono questi incontri ci si domanda nelle parrocchie? Cosa ci hanno lasciato? Hanno a che vedere con quella diffusa opinione tra i cattolici, compresi alcuni preti e persino “teologi à la page”, che vuole Dio unico e simile per tutte le religioni, con la sola “differenza” individuata nel nome con il quale viene invocato?
È pur vero che il frutto più prezioso, per la Chiesa Cattolica, del primo incontro di Assisi, di cui ci apprestiamo a festeggiare l’anniversario, è datato 6 agosto 2000 ed è intitolato «Dichiarazione “Dominus Iesus” circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa», firmato Joseph Ratzinger (assente da Assisi1 nel 1986 e presente ad Assisi2 nel 2002) e Tarcisio Bertone ed ha già insegnato a strutturare il dialogo interreligioso nella piena simpatia umana, ma senza deleghe per esiti teologici significativi. Tuttavia, coloro che le chiese le frequentano ogni giorno e, con il ventre caldo e fertile delle nostre comunità hanno un rapporto reale, si trovano anche a raccogliere dubbi sulla possibilità che, incontri come quello di Assisi, mostrino agli occhi dei fedeli di altre religioni un cattolicesimo troppo arrendevole, gentile, senza ansie di proselitismo, per nulla geloso della sua verità, facilmente dopabile con bei discorsi e che possano essere concausa della terribile fioritura di martiri che le Chiese cristiane stanno subendo in questi ultimi due decenni e mezzo.
Forse è il cosiddetto “spirito di Assisi” che ha fatto dimenticare tanto presto il martirio di monsignor Luigi Padovese e passare sotto silenzio l’inizio del processo-farsa al suo assassino, Murat Altun, accolto dai suoi famigliari e dal pubblico nell’aula del tribunale di Iskenderun al grido di: «Murat, non avere paura, Dio è con te!»? Eppure chi ha avuto il privilegio di arricchire le proprie riflessioni seguendo senza pregiudizi, in questi sei anni, il magistero di Benedetto XVI, può ben ricordare come dal giorno d’inizio del suo pontificato, passando per Colonia, Ratisbona, Istanbul ed altre occasioni la lezione del Papa teologo sul dialogo interreligioso sia sempre stata molto chiara: confronto amichevole e altrettanto amichevole richiesta della necessità che venga garantita a tutti la possibilità di essere se stessi, insomma di vedere la libertà religiosa anche per i cristiani non soltanto desiderata, bensì applicata.
Di Assisi 1 e 2 abbiamo ricordi meravigliosi, ma anche tante interpretazioni al limite del fasullo. Venticinque anni fa, il 12 ottobre, Giovanni Paolo II ci disse che lui e i rappresentanti delle altre religioni sarebbero andati in «un luogo che la figura serafica di San Francesco ha trasformato in un centro di fraternità universale… come credenti in Dio, che hanno a cuore le vicende della storia umana».
Luigi Padovese era un francescano-cappuccino che non distribuiva pianticelle di ulivo né regalava lampade votive. La sua vita e la sua morte sono storia. Il resto, rischia solo di essere noia.

© Copyright L'Unità, 13 ottobre 2011 consultabile online anche qui.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Alfine, la saggia mitezza / mite saggezza di Papa Benedetto, hanno convertito (quasi) del tutto il Di Giacomo...

Deo gratias.

Anonimo ha detto...

Sembra una tavola rotonda "culturale" più che un incontro religioso.

Anonimo ha detto...

OT.
Dura accusa di Thompson alla Conf. Episcopale inglese: a Londra non hanno ancora trovato una chiesa per l'Ordinariato.
http://blogs.telegraph.co.uk/news/damianthompson/100110339/still-no-london-church-for-the-ordinariate-why/
Alberto

Anonimo ha detto...

Proprio oggi leggevo un passo di Isaia: "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7 La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue."
Dopo qualche migliaio di anni consideriamo un progresso rimettere gli steccati tra la vacca e l'orsa.

Raffaella ha detto...

Se noti, i verbi di Isaia sono al futuro.
R.

Fabiola ha detto...

Riconosco, infine, con gioia un Di Giacomo del tutto differente. Ottimo.
Resisterà all'Unità?

Frank ha detto...

...non solo i verbi sono al futuro, ma Isaia non era un sincretista e mai e poi mai avrebbe pensato a un semplice "voremose bene" tra giudei e pagani. Il passo va interpretato in chiave messianica, cioè: l'unità tra vacca ed orsa avviene grazie al Messia, quindi, secondo noi cristiani, "in Cristo", non "nonostante Cristo" e non "tra Cristo e Maometto". Proprio vero che lo Spirito di Assisi è stato spesso frainteso, ma confidiamo nel buon lavoro di Papa Benedetto (insomma, se perfino l'Unità pubblica un articolo del genere, non può non essere un buon segno...)!

gemma ha detto...

mi capita spesso ultimamente di trovarmi d'accordo coi commenti di Di Giacomo (cosa che non tanto accadeva a inizio pontificato). Ho apprezzato la trasmissione da lui curata per i 60 anni di sacerdozio del Papa e ho seguito volentieri le messe papali su tv 2000 col suo commento. Poi, capiterà ancora di avere divergenze, ma da Di Giacomo magari te le aspetti, da altri meno

Vatykanista ha detto...

@Fabiola : ormai ci manca solo la talare...;)

Anonimo ha detto...

Inoltre, è un commentatore molto competente delle celebrazioni del Santo Padre ed è fra i pochi a riferirsi a lui come "il nostro Papa". Devo dire che L'Unità da qualche tempo riserva piacevoli sorprese. Per esempio, la risposta che il prof. Luigi Cancrini, non certo fan del Papa, ha dato a un lettore riguardo la scarsa risonanza in terra italiota del discorso di Benedetto al Bundestag
(vedi pag. 24 del 10/10/2011) non ancora online.
Alessia

medievale ha detto...

ma dai, inizia una rilettura in chiave positiva della Dominus Iesus?! datemi un pizzico, ma di quelli forti...

Anonimo ha detto...

Classico esempio di par condico, Eufemia
RAI3: LE STORIE, IL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
(ANSA) - ROMA, 13 OTT - Nella puntata de ''Le Storie - Diario
Italiano'' in onda domani alle 12.45 su Rai3, Corrado Augias,
insieme al giornalista Marco Politi, percorrera' un viaggio
attraverso il pontificato di Benedetto XVI. Qual e' la Chiesa di
Ratzinger? E come e' cambiata la politica del Vaticano? Queste
le domande a cui si provera' a rispondere.