sabato 8 ottobre 2011

Cei: serve un coordinamento europeo per il volontariato. Dimezzati i missionari e senza laici sarebbero un terzo. In Italia 14mila opere sociali cattoliche e 700 ospedali (Izzo)

CEI: SERVE UN COORDINAMENTO EUROPEO PER IL VOLONTARIATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 ott. - Nell'Anno europeo per il volontariato "speriamo di arrivare ad un coordinamento europeo, dal punto di vista legislativo, per una normativa integrata ed omogenea del volontariato, perche' sia uguale in tutti i Paesi". E' l'auspicio espresso oggi a Roma da monsignor Giuseppe Merisi, rappresentante della Cei nella Commissione Episcopale delle Comunita' Europee (Comece) e presidente di Caritas italiana. Il presule, che e' anche vescovo di Lodi e presidente della Commissione episcopale servizio carita' e salute, ha aperto oggi il seminario "La pedagogia dei fatti.
Educare attraverso le opere", promosso nell'ambito delle celebrazioni per il 40esimo della Caritas italiana, ricordando i livelli di impegno della Caritas: "funzione pedagogica; iniziative in Italia, Europa e nel mondo; impegno educativo attraverso la formazione e la testimonianza; coordinamento delle varie realta' ispirate dalla fede", come la Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali.

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CEI: DIMEZZATI I MISSIONARI E SENZA LAICI SAREBBERO UN TERZO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 ott.

In 20 anni si e' piu' che dimezzato il numero dei missionari italiani: nei primi anni '90 erano 20mila, oggi sono circa 10mila, 3mila dei quali laici. "Il trend in ascesa durava dal 1934, quando l'Italia inviava 4mila missionari, divenuti 16mila negli annni '80", scrive Popoli e Missioni, rivista ufficiale della Cei, che dedica uno speciale alla presenza dei missionari italiani nel mondo. Il numero dei missionari ha toccato l'apice nel 1991, con oltre 20mila, poi e' iniziata la lenta discesa, legata alla crisi delle vocazioni. Sono diminuiti in modo rilevante i sacerdoti diocesani inviati dai vescovi come missionari "fidei donum": erano 800 (l'80 per cento dei quali in America Latina) oggi sono 500 (il 65 per cento dei quali in America Latina). Ancora piu' drammatico e' il calo dei missionari inviati da istituti religiosi: i comboniani nel 1983 erano 1.200, oggi sono 800, i sacerdoti del Pime 653 e sono rimasti in 495, dei quali solo 392 sono italiani. In totale, alla fine del 2008 erano 2.100 i membri italiani degli 11 istituti religiosi maschili e femminili aderenti al Cism. In controtendenza il dato sui missionari laici, che sono in costante aumento, ma il numero si riduce moltissimo se si considerano quelli che scelgono la Missione "a vita", nel senso che nei 3mila vengono considerati anche quanti trascorrono nei paesi del Terzo Mondo un breve periodo, cooperanti cioe' piu' che laici dedicati totalmente alla missione. Questi ultimi oggi sono circa 780, il 38 per cento dei quali sposati e il 15 parte anche con figli.

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CEI: IN ITALIA 14 MILA OPERE SOCIALI CATTOLICHE E 700 OSPEDALI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 ott.

In Italia vi sono 14.246 opere sociali e sanitarie direttamente dipendenti o collegate con la Chiesa (oltre 21.000 se si considerano le attivita' secondarie). In particolare gli ospedali collegati alla Chiesa sono circa 700. E 420.000 sono invece gli operatori, per il 96,1 per cento laici e per il 66,5 per cento volontari (circa 250.000).
La maggior parte dei servizi sono di tipo non residenziale (62,4 per cento) e il 75 per cento e' nelle regioni del centro-nord. Sono alcuni dei dati contenuti nell'ultima rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali, attive in Italia al 31 dicembre 2009, promossa dalla Consulta Cei per le attivita' socio-assistenziali. Della rilevazione - anticipata ai vescovi italiani durante la 63ma assemblea generale - sono state fornite oggi alcune tabelle dal Servizio Informazione Religiosa: i dati confluiranno in un volume che sara' presentato all'inizio del 2012. Dalla ricerca - ha spiegato il coordinatore dell'iniziativa Maurizio Giordano - emerge "una forte presenza di un welfare di tipo misto, con una forte prevalenza dei servizi sociali non residenziali, soprattutto centri di ascolto, mense, distribuzione di generi primari". Gran parte dei servizi sono sorti nell'ultimo decennio, i due terzi hanno meno di 20 anni. Nel 1999 risultarono infatti 10.938 servizi, ma senza considerare l'ambito sanitario.
La regione con il maggior numero di servizi e' la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Il 37,6 per cento serve destinatari diversi, il 12,9 per cento si occupa di anziani, il 10,6 per cento di minori, il 10,2 per cento di famiglie, il 6,4 per cento di disabili e anziani, seguono servizi per disabili psichici, senza fissa dimora, immigrati, detenuti, malati di Aids. Giordano ha poi precisato al SIR l'impatto della crisi economica: "c'e' stato un maggior afflusso di persone nelle mense e nei centri di ascolto; la restrizione dei rapporti con gli enti locali ha ridotto i posti disponibili, danneggiando di conseguenza i cittadini". Le richieste alle istituzioni sono percio' "sul piano normativo, con interventi nella lotta all'esclusione e alla poverta'; e interventi nel campo delle non autosufficienze, che stanno aumentando".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

A capo di tali iniziative potrebbe andare Mogavero.