ASSISI 2011
I Papi in treno
Curiosità storiche alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI
Chissà se Benedetto XVI passerà buona parte delle due ore circa del percorso in treno Roma-Assisi in piedi dietro il finestrino come fece Giovanni XXIII in un percorso simile 49 anni fa?
Quando il Papa viaggia in treno suscita sempre curiosità. All’inizio, agli albori della ferrovia, una duplice curiosità: per la novità del mezzo tecnologico e per la scelta, innovativa a quei tempi, nei quali il tradizionale mezzo di trasporto erano le carrozze a cavalli. Adesso unicamente per la scelta, insolita rispetto ai mezzi sui quali siamo abituati a veder viaggiare i Pontefici: elicottero e aereo. E poi, ad accrescere la curiosità, c’è sempre quel certo fascino del treno, rimasto intatto ancora oggi.
La sala stampa vaticana ha fornito alcuni particolari “tecnici” sul viaggio in treno Roma-Assisi e ritorno che Benedetto XVI effettuerà giovedì 27 ottobre per celebrare nella città di san Francesco la Giornata mondiale di preghiera per la pace, nel ricordo della prima indetta e celebrata da Giovanni Paolo II nel 1986. Il treno, un Etr 600 di ultima generazione, della famiglia dei “Freccia argento” di Trenitalia, muoverà dalla stazione della Città del Vaticano trainato da un locomotore diesel, non essendo elettrificato il breve tratto della ferrovia “del Papa”, fino alla stazione San Pietro; qui potrà collegarsi alla rete elettrica aerea e proseguire fino ad Assisi. Rallentamenti del convoglio sono previsti alle stazioni di Terni, Spoleto e Foligno (dove è presumibile che si radunerà una piccola o grande folla per salutare il Papa pellegrino). Come 49 anni fa – anche se allora erano altri tempi e già il fatto che il Papa uscisse dal Vaticano era un avvenimento –, per il pellegrinaggio a Loreto e Assisi di Giovanni XXIII il 4 ottobre 1962, alla vigila del Concilio, sul treno presidenziale messo a disposizione dal Capo dello Stato. Un Papa già sofferente, ma che non ebbe modo di darlo a vedere. Un viaggio tutto trascorso al finestrino – come raccontano i testimoni, primo il fedele mons. Loris Capovilla –, il viso sorridente, le braccia appoggiate al bordo del vetro, la mano benedicente a salutare per chilometri e chilometri una fila ininterrotta di volti umani commossi e festanti.
Nel 1959, l’11 aprile, papa Giovanni era salito su un treno speciale in partenza dalla stazione vaticana. Ma quella volta solo per sostare in preghiera davanti all’urna con la salma di san Pio X in procinto di essere traslata a Venezia, dove rimase per un mese esposta nella basilica di san Marco alla venerazione dei veneziani prima di far ritorno a Roma. Era stato lo stesso Roncalli a volere quella traslazione.
Giovanni Paolo II partì in treno dal Vaticano l’8 novembre 1979 per recarsi allo smistamento di Roma-Salario delle Ferrovie dello Stato, dove celebrò la Messa in occasione della Giornata del ferroviere. Un viaggio simbolico, effettuato col treno “Arlecchino”. Una seconda volta, il 24 gennaio 2002, per un viaggio più “lungo”, sul percorso Roma-Assisi e ritorno, in pellegrinaggio insieme ai rappresentanti delle varie religioni per celebrare in Santa Maria degli Angeli la terza Giornata mondiale di preghiera per la pace.
A parte queste uscite italiane, a papa Wojtyla è toccato di percorrere molti chilometri in treno nel corso dei suoi viaggi internazionali. Nel 1982 in Argentina sul treno presidenziale, nello stesso anno in Portogallo a causa del maltempo, e poi nel 1984 da Zurigo a Friburgo e in Canada diretto a Montreal, nel 1985 in Belgio e nei Paesi Bassi. Nel 1986, l’11 febbraio, ancora in Italia: l’ultimo tratto del suo viaggio di ritorno dall’India fu compiuto in treno per via dell’eccezionale nevicata che rese impraticabili gli aeroporti romani e costrinse l’aereo papale ad atterrare a Napoli. Il treno con il Papa fece una fermata imprevista (un’ora) alla stazione di Minturno-Scauri: località che Giovanni Paolo II conosceva benissimo per esservi stato da vescovo e da cardinale ospite delle suore polacche.
Di altri Papi recenti non si hanno “memorie ferroviarie”. Occorre andare a Pio IX, il Pontefice che forse più di tutti ha usufruito del treno, anche perché il suo pontificato coincise con il crescente sviluppo delle ferrovie in Italia, anzi nello Stato pontificio. La Roma-Frascati, la Roma-Civitavecchia, la Roma-Ceprano, le stazioni di Porta Maggiore e di Porta Portese, la messa in cantiere della stazione Termini, sono opere da ascriversi al pontificato di Pio IX. Il quale ebbe il primo impatto con il treno quando era in esilio a Gaeta. L’8 settembre 1849 compì il percorso Portici-Pagani su un convoglio, su cui era salito anche il re di Napoli, Ferdinando II, guidato dal costruttore della prima vaporiera italiana, l’ingegner Bayard de la Vingtrie. Pio IX ne rimase talmente soddisfatto che, rientrato a Roma, diede nuovo impulso al programma ferroviario, peraltro già avviato, dello Stato pontificio. E in seguito macinò parecchi chilometri a bordo delle tre vetture artisticamente arredate, ora conservate nel Museo di Roma, costruite appositamente a Parigi per il treno papale.
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