martedì 11 ottobre 2011

Il benvenuto del sindaco di Lamezia Terme al Papa: Per un futuro libero da ricatti e paure (O.R.)

Il benvenuto del sindaco

Per un futuro libero da ricatti e paure

«Basta con la mafia». È con parole forti che il sindaco Gianni Speranza ha presentato al Papa, prima della messa, la realtà di Lamezia Terme, ringraziandolo per una visita che dà «coraggio e voce a tutti coloro che ne hanno bisogno, a chi soffre» e soprattutto ai giovani che «hanno bisogno di essere incoraggiati per costruire il loro futuro liberi dalle mafie, dai ricatti e dalle paure».
Al Pontefice, il sindaco ha assicurato che comunque tra la gente non c'è rassegnazione ma la certezza che «il cambiamento è indispensabile e possibile» e che «ognuno di noi è chiamato a un esame di coscienza».
«Noi non possiamo accettare -- ha affermato -- che nella nostra terra si rafforzi il dominio dei poteri criminali, l'impresa buona sia scacciata da quella cattiva e inquinata, il capitale illegale si sostituisca a quello legale, i nostri giovani non abbiano lavoro e prospettiva e siano costretti ad andare via e persino tanti sacerdoti vengano minacciati».
«È terribile -- ha detto il sindaco -- che per un lavoro totalmente in nero e sottopagato si debba morire tragicamente come è successo per le operaie di Barletta. Non vogliamo essere una terra amara ma una terra di libertà per le donne, che qui incontrano più ostacoli e difficoltà, per gli uomini di oggi, per i nostri figli». Quindi, in accordo con altri sindaci della zona, ha rivolto un pensiero a Francesco Azzarà, calabrese rapito in Darfur «nell'auspicio che possa tornare presto tra noi»
La Calabria è certo «una terra di sofferenza». Ma non solo. È infatti una terra «di straordinarie bellezze, di enormi potenzialità e risorse, di grandi talenti ma, al tempo stesso, di inaccettabile disoccupazione, di drammatiche ingiustizie e violenze. Di antiche e ininterrotte emigrazioni in tutti i continenti. Terra di accoglienza, porta del Mediterraneo e rifugio di moltitudini in disperata fuga. Quest'area, che abbiamo attrezzato per oggi, è anch'essa segno delle nostre laceranti contraddizioni. Grandi speranze e terribili delusioni si sono alternate. Abbiamo aspettato invano il lavoro e l'industria. Invece solo spreco di denaro pubblico. Come tante, troppe volte nel Mezzogiorno. Ma qui, nella più estesa area industriale del sud, diversi imprenditori hanno realizzato iniziative serie e robuste e ci può essere ancora un'occasione concreta di futuro».
«Lamezia -- ha proseguito -- è giovane ma con radici antiche. Ha visto fiorire nella sua comunità tante preziose iniziative di volontariato e solidarietà, anche con grande impegno della Chiesa locale. È una città inclusiva che non ha mai dimenticato i più bisognosi e le persone in difficoltà. Che ha affrontato momento durissimi e che ha ancora aperta la ferita del 5 dicembre scorso: la tragedia della morte di otto ciclisti nostri concittadini. Una grande tragedia».
In questo contesto la visita del Papa, ha detto il sindaco, lascerà «una traccia indelebile nel cuore di ognuno di noi». Le sue parole «scuotono profondamente gli animi e squarciano la realtà». È già avvenuto con l'invito a servire il diritto e combattere il dominio dell'ingiustizia, nel discorso al Parlamento tedesco. E con l'auspicio di un rinnovamento etico per l'Italia e di una profonda rigenerazione dell'etica e della vita pubblica, nel telegramma inviato al presidente della Repubblica italiana, Napolitano, in occasione del viaggio in Germania. Il sindaco ha anche ricordato l'esortazione di Giovanni Paolo II ai calabresi, il 5 ottobre 1984, a farsi animo e ad aver fiducia in un «domani migliore».
Come «segno di affetto» il sindaco ha donato a Benedetto XVI l'atto del comune che «concede il terreno sul quale potrà sorgere nella nostra città la nuova chiesa di San Benedetto. Nove secoli fa, infatti, nella nostra piana sorgeva l'abbazia benedettina di Santa Maria, un grande centro di vita spirituale e culturale». Un contributo importante perché «la Calabria nei prossimi anni possa essere all'altezza dei sogni e delle preghiere del suo popolo, nel solco della carità umile e tenace di san Francesco di Paola».

(©L'Osservatore Romano 10-11 ottobre 2011)

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