Il Papa e il monaco
I monaci sono persone che passano la loro esistenza alla ricerca di Dio, vivendo, per quanto possibile a umane creature, con Lui considerato l'unico e più grande bene.
Affinati nel silenzio, sono persone capaci, perciò, di dire parole sempre nuove e coinvolgenti sulla misteriosa vita di Dio e con Dio. Queste creature, un po' rare nelle società assordanti e gridate, riescono a offrire parole e segni che affascinano ancora oggi tanti e accendono nostalgie per vite alternative a quelle immerse negli affari. La voce più recente di questo mondo contemplativo, che nel silenzio trova il senso di vivere nella gioia, viene dalla certosa di Serra San Bruno in Calabria. Alla vigilia della visita richiesta dallo stesso Benedetto XVI, nel pomeriggio di domenica 9 ottobre, l'editore Rubbettino ha pubblicato un colloquio sulla vita monastica tra il giornalista Luigi Accattoli e il priore della certosa, dom Jacques Dupont. Sono 140 pagine di conversazioni nello spazio di tre giorni, raccolte sotto il titolo Solo dinanzi all'Unico (Soveria Mannelli [Catanzaro], 2011, pagine 144, euro 12).
Uno degli aspetti singolari che colpisce nella lettura è la coincidenza di visioni tra Papa Benedetto XVI e il priore della certosa nel parlare di Dio all'uomo contemporaneo. A ben riflettere, potrebbe non esserci alcuna sorpresa nella visita del Pontefice a una certosa, ma qualche sorpresa positiva si scopre invece leggendo l'intervista del priore di Serra San Bruno, dalla quale emergono preoccupazioni e linguaggio molto simili alle priorità del magistero di Benedetto XVI. Come la vita del monaco ruota e ha senso intorno a Dio, così il pontificato di Papa Benedetto XVI è segnato dalla forza della parola sul primato di Dio amore proposta alla Chiesa e al mondo. Quanto di più radicale nella vita cristiana, come si può considerare la vita monastica cenobitica o eremitica, e quanto di più istituzionale, come potrebbe pensarsi l'esercizio del ministero petrino, coincidono nell'immagine di Dio, nell'urgenza di parlare di Lui al nostro tempo e nel linguaggio per renderlo contemporaneo.
Diffondere l'immagine biblica del Dio amore, con tutte le conseguenze che ne derivano per la Chiesa e la società, è l'impegno di base del programma pastorale di Benedetto XVI. La sua prima enciclica Deus caritas est non può essere dimenticata. Lì sono le premesse di tutto il suo magistero. Jacques Dupont, tramite il libro intervista, dalla sua solitudine fortemente cercata comunica la verità di un Dio vicino all'uomo contemporaneo e si dice «felice di quell'enciclica». E aggiunge: «Dio è amore. Una volta si diceva che Dio è carità, ma ora abbiamo capito che dobbiamo tradurre “Dio è amore”. Abbiamo, finalmente, inteso che tutta la teologia -- e cioè l'intera conversazione argomentativa su Dio e sull'uomo -- va formulata o riformulata, alla luce dell'amore. Questa potrebbe essere la parola d'ordine della Chiesa all'inizio del nuovo millennio. Anche l'altra enciclica Caritas in veritate (2009) è molto significativa perché quando amo davvero, l'amore mi spinge verso la verità; e reciprocamente, quando afferro qualche verità, essa mi apre il cuore per meglio conoscere il Signore e amare coloro che egli ama».
Nascono spunti di riflessione che possono far meglio percepire il senso e l'ampiezza della riforma proposta dal Papa alla Chiesa. (c.d.c.)
(©L'Osservatore Romano 8 ottobre 2011)
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