lunedì 10 ottobre 2011

Il Papa a Serra San Bruno: Fate tesoro della grande tradizione spirituale di questo luogo e mettetela in pratica (Fresca)

I conventi... bonificano i territori il "clima" nella società non è salubre

«Fate tesoro della grande tradizione spirituale di questo luogo e mettetela in pratica»

Lino Fresca

Serra San Bruno
Dopo il bagno di folla a Lamezia Benedetto XVI ha raggiunto Serra San Bruno in elicottero. Il velivolo è atterrato sul terreno del campo sportivo "La Quercia" alle 17.15. A riceverlo il prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella, l'arcivescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone, il sindaco Bruno Rosi e il presidente della Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi.
Dopo un breve saluto il Santo Padre sulla papamobile ha raggiunto la spianata antistante la Certosa dove ad attenderlo c'erano migliaia di persone che, in religioso silenzio, fin dalle prime ore del mattino aspettavano. A porgergli il saluto il sindaco Rosi: «Grazie Santità per essere venuto tra noi. In un momento così difficile la sua presenza ci incoraggia ad andare avanti ed affrontare i grandi problemi che gravano sul nostro territorio. La sua presenza per noi è motivo di grande soddisfazione e resterà non solo nella storia della Chiesa locale, ma anche nei nostri cuori. Le siamo grati per l'attenzione che ha sempre avuto per la Certosa fondata mille anni fa da San Bruno di Colonia».
Benedetto XVI rincuorato dalla grande accoglienza ha detto: «Sono lieto di potervi incontrare, prima di entrare nella Certosa, dove compirò la seconda parte della mia visita pastorale in Calabria. È vero, due visite ravvicinate del successore di Pietro sono un privilegio per la vostra comunità. Ma soprattutto, come giustamente ha detto ancora il sindaco, grande privilegio è quello di avere nel vostro territorio questa "cittadella" dello spirito che è la Certosa. La presenza stessa della comunità monastica, con la sua lunga storia che risale a San Bruno, costituisce un costante richiamo a Dio, un'apertura verso il cielo ed un invito a ricordare che siamo fratelli in Cristo».
Il Papa ha spiegato che «i monasteri hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Se nel Medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a "bonificare" l'ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo».
«Il privilegio di avere vicina la Certosa», ha sottolineato il Pontefice, «è per voi anche una responsabilità: fate tesoro della grande tradizione spirituale di questo luogo e cercate di metterla in pratica nella vita quotidiana. La Vergine Maria e San Bruno vi proteggano sempre. Di cuore benedico tutti voi e le vostre famiglie».
Il primo cittadino ha regalato un calice d'oro, una scultura dell'artista Dina Giancotti e un quadro del 1200 raffigurante San Bruno, acquistato in Germania dalla diocesi catanzarese.
Imponenti le misure di sicurezza. Serra San Bruno è stata blindata per un'intera giornata dalle forze dell'ordine, coordinate dal questore di Vibo Valentia Giuseppe Cucchiara.

© Copyright Gazzetta del sud, 10 ottobre 2011

1 commento:

sonny ha detto...

Buongiorno cara Raffaella:

http://www.catanzaroinforma.it/pgn/news.php?id=35450

Mi dispiace tanto per i calabresi, ma hanno perso una grande occasione. C'è da dire che li hanno terrorizzati per tutta la settimana con le previsioni meteo, ma sono abituati a ben altro. Non parlate di appeal del Papa, perchè la favoletta non regge più. Personalmente avrei nuotato nel fango, ma evidentemente non siamo fatti tutti della stessa pasta. Spero di non aver mancato di rispetto agli amici calabresi, ma mi hanno un po' delusa.