giovedì 27 ottobre 2011

Il rappresentante degli Armeni: la ricerca della pace è fattore di unità. Wcc: pace giusta in Terra Santa

ASSISI 2011-ZAKARIAN (CHIESA APOSTOLICA ARMENA): RICERCA PACE “FATTORE DI UNITÀ”

(Assisi, dai nostri inviati)

“Le differenze religiose non possono e non devono costituire una causa di conflitto. Piuttosto, la ricerca comune della pace da parte di tutti i credenti è un profondo fattore di unità tra i popoli”. È l’appello portato, questa mattina a Santa Maria degli Angeli, dal primate della diocesi di Francia della Chiesa apostolica armena Norvan Zakarian all’incontro interreligioso voluto da Benedetto XVI. “La promozione della pace nel mondo – ha sottolineato Zakarian – costituisce parte integrante della missione secondo la quale la Chiesa continua l’opera redentrice del Cristo sulla terra”, elevando “gli uomini al di sopra della loro semplice condizione umana per condurli verso l’assoluto”. “La promozione di un’autentica pace – ha ribadito il rappresentante della Chiesa apostolica armena – rappresenta un’espressione della fede cristiana nell’amore che Dio nutre per ciascun essere umano. Dalla fede liberatrice nell’amore di Dio derivano una nuova visione del mondo e un nuovo modo di rapportarsi all’altro, sia che si tratti di un individuo sia di un intero popolo”. È “una fede che cambia e rinnova la vita”, sotto il cui impulso “la Chiesa desidera promuovere l’unità dei cristiani e al tempo stesso una collaborazione fruttuosa con i credenti delle altre religioni e, più in là, con tutti gli uomini in generale”.

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ASSISI 2011-TVEIT (WCC): “LAVORARE PER UNA PACE GIUSTA” NELLA TERRA SANTA

(Assisi, dai nostri inviati)

“Lavorare per una pace giusta a Gerusalemme e per tutti i popoli che vivono a Gerusalemme e intorno a quella città”. È il “preciso impegno” preso questa mattina ad Assisi da Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (World council of churches-Wcc), che ha parlato nella basilica di Santa Maria degli Angeli, intervenendo all’incontro interreligioso “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Gerusalemme, ha aggiunto, “è la città che per il suo nome è chiamata a essere una visione di pace, ma che nel corso della storia è divenuta così spesso un luogo di conflitto”, “simbolo visibile del nostro anelito, dei nostri migliori e più alti desideri, del nostro amore per la bellezza e del nostro desiderio di servire Dio”, ma al tempo stesso “potente richiamo a come anche le cose migliori possano volgersi per il peggio”. Nel suo intervento, Tveit ha sottolineato che “il mondo ha bisogno di costruttori di pace a partire dalla fede” e “le comunità di fede, come le 349 Chiese del Wcc, hanno bisogno di giovani ‘portatori di cambiamento’ del mondo”. “Anche oggi la pace nel mondo richiede le idee e il contributo dei giovani”, ha richiamato il segretario del Wcc, vedendo un ostacolo alla “pace giusta” nell’“alto livello di disoccupazione tra i giovani in tutto il mondo”, segno che “stiamo mettendo in gioco il benessere e la felicità di una generazione”.

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