domenica 16 ottobre 2011

La via della verità. Le parole alla messa per i "nuovi evangelizzatori" e all’Angelus (Sir)

La via della verità

Le parole alla messa per i "nuovi evangelizzatori" e all’Angelus

Un Anno della Fede, che inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II: Benedetto XVI, stamattina, nella messa per la nuova evangelizzazione nella basilica vaticana, ha annunciato la decisione di indire questo “momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio”.

La forza dello Spirito. Riflettendo sulla prima Lettura, il Papa ha affermato: “La teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico, quello sguardo che il Concilio Vaticano II ha trasmesso”. Partendo dalla seconda Lettura, ha detto: “Ogni missionario del Vangelo deve sempre tenere presente questa verità: è il Signore che tocca i cuori con la sua Parola e il suo Spirito, chiamando le persone alla fede e alla comunione nella Chiesa”. Inoltre, “l’evangelizzazione, per essere efficace, ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta quella ‘piena certezza’ di cui parla” l’Apostolo Paolo, il “più grande evangelizzatore di tutti i tempi”.

Via di Dio. Commentando il brano del Vangelo con la celebre frase di Gesù: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, il Pontefice ha ricordato un passaggio precedente che “si può riferire a quanti hanno la missione di evangelizzare”. “Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno”, dicono, ipocritamente, i discepoli dei farisei e gli erodiani, ma “per noi, invece, quell’espressione è preziosa e vera: Gesù, in effetti, è veritiero e insegna la via di Dio secondo verità e non ha soggezione di alcuno. Egli stesso è questa ‘via di Dio’, che noi siamo chiamati a percorrere”. I nuovi evangelizzatori “sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita”. E, ha aggiunto, “su questa Via non si cammina da soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita”.

La missione della Chiesa. Sulla questione centrale del tributo a Cesare, ha osservato il Santo Padre, “Gesù risponde con un sorprendente realismo politico, collegato con il teocentrismo della tradizione profetica. Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza”. “I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesù fa riferimento all’immagine dell’Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo – ha continuato Benedetto XVI - alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi”. In realtà, “questa parola di Gesù – ha evidenziato il Papa - è ricca di contenuto antropologico, e non la si può ridurre al solo ambito politico. La Chiesa, pertanto, non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso”. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, “è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita”.

Un Anno della Fede. “Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza, vorrei annunciare in questa celebrazione eucaristica che ho deciso di indire un ‘Anno della Fede’, che avrò modo di illustrare con un’apposita Lettera apostolica”, ha dichiarato il Pontefice. Questo Anno della Fede “inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo”. “Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo”, ha chiarito il Santo Padre. Benedetto XVI, quindi, rivolgendosi ai presenti ha sottolineato: “Voi siete tra i protagonisti dell’evangelizzazione nuova che la Chiesa ha intrapreso e porta avanti, non senza difficoltà, ma con lo stesso entusiasmo dei primi cristiani”. Modello e guida dei nuovi evangelizzatori sia la Vergine Maria: “Imparate dalla Madre del Signore e Madre nostra ad essere umili e al tempo stesso coraggiosi; semplici e prudenti; miti e forti, non con la forza del mondo, ma con quella della verità”, ha concluso.

L’Angelus. Una “sfida urgente e appassionante”. Così Benedetto XVI all’Angelus, ricordando l’impegno del beato Giovanni Paolo II come “strenuo sostenitore della missione ad gentes” e “araldo della nuova evangelizzazione”, ha rilanciato l’urgenza di un rinnovato annuncio del Vangelo, specie nei Paesi di antica tradizione cristiana. Rammentando, poi, l’indizione dell’Anno della Fede, ha sostenuto: “Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio, legata alla felice memoria del Beato Giovanni XXIII, sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione”. Nei saluti in varie lingue il Papa ha ricordato le caratteristiche dell’evangelizzatore. “Il Cristo è venuto per tutti. Possa lo Spirito Santo suscitare missionari generosi e audaci per i nostri tempi”, ha auspicato in francese. “Chiediamo allo Spirito Santo che la forza del Vangelo penetri le famiglie, gli ambienti di lavoro, il mondo della cultura, la politica, la vita sociale…”, ha detto in polacco.

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2 commenti:

Andrea ha detto...

Al SIR non sanno che "Messa" si scrive con la maiuscola, e preferibilmente premettendo "Santa" ?

roberto ha detto...

anno della fede che intuizione magnifica ha avuto il nostro amato papa. c'è bisogno nella chiesa di riscoprire la fede altrimenti si riduce ad azienda. così potremo evangelizzare.