sabato 1 ottobre 2011

Mons. Fisichella: la missione non sia desiderio di singoli credenti ma di tutta la comunità cristiana

Mons. Fisichella: la missione non sia desiderio di singoli credenti ma di tutta la comunità cristiana

Oggi, alla plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa in corso a Tirana, è intervenuto anche l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione: il presule ha sottolineato che la secolarizzazione rappresenta una sfida in positivo per i cristiani, chiamati a portare un messaggio di speranza all’umanità in crisi. Sergio Centofanti ha chiesto a mons. Fisichella una riflessione sull’invito di Benedetto XVI a cercare nuove strade di evangelizzazione:

R. – Le nuove strade di nuova evangelizzazione sono quelle che devono toccare i differenti contesti, all’interno dei quali innanzitutto noi veniamo ad operare. Non dimentichiamo che viviamo in una società in continuo movimento. Ci sono delle grandi sfide in Europa: il fenomeno dell’immigrazione da un Paese all’altro, fenomeno che porta con sé anche una conoscenza di culture diverse e di religioni diverse. Non dimentichiamo che siamo in un periodo della comunicazione e che inevitabilmente questo comporta anche la capacità dell’individuazione di linguaggi nuovi, che siano efficaci, capaci cioè di raggiungere l’interlocutore nel suo stesso mondo. Non dimentichiamo che viviamo anche un momento particolare in cui, paradossalmente, se da una parte c’è una grande indifferenza nei confronti della fede, dall’altra però c’è anche una sincera ricerca di Dio. Quindi, dobbiamo essere capaci anche di coniugare questi elementi. Si deve essere capaci di ripercorrere le nuove strade grazie alla forza del patrimonio di fede che abbiamo ricevuto e far conoscere nuovamente, anche se in contesti diversi, quel patrimonio di cultura che si è sviluppato proprio a partire dai contenuti della fede.

D. – Il Papa nel suo messaggio ai vescovi europei parla di “audacia missionaria”...

R. – E’ una bella espressione, perché l’audacia significa, nella semantica stessa, la capacità di fidarsi e quindi di lasciarsi anche trasportare. Io penso che noi dobbiamo proprio ritrovare questo: ritrovare la grande audacia di diventare ancora missionari e soprattutto di essere una comunità che diventa missionaria. L’evangelizzazione, la nuova evangelizzazione, non può essere soltanto un desiderio di singoli credenti, ma deve essere la consapevolezza di tutta quanta la Chiesa, quindi delle diverse Chiese, che ripercorrono, sempre in questa trasmissione viva della fede di sempre, nuove strade e nuovi sentieri, ma comunitariamente. Ecco perché io sono convinto che ci sia bisogno di rafforzare l’identità cristiana, ma coniugandola con un profondo senso di appartenenza alla comunità e quindi alla Chiesa. Questa audacia missionaria deve fare in modo tale che - se può servire l’espressione che può sembrare uno slogan, ma non lo è - se un tempo eravamo abituati a fare le missioni al popolo, oggi dobbiamo essere capaci di creare la consapevolezza per cui tutto un popolo si fa missionario, tutta la comunità diventa evangelizzatrice. (ap)

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