martedì 18 ottobre 2011

Nel motu proprio Benedetto XVI rafforza la necessità della riscoperta della fede collegandola alle celebrazioni per l'anniversario del Concilio (Magistrelli)

Il Papa: la crisi della fede è un fatto adesso i cristiani devono "reagire"

I 50 anni del Concilio Vaticano II occasione propizia per una svolta pastorale

Lydia Magistrelli

Roma

Il mondo ha ancora bisogno del cristianesimo, e c'è per i cristiani «l'esigenza di riscoprire» la fede, con «gioia e rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo». Questa esigenza, affermata da Benedetto XVI già nella sua prima messa da Papa, viene rilanciata con il motu proprio "La porta della fede", pubblicato in vista dell'Anno della fede, che il Pontefice ha indotto a partire dall'11 ottobre 2012, per i 50 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II. Al motu proprio seguirà entro il 2011 una Nota della Congregazione per la dottrina della fede, a carattere «pastorale e non dottrinale», ha spiegato il portavoce padre Federico Lombardi, per aiutare i vescovi e le diocesi a preparare l'Anno della fede.
Nel motu proprio, documento che per sua natura esprime una decisione personale dei Papi, Benedetto XVI rafforza la necessità della riscoperta della fede collegandola alle celebrazioni per l'anniversario del Concilio. Annunciato domenica scorsa durante la messa per i nuovi evangelizzatori, il motu proprio è idealmente legato alla nascita del dodicesimo dicastero vaticano, il Pontificio consiglio per l'evangelizzazione, istituito un anno fa, e alle tematiche sviluppate da Ratzinger durante il recente viaggio in Germania.
«Capita ormai non di rado – constata il Papa nel testo pubblicato ieri – che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune», ma «questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato». E «mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori ad essa ispirati, oggi non sembra più essere così. Ma la porta della fede è sempre aperta», rimarca papa Ratzinger, «bisogna ritrovare il gusto di nutrirci della parola di Dio», e i 50 anni del Concilio saranno una «occasione propizia» per riprenderne in mano i documenti che, dice Ratzinger citando Wojtyla, «non perdono il loro valore nè il loro smalto».
Il Concilio, «se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa», scrive nel motu proprio, citando il proprio discorso alla Curia del dicembre 2005. Il Papa invita Chiesa e vescovi a «confessare», «celebrare», «testimoniare» la fede; rilancia il catechismo come frutto del Concilio e strumento per questo nuovo slancio di proclamazione del cristianesimo; ricorda che «nel nostro contesto culturale tante persone, pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo». Questa ricerca «è un autentico preambolo alla fede».

© Copyright Gazzetta del sud, 18 ottobre 2011

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