Nell'apparente "vuoto" del silenzio si scopre la "pienezza" della presenza di Dio: così il Papa nella Certosa di Serra San Bruno
Tappa conclusiva del primo viaggio di Benedetto XVI in Calabria, è stata la celebrazione dei Vespri nella Certosa di Serra San Bruno. Qui il Papa ha ricordato il carisma della Certosa: “ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo” scopre - in quell’apparente ‘vuoto’ - “la Pienezza”, ovvero la presenza di Dio. Si tratta di un silenzio – ha detto – che la società “rumorosa” di oggi, così invasa dai media, spesso non comprende e teme, perché lo percepisce come vuoto. Oggi – ha sottolineato il Papa – siamo di fronte ad una sorta di “mutazione antropologica” che rende alcune persone non più capaci “di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine”. Ma ascoltiamo il servizio della nostra inviata Emanuela Campanile:
E' con la recita dei Vespri nella Certosa di San Bruno, che la visita pastorale di Benedetto XVI in Calabria si è conclusa. Ad accoglierlo, nel millenario monastero fondato da San Bruno, la profonda umiltà dei monaci certosini ai quali il Papa ha risposto ricordando i segni del legame profondo tra Pietro e Bruno:
“Vengo a voi oggi, e vorrei che questo nostro incontro mettesse in risalto un legame profondo che esiste tra Pietro e Bruno, tra il servizio pastorale all’unità della Chiesa e la vocazione contemplativa nella Chiesa. La comunione ecclesiale infatti ha bisogno di una forza interiore, quella forza che … il Padre Priore ricordava citando l’espressione ‘captus ab Uno’, riferita a san Bruno: ‘afferrato dall’Uno’, da Dio … Il ministero dei Pastori trae dalle comunità contemplative una linfa spirituale che viene da Dio”.
Rivolgendosi ancora ai 16 monaci che compongono la comunità della Certosa, il Pontefice ha messo in evidenza come la scelta radicale di vivere in unione con Dio faccia trovare il tesoro nascosto, la perla di grande valore:
“Cari fratelli, voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore (cfr Mt 13,44-46); avete risposto con radicalità all’invito di Gesù: ‘Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!’ (Mt 19,21). Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’acqua viva per la nostra sete più profonda”.
Ma non c'è preghiera senza silenzio, dimensione quest’ultima tanto temuta quanto evitata soprattutto dai giovani di una società convulsa come quella attuale. Ritirandosi nel silenzio e nella solitudine - ha spiegato - l’uomo invece si espone all’apparente vuoto che è Pienezza: la presenza di Dio. Un cammino che richiede tempo e che sembra impossibile agli occhi del mondo:
“Il monaco, lasciando tutto, per così dire ‘rischia’: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo. Qualcuno potrebbe pensare che sia sufficiente venire qui per fare questo ‘salto’. Ma non è così. Questa vocazione, come ogni vocazione, trova risposta in un cammino, nella ricerca di tutta una vita”.
Ed è proprio quella vita, anzi, quelle vite che rimanendo saldamente unite a Cristo sono associate al mistero della salvezza:
“La Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli sconvolgimenti del mondo. La vita in una Certosa partecipa della stabilità della Croce, che è quella di Dio, del suo amore fedele. Rimanendo saldamente uniti a Cristo, come tralci alla Vite, anche voi, Fratelli Certosini, siete associati al suo mistero di salvezza, come la Vergine Maria, che presso la Croce stabat, unita al Figlio nella stessa oblazione d’amore”.
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