Vaticano: un’autorità mondiale per un’economia che abbandoni “l’idolatria del mercato”
Un documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. La crisi dimostra l’esigenza di tornare a subordinare la finanza alla politica. La glooalizzazione impone “un’Autorità super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”. Tra i “passi” l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.
Città del Vaticano (AsiaNews)
La crisi economica che il mondo sta vivendo mostra l’esigenza di tornare a suordinare la finanza alla politica “che ha il fine di preoccuparsi del bene comune”: a tale scopo il Vaticano propone la creazione di una nuova autorità finanziaria mondiale che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari”, coinvolgendo i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo.
La proposta della creazione di una “Autorità pubblica a competenza universale” è contenuta in una nota del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, presentata questa mattina, nell’approssimarsi della riunione del G-20, in programma il 3 e 4 novembre prossimi, a Cannes, in Francia.
Il documento che, come ha detto il presdente del Pontificio consiglio, card. Peter Kodwo Appiah Turkson, ha i suoi “cardini nel sacro valore della dignità dell’uomo e nella ricerca del bene comune”, tratteggia anche “alcune tappe e caratteristiche del cammino da percorrere”. Tra queste: l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, la richiesta di riflessione sulle forme di ricapitalizzazione delle banche, anche con fondi pubblici, “condizionando il sostegno a comportamenti virtuosi e finalizzati a sviluppare l'econonmia reale” e non la speculazioine.
La nota parte da una analisi sugli aspetti economici, culturali e sociali della crisi in atto che “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala”. L’economia a partire dalla fine del XX secolo ha visto l'aumento della diffusione della moneta rispetto alla produzione del reddito, le bolle speculative, le crisi di solvibilità e fiducia. E’ un mondo in cui sono aumentate a dismisura le diseguaglianze, il che è “estremamente problematico anche per la pace”. Il tutto sulla base di una “ideologia utilitarista”, per la quale “l'utile personale conduca al bene della comunità”, mentre “sebbene legittimo, l'utile individuale non sempre favorisce il bene comune”.
Le “ideologia della tecnocrazia” e della “idolatria del mercato”, ha detto il segretario del Pontificio consiglio, mons. Mario Toso, “hanno inciso negativamente sul sistema monetario e finanziario internazionale e globalizzato, provocando diseguaglianze sul piano dello sviluppo economico sostenibile, nonché gravi problemi di giustizia sociale, mettendo a dura prova soprattutto i popoli piu' deboli”. Esse vanno superate “muovendo da un nuovo pensiero, da un nuovo umanesimo globale, aperto alla trascendenza, secondo cui il primato dell'essere sull'avere comanda un'etica più 'amica della persona', ossia un'etica della fraternità e della solidarietà, nonché la subordinazione dell'economia e della finanza alla politica, responsabile del bene comune”.
Di qui la proposta del “passaggio deciso da un sistema di governance - ossia di coordinamento orizzontale tra Stati senza un’Autorità super partes - ad un sistema che, oltre al coordinamento orizzontale, disponga di un’Autorità super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”.
Questa autorità mondiale si dovrebbe sviluppare “avendo come punto di riferimento” l’Onu. Nella nuova autorità politica mondiale, dovrebbero convivere politiche di “governance” e di “shared government”, cioe' il coordinamento orizzontale e una autorità super partes. Premessa per la riforma è un “corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale”, dopo che è entrato in crisi il sistema di Bretton Woods e il Fondo monetario internazionale ha perso il carattere di stabilizzatore della finanza mondiale.
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