mercoledì 9 marzo 2011

Benedetto XVI in televisione. I vaticanisti: parla al cuore (Muolo)

Benedetto XVI in televisione
I vaticanisti: parla al cuore


DA ROMA MIMMO MUOLO

Un Papa «sorprendente».
Ma so­lo per chi non lo conosce. Un Papa che «non cerca le teleca­mere a tutti i costi», ma che quando ci sta davanti, dimostra di saperlo fare be­ne. Così i vaticanisti televisivi commen­tano l’annuncio della partecipazione di Benedetto XVI alla trasmissione di Raiu­no Domande su Gesù, lo speciale di A Sua immagine che andrà in onda il Ve­nerdì Santo.
«Papa Ratzinger – dice Fa­bio Zavattaro del Tg1 – è abituato a dia­logare con il mondo dei media. Siamo piuttosto noi che dobbiamo abituarci al suo modo di comunicare. Nel senso che spesso non riusciamo a sintonizzarci sulla sua lunghezza d’onda».
Per Zavat­taro, infatti, è tempo di cominciare a ri­vedere l’immagine del Pontefice un po’ retrò, che molti mass media hanno af­fibbiato al successore di Giovanni Pao­lo II. «Sa parlare a braccio e sa catturare l’attenzione degli ascoltatori. Tra l’altro – aggiunge – conosce non solo i media tradizionali, ma anche internet e i so­cial network. E lo si capisce dai suoi in­terventi su questi temi».
Anche secondo Lucio Brunelli del Tg2, la scelta di rispondere in tivù alle do­mande dei fedeli «dice della modernità del Papa, che già si era intuita, ad e­sempio, con il recente libro-intervista».
«Benedetto XVI – afferma Brunelli – ci mostra una logica diversa nell’uso del­la tivù. Sicuramente non presenzialista, anzi estremamente sobrio nel suo stile, non rifiuta però di esserci, perché gli in­teressa comunicare dei contenuti e ri­portare la Chiesa all’essenziale, cioè al­la persona di Gesù Cristo». In sostanza questo ulteriore gesto di papa Ratzinger dimostra che «non ha paura della mo­dernità, non demonizza la televisione, pur non nascondendosi i suoi limiti, ma ne testimonia un uso diverso».
Un uso che, a parere di Stefano Maria Paci non resterà senza conseguenze cir­ca l’immagine del Papa. «È una scelta – dice il vaticanista di Sky Tg 24 – che stu­pisce solo chi non conosce Benedetto XVI. Nel senso che il Pontefice spesso dipinto come conservatore è in realtà innovativo su molti punti». Paci lancia una provocazione. «Gran parte degli os­servatori non ha ancora compreso que­sto pontificato, un po’ per volontarie mi­stificazioni, un po’ per errori di valuta­zione dovuti ai pregiudizi e alla pigrizia di un certo modo di fare giornalismo». Un esempio? «Quando il Papa parla di etica e morale, non dice cose diverse da Giovanni Paolo II, ma i media fanno sempre grandi titoli. Quando si schiera a favore dell’Africa o dei temi sociali qua­si lo ignorano. Io invece penso che la sto­ria gli darà ragione, più di quanto non sappiamo fare noi cronisti».
È la teoria della doppia immagine di cui parla anche Marina Ricci del Tg5.
«Di­ciamocelo francamente, per molti pa­pa Ratzinger è ancora il panzer-kardi­nal di quando era il prefetto della Con­gregazione per la dottrina della fede».
In realtà, sottolinea Ricci, «quella era una figura mitologica mai esistita e creata solo dai media». Nel senso che «Joseph Ratzinger non è mai cambiato. E anche da Papa è una persona dolcissima, che non ha mai usato il pugno di ferro, che ha un grandissimo rispetto per le don­ne, che non ha avuto paura di chiedere scusa anche per colpe non sue». Questa doppia immagine («solo chi non lo co­nosce bene, si meraviglia di certe sue scelte») vale anche nel rapporto con i media. «Benedetto XVI – conclude la giornalista – non è succube della televi­sione, non la cerca a tutti i costi, ma al­l’occorrenza la sa usare meglio di tanti altri, perché è certo della sua fede e, a­scoltandolo, si capisce subito che crede in ciò che dice».

© Copyright Avvenire, 9 marzo 2011

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