lunedì 7 marzo 2011

Card. Ratzinger: Gesù annuncia la sua venuta con la Risurrezione, nella potenza dello Spirito Santo, e quindi un nuovo modo di “vedere” nella fede (da "In cammino verso Gesù Cristo", 2004)

Grazie al lavoro encomiabile della nostra Gemma leggiamo questo testo dell'allora card. Ratzinger, particolarmente indicato in questi giorni che ci separano dall'inizio della Quaresima.
R.

IN CAMMINO VERSO GESÙ CRISTO

Parte prima- IN CAMMINO VERSO GESÙ

1. Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9)

Il volto di Cristo nella Sacra Scrittura

Vedere Gesù” nel Vangelo di Giovanni"

I discorsi dell’addio, tramandati nel Vangelo di Giovanni, oscillano in maniera tutta singolare tra tempo ed eternità, tra l’incombere della passione di Gesù e una sua nuova presenza, essendo la passione già di per sé anche “esaltazione” del Figlio.
Da una parte grava su questi discorsi l’oscurità del tradimento e della diserzione, del consegnarsi di Gesù all’estrema umiliazione della croce; dall’altra, tutto questo sembra già vinto e trasfigurato nella gloria a venire. Gesù indica la sua passione come un andarsene, preludio di un nuovo e più intenso ritorno, come un cammino di cui i discepoli già sono a conoscenza.
E la domanda di Tommaso non si fa attendere: "Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via".
La risposta di Gesù è divenuta una proposizione centrale della cristologia: "Io sono la Via e la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".
Questa rivelazione del Signore suscita una nuova domanda – o piuttosto una richiesta – questa volta presentata da Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".
Gesù risponde con una nuova rivelazione, che sotto altro aspetto introduce nella profondità della sua coscienza, nel cuore della fede cristologica della Chiesa: "Chi ha visto me,
ha visto il Padre
" (Gv 14,2-9).
L’ancestrale aspirazione dell’uomo alla visione di Dio si era espressa nell’Antico Testamento come “ricerca del volto di Dio”.
Anche i discepoli di Gesù sono dei cercatori del volto di Dio: per questo hanno seguito il Maestro.
E ora, nella sorprendente risposta data a Filippo ecco condensata, come in un cristallo, tutta la novità del Nuovo Testamento che irrompe attraverso Cristo: Dio si può vedere, è visibile in Cristo.
Questa rivelazione, che qualifica il cristianesimo come religione della compiutezza, ovvero della presenza divina, dà adito immediatamente ad una nuova domanda, volta a comprendere che cosa significhi il “già-e-non-ancora” come struttura fondamentale dell’esistenza cristiana.
Un interrogativo che sentiamo risuonare in tutto il cristianesimo post-apostolico: com’è possibile vedere Cristo e contemporaneamente vedere il Padre? Il Vangelo di Giovanni affronta la questione non nei discorsi del cenacolo, ma il giorno del festoso ingresso in Gerusalemme, allorché alcuni greci, venuti per la Pasqua, si presentano a Filippo, il discepolo che nel cenacolo chiederà di poter vedere il Padre. Filippo è originario di Betsaida di Galilea, una regione fortemente ellenizzata della Terra Santa, e il desiderio espresso dai greci suona:
"Signore, vogliamo vedere Gesù" (GV 12,20s).
E’ la richiesta del mondo pagano, ma è anche quella dei cristiani di tutti i tempi, e pure la nostra: Vogliamo vedere Gesù!
Ma com’è possibile questo?
Filipppo la trasmette al Signore, facendosi accompagnare da Andrea: ma non sappiamo se l’incontro dei greci con Gesù sia realmente avvenuto. Abbiamo però la risposta di Gesù, misteriosa come quasi tutte le risposte che nel quarto Vangelo il Maestro riserva ai grandi interrogativi dell’umanità. Con le sue parole egli dischiude un orizzonte del tutto inatteso in questo momento; vede infatti, in tale richiesta, l’approssimarsi della sua glorificazione, che esprime con queste parole: "…se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (12,24).
La glorificazione avviene nella passione, e da essa deriva il frutto abbondante: cioè – possiamo noi completare – la Chiesa dei gentili, l’incontro di Cristo con i greci, rappresentanti di tutti i popoli della terra.
La risposta di Gesù in questo modo, va oltre la situazione del momento per proiettarsi nel futuro: "Certamente i greci mi vedranno, e non solo questi venuti da Filippo, ma tutto il mondo dei greci. Mi vedranno non nella mia esistenza terrena e storica, “secondo la carne” (cfr. 2Cor 5,16), ma attraverso la mia passione. Attraverso di essa io vengo, e non più soltanto in un limitato spazio fisico ma oltre tutti i confini geografici, nella vastità del mondo che desidera vedere il Padre".
Gesù annuncia la sua venuta con la risurrezione, nella potenza dello Spirito Santo, e quindi un nuovo modo di “vedere” nella fede.
Perciò la passione non è accantonata come qualcosa di obsoleto, ma rimane il luogo dal quale e nel quale soltanto egli può essere visto.
Gesù estende la parabola del chicco di grano, che soltanto morendo diventa fecondo, a norma basilare di un’esistenza umana autentica, di un’esistenza nella fede: "Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io là sarà anche il mio servo
" (Gv 12,25s).
Il vedere si realizza nella sequela, che significa vivere nel luogo dove Gesù dimora. Questo luogo è la sua passione, qui soltanto è presente la sua gloria.
Che cos’è accaduto? L’idea del “vedere” ha assunto una dinamica insospettata.
Si vede mediante un modo di vita definito “sequela”.
Si vede prendendo parte alla passione di Gesù. E lì che, in lui, si vede anche il Padre. Acquista così tutto il suo alto significato la profezia riportata da Giovanni a conclusione del racconto della passione: "Guarderanno a colui che hanno trafitto" (Gv 19,37;cfr. Zc 12,10). Vedere Gesù, vedendo in lui allo stesso tempo il Padre, è un atto dell’intera esistenza.

Da Joseph Ratzinger, "In cammino verso Gesù Cristo", San Paolo 2004

1 commento:

laura ha detto...

L'ho letto a suo tempo edè bellissimo, come tutti, del resto. Bisogna leggere molti suoi testi per imparare ad apprezzare e il Suo pensiero e a penetrarlo meglio