BENEDETTO XVI: “IL NOSTRO MONDO HA BISOGNO DI UN CUORE NUOVO”
“Il nostro mondo ha bisogno di essere convertito da Dio, ha bisogno del suo perdono, del suo amore, ha bisogno di un cuore nuovo”. Lo ha detto il Papa, che nell’omelia della messa per l’imposizione delle Ceneri, tenuta questo pomeriggio nella Basilica di Sant’Anselmo all’Aventino, sulla scorta della lettera di san Paolo ai Corinzi, ha ribadito che “tutti hanno bisogno della grazia di Dio, che illumini la mente e il cuore”. “Tutti – ha spiegato infatti Benedetto XVI - possono aprirsi all’azione di Dio, al suo amore; con la nostra testimonianza evangelica, noi cristiani dobbiamo essere un messaggio vivente, anzi, in molti casi siamo l’unico Vangelo che gli uomini di oggi leggono ancora. Ecco la nostra responsabilità sulle orme di san Paolo, ecco un motivo in più per vivere bene la Quaresima: offrire la testimonianza della fede vissuta ad un mondo in difficoltà che ha bisogno di ritornare a Dio, che ha bisogno di conversione”.
“Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce il desiderio di essere stimati e ammirati per la buona azione, di avere cioè una soddisfazione”, ha ammonito il Santo Padre rileggendo “le tre opere fondamentali di pietà previste dalla legge mosaica” – l’elemosina, la preghiera e il digiuno – al centro del tempo liturgico della Quaresima, che inizia oggi. “E questo – ha proseguito il Pontefice - da una parte rinchiude in se stessi, dall’altra porta fuori da se stessi, perché si vive proiettati verso quello che gli altri pensano di noi e ammirano in noi”. “Nel riproporre queste prescrizioni – ha precisato Benedetto XVI - Gesù non chiede un rispetto formale ad una legge estranea all'uomo, imposta da un legislatore severo come fardello pesante, ma invita a riscoprire queste tre opere di pietà vivendole in modo più profondo, non per amore proprio, ma per amore di Dio, come mezzi nel cammino di conversione a Lui. Elemosina, preghiera e digiuno: è il tracciato della pedagogia divina che ci accompagna, non solo in Quaresima, verso l’incontro con il Signore Risorto; un tracciato da percorrere senza ostentazione, nella certezza che il Padre celeste sa leggere e vedere anche nel segreto del nostro cuore”.
Se, dunque, le tre pratiche quaresimali “nel corso del tempo, erano state intaccate dalla ruggine del formalismo interiore, o addirittura si erano mutate in un segno di superiorità”, oggi è tempo di “intensificare l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera e la penitenza”. In che modo? Attraverso “un pentimento sincero e non apparente”, risponde il Papa, secondo il quale “non si tratta di una conversione superficiale e transitoria, bensì di un itinerario spirituale che riguarda in profondità gli atteggiamenti della coscienza e suppone un sincero proposito di ravvedimento”. Di qui la necessità di una “penitenza interiore”, cioè di “un atteggiamento di conversione autentica a Dio”, alla sua “misericordia rigeneratrice” che “crea in noi un cuore puro”, perché “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. In questa prospettiva, l’itinerario quaresimale diventa un “tempo propizio” per “risvegliare le coscienze”, partendo dalla consapevolezza di “non poter realizzare la nostra conversione da soli, con le nostre forze, perché è Dio che ci converte”, e che con il suo perdono ci dona “un cuore nuovo, purificato dal male che lo opprime”. “Sforzo di conversione”, ha concluso il Papa, come “impegno continuo per tutta la Chiesa”, che – come san Paolo “l’ambasciatore” – “non si tira indietro di fronte al compito ricevuto, ma lo assolve con totale dedizione”.
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