martedì 15 marzo 2011

La partita del dopo Tettamanzi. Chi sceglierà Benedetto XVI per la diocesi di Milano? Al via le consultazioni, non si escludono sorprese (Valli)

La partita del dopo Tettamanzi

Chi sceglierà Benedetto XVI per la diocesi di Milano? Al via le consultazioni, non si escludono sorprese

Aldo Maria Valli

Un uomo solo al comando? Oppure una partita a due? O a tre, o a quattro? E con quali tempi? Scrutando dentro l’arcivescovado di Milano al momento si vedono soltanto punti di domanda.
L’unica cosa certa è che ieri, 14 marzo, il cardinale Tettamanzi ha compiuto 77 anni e sono quindi scaduti i due anni di proroga concessi dal papa.
Che cosa farà adesso Benedetto XVI? Il nunzio in Italia, monsignor Giuseppe Bertello, ha inviato una lettera ai vescovi lombardi, agli ausiliari di Milano, ai cardinali italiani e agli esponenti di spicco del laicato cattolico chiedendo di indicare il successore preferito.
Consultazione ampia, vista l’importanza della diocesi ambrosiana. Ottenute le risposte, il nunzio scrive tre nomi e, con una relazione, li invia al prefetto della Congregazione per i vescovi, il canadese Marc Ouellet. Poi tutto è trasmesso al papa, il quale può scegliere fra i tre nomi oppure fare una scelta propria.
I più accreditati, al momento, sembrano essere il patriarca di Venezia Angelo Scola e il responsabile del Pontificio consiglio della cultura Gianfranco Ravasi. A favore di Scola (nato il 7 novembre 1941 a Malgrate, in provincia di Lecco) giocano l’esperienza pastorale, una presenza di spicco sulla scena culturale, l’ottimo lavoro svolto in laguna (anche nel dialogo verso l’Est e l’Islam) e la stima personale di papa Ratzinger. L’idea di avere un arcivescovo di matrice ciellina fa però ribollire gran parte del clero di Milano. Inoltre a sfavore di Scola gioca il fatto che, con il suo arrivo in terra ambrosiana, in caso di conclave Milano avrebbe due cardinali elettori (i porporati possono votare fino all’età di ottant’anni), cosa che Benedetto XVI ha chiesto di evitare.
Lecchese come Scola è anche il cardinale Gianfranco Ravasi, nato a Merate il 18 ottobre 1942, figura che, per la preparazione in campo biblico, assomiglia a quella del cardinale Martini, con il quale collaborò per molti anni come prefetto della Biblioteca ambrosiana.
Tuttavia Ravasi è da poco diventato responsabile del “cortile dei gentili”, forum internazionale fra credenti e non credenti, e sembra difficile che il papa lo possa allontanare dalla curia romana subito dopo avergli assegnato un compito così prestigioso e delicato. Inoltre lo stesso Benedetto XVI si è espresso a più riprese contro le carriere ultrarapide, e quella di Ravasi lo sarebbe in modo speciale se venisse mandato a Milano.
Al di fuori di questa accoppiata i nomi che circolano sono quelli del teologo Bruno Forte (1949), arcivescovo di Chieti- Vasto, del vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio (nato nel 1943 e grande amico del segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone), del vescovo di Brescia Luciano Monari (1942), del vescovo di Bergamo Francesco Beschi (1951) e del custode di Terra Santa, il francescano bergamasco Pierbattista Pizzaballa (1965).
Fino a qualche giorno fa si faceva anche il nome di padre Carlo Casalone, dal 2008 provinciale dei gesuiti italiani dopo aver lavorato a Milano alla rivista Aggiornamenti sociali e come responsabile del centro culturale San Fedele. Classe 1956, Casalone possiede un profilo ideale per la Chiesa ambrosiana.
Esperto di bioetica, con studi anche negli Usa, ha dimostrato di saper coniugare fedeltà alla dottrina, libertà di giudizio e ricerca del dialogo con la cultura secolarizzata. Dalla sua avrebbe anche l’età, che gli consentirebbe di stare sulla cattedra di Ambrogio a lungo, come merita la complessa realtà milanese, ma sia sotto il cupolone sia all’ombra della Madonnina si dice che la sua stella, dopo essere spuntata in alcune delle lettere raccolte dal nunzio, sia subito tramontata dentro i palazzi vaticani.

© Copyright Europa, 15 marzo 2011 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho la netta sensazione che Benedetto XVI sceglierà il successore di Tettamanzi al di fuori della lista di nomi che circolano in questi giorni. Ci sarà probabilmente un forte "effetto sorpresa", così da escludere a priori, per quanto possibile, le "classificazioni religiose" già appioppate ai potenziali candidati(per teologia, dottrina, cultura, società).
Non escludo che sia uno straniero. Non sarebbe la prima volta che la cattedra diocesana di Milano verrebbe assegnata ad un vescovo straniero.
E forse sarebbe la soluzione migliore; per eliminare il rischio delle "etichettature preventive" dei candidati nazionali, ben conosciuti sia per i loro meriti, sia per alcune loro singolarità (o demeriti che dir si voglia).
Cherokee.

Anonimo ha detto...

Per Cherokee

Mi sembra un parto della tua fantasia.
Staremo a vedere!

Anonimo ha detto...

@Cherokee

scusa, ma il concordato non prevede che i vescovi italiani siano italiani?
Schuster avrà avuto cognome straniero (il padre era bavarese), ma era nato a Roma.

Jacu

Anonimo ha detto...

Speriamo bene! Confido in Dio, al Quale non mancano certamente i mezzi per orientare le libere volontà umane secondo i suoi imperscrutabili disegni. Ho fiducia in Lui! Illumini il Papa in questa nomina particolarmente simbolica, attesa e gravida di conseguenze!
Domine adiuva nos!

Anonimo ha detto...

Si. il Beato Card. Schuster era italiano nato a Roma da padre bavarese ma ex zuavo pontificio e madre originaria di Bolzano.
Il concordato impone che i vescovi siano italiani (eccettuata la diocesi Roma ovvoamente).
L'ultimo straniero è il card. Gaisruck (1818-1846) nato in Austria, ma allora c'erano gli austriaci anche a Milano...