LIBIA: VITTADINI (CL), IL PAPA CI SALVI DAL NEOCOLONIALISMO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 mar.
"L’operazione militare in Libia e’ la logica espressione di una politica neocoloniale che ormai domina le dinamiche internazionali dell’Occidente".
Lo afferma Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarieta’ ed esponente di primo piano della galassia ciellina.
"Il pretesto - rileva in una nota per il Sussidiario.net - e’ sempre l’intervento umanitario o la difesa della pace messa a repentaglio. Si comincio’ con la Serbia negli anni 90. Con la giustificazione di interventi umanitari Belgrado e la Serbia furono bombardati in modo indiscriminato portando alla caduta di Milosevic". E ora "si ricomincia con Gheddafi: si e’ invocato un intervento per emergenza umanitaria per poi verificare in questi giorni che Francia e Gran Bretagna, con l’acquiescenza del pensiero debole Obama-Clinton e di altri, stanno conducendo, non un’operazione umanitaria, ma una vera e propria guerra per rovesciare il regime a spese della popolazione libica". Secondo Vittadini, "di fronte all’intervento armato della coalizione, non si puo’ che pensare che l’unica alternativa a questa ipocrisia grondante sangue e’ la linea della Santa Sede. Uno sguardo a ogni uomo, che spinge al dialogo, sempre preferibile all’intervento armato, che considera la politica internazionale un’arte del compromesso, tesa a valutare tutti i fattori in gioco: quale e’ l’alternativa a un regime? Instaurare un sistema politico basato su elezioni multi partitiche che precondizioni chiede?
E’ possibile imporre la democrazia con la violenza?".
"Come Milosevic e Saddam, Gheddafi - ricorda Vittadini - e’ un dittatore, ma lo sono anche le leadership di Cina, Iran, Cuba, Venezuela, Corea del Nord o la giunta militare birmana".
E allora, si chiede il dirigente cattolico: "dovremmo fare una guerra umanitaria contro ognuno di questi Paesi, vale a dire una guerra mondiale? E chi pensa all’alternativa per evitare cio’ che e’ successo in Iraq dopo la guerra, l’espandersi di Al Qaeda e la minaccia dalla guerra civile, o i 130mila morti sgozzati dai fondamentalisti in Algeria?".
Accanto "alla sofferenza di un popolo sotto la minaccia di mitra, raid aerei, bombardamenti, in queste ore - scrive ancora Vittadini - colpisce l’ipocrisia dei governi occidentali, coperta da un diritto internazionale che appare ormai ambiguo".
Ed anche, conclude, "la debolezza dell’Unione Europea, che copre l’azione di Stati che, risvegliatisi da un benefico torpore durato 60 anni, tornano a una politica coloniale".
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10 commenti:
Con tutto il rispetto, Vittadini parla di cose che conosce poco e male.
Gli consiglierei le interviste presenti in
http://www.presstv.ir/detail/170885.html
Quanto al Neocolonialismo: esso è indispensabile, non come "male necessario" o come "nuovo sfruttamento delle materie prime", ma come necessità dei popoli di ciò che un tempo si chiamava "Terzo Mondo", oggi globalizzati ma non certo viventi in condizioni accettabili.
Bisogna inventare un modo nuovo perché l'influsso cristiano si eserciti sul mondo.
Tra ieri e oggi ho letto decine di commenti come questo di Vittadini nemmeno fossero tutti fotocopiati. Anche Feltri ne ha scritto uno simile. Bho.
A mio modesto parere, cara Alice, si tratta della via che in questo momento la "destra" sta seguendo per affermare una propria "terza via", non occidentale e non progressista. Alcuni elementi sono giusti, naturalmente (vedi denuncia delle aggressioni a Serbia e Iraq), ma l'impressione generale è di dilettantismo e di negazione dell'evidenza: il regime libico ha baldanzosamente condannato alla soppressione fisica tutti gli strati di popolazione "non entusiasti" della sua quarantaduenne azione.
E, purtroppo, non si è trattato di parole.
Concordo in pieno con Vittadini. Questa guerra, come le altre che ha citato, è l'espressione del moralismo al potere. Quello stesso moralismo che, in nome di una giustizia autoreferenziata, si sente in diritto di ingerire negli affari degli altri per imporgli i nostri principi (democrazia, opinioniste scosciate, relativismo, "diritti" delle donne e altre bazzecole come l'aborto in nome del diritto alla maternità "responsabile"). Il tutto sulla base di "risoluzioni" di un organismo di parte come il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, sempre pronto a proclamare i diritti del mondo anglosassone e a ignorare quelli del terzo mondo (vedi palestinesi), non si sa sulla base di cosa giudicato pregiudizialmente meno "mondo" dell'altro. E' il meccanismo perfetto inventato dopo la seconda Guerra Mondiale per perpetrare il vantaggio delle potenze vincitrici, a danno delle perdenti e del resto del globo.
State pur tranquilli che, se disgraziatamente ce ne fosse la necessità, ce ne sarà anche per noi qualora decidessimo di difendere la nostra integrità nazionale con i nostri leciti strumenti (Forze Armate e Forze dell'Ordine) contro non escludibili a priori spinte secessioniste interne.
Quanto alla Cristianità, mi dispiace per Andrea, ma non è questo il modo per espenderne l'influenza. Tutt'altro.
E' vero Andrea, anche io sono in fondo contraria all'intervento, ma più per i modi in cui è effettuato che per le intenzioni. Però questo nuovo pacifismo sa tanto di qualunquismo, ci vedi la voglia di lasciare tutto com'è pur di non aver problemi.
Vede, caro Anonimo, la Cristianità si è diffusa negli ultimi secoli per via politico/tecnica/culturale/religiosa : tutti questi elementi intrecciati fra loro, come è ovvio, dato che ci troviamo in questo mondo e non nel Regno dei Cieli.
Nell'Ottocento, con la grande apostasia dell'Europa (politicamente presa in pugno dalla Massoneria), l'influenza "al di là dei mari" è stata concepita soprattutto in termini di DOVERE: il famoso "fardello dell'uomo bianco" di Kipling.
Con la Seconda Guerra Mondiale, c'è stato il suicidio culturale proprio delle potenze massoniche (Inghilterra), pur vincitrici sul campo.
Oggi la situazione è chiara: i telefonini sono dappertutto, un relativo benessere è molto più diffuso che prima della guerra, ma il mondo agonizza. L'INTERESSE PRIMARIO di tutti i popoli è avere contatto con Cristo, almeno in forma indiretta: appunto, neocoloniale. Ed è ovvio che questa "espansione di influenza" debba essere anzitutto mediterranea, perché nel Mediterraneo c'è Roma!
Evangelizzazione e neocolonialismo sono realtà incompatibili.
Tutto sta a ciò che intendiamo con le parole, cara Alice.
Se per Neocolonialismo intendiamo, come ho accennato, qualcosa di totalmente estraneo allo spirito massonico ottocentesco, e tentiamo di delineare un qualcosa di più utile (ai non-Cristiani) del semplice dire "ogni Paese si gestisce a modo suo", allora sono compatibilissimi.
Venendo al pratico: la Libia di oggi (o ieri) "si gestisce a modo suo", con martellante propaganda anti-colonialista. Quali sono i risultati?
In questo momento la priorità è la salvaguardia del popolo libico. La discussione deve avvenire con l'intento di individuare i mezzi (diplomatici o militari) più idonei a farlo.
Anche aiutare chi muore è evangelizzare ricorda la parabola del samaritano???
L'evangelizzazione è diversa dal colonialismo perché libera e non opprime
Io mi sono messo a parlare di Neocolonialismo, cara Alice, dicendo nel mio primo intervento che bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, perché Vittadini ha scritto che "gli Stati europei ex-coloniali si sono svegliati da un benefico torpore durato 60 anni".
Tale torpore, come ho scritto, non era altro che un sonno di morte post-suicidario. Molti hanno descritto i primi 50 anni del '900 come un'unica grande guerra del mondo cristiano contro se stesso, cioè come un unico grande suicidio (seguito al delirio anticristiano del secolo precedente).
Gli "altri", cioè i non-Cristiani, hanno avuto "benefici" da tale sonno, come afferma Vittadini?
La mia risposta è NO.
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