QUARESIMA IN VATICANO: P. CANTALAMESSA, “LE DUE FACCE DELL’AMORE: EROS E AGAPE”
“L’amore soffre di una nefasta separazione non solo nella mentalità del mondo secolarizzato, ma anche, dal versante opposto, tra i credenti e in particolare tra le anime consacrate. Semplificando al massimo, potremmo formulare così la situazione: nel mondo troviamo un eros senza agape; tra i credenti troviamo spesso una agape senza eros”: lo ha detto il Predicatore della Casa Pontificia, p. Raniero Cantalamessa, in una delle omelie per gli esercizi spirituali della Quaresima svolti in Vaticano alla presenza di Benedetto XVI. Tema della meditazione è stato “Le due facce dell’amore: eros e agape”. Nella sua meditazione, il religioso ha affermato che “l’eros senza agape è un amore romantico, più spesso passionale, fino alla violenza. Un amore di conquista che riduce fatalmente l’altro a oggetto del proprio piacere e ignora ogni dimensione di sacrificio, di fedeltà e di donazione di sé. Non occorre insistere nella descrizione di questo amore perché si tratta di una realtà che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, propagandata com’è in maniera martellante da romanzi, film, fiction televisive, internet, riviste cosiddette ‘rosa’. È quello che il linguaggio comune intende, ormai, con la parola ‘amore’”.
“Più utile per noi è capire cosa si intende per agape senza eros – ha poi affermato p. Cantalamessa -…Stando a questa distinzione, l’agape senza eros ci appare come un ‘amore freddo’, un amare ‘con la cima dei capelli’, più per imposizione della volontà che per intimo slancio del cuore; un calarsi dentro uno stampo precostituito, anziché crearsene uno proprio irripetibile, come irripetibile è ogni essere umano davanti a Dio”. Ha poi spiegato che “gli atti di amore rivolti a Dio somigliano a quelli di certi innamorati sprovveduti che scrivono all’amata lettere copiate da un prontuario. Se l’amore mondano è un corpo senz’anima, l’amore religioso così praticato è un’anima senza corpo. L’essere umano non è un angelo, cioè un puro spirito; è anima e corpo sostanzialmente uniti. Tutto quello che fa, compreso amare, deve riflettere questa sua struttura. Se la componente legata al tempo e alla corporeità, viene sistematicamente negata o repressa, l’esito sarà duplice: o si tira avanti stancamente, per senso del dovere e per difesa della propria immagine, oppure si cercano compensazioni più o meno lecite, fino ai dolorosissimi casi che ben conosciamo. Al fondo di molte deviazioni morali di anime consacrate, non lo si può ignorare, c’è una distorta e contorta concezione dell’amore”.
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