Come la fiamma di una lampada preziosa
L'applauso insistito e interminabile che nella cattedrale di Zagabria ha concluso l'omelia di Benedetto XVI davanti alla tomba del beato Stepinac riassume bene il senso della visita papale alla Croazia.
Qui il presidente Josipoviv - che, pur definitosi non credente, ha voluto essere presente a tutti gli atti della visita - e centinaia di migliaia di persone hanno accolto il Papa con affetto ed entusiasmo.
In un viaggio che, dopo quelli compiuti da Giovanni Paolo II nel Paese (ben tre in meno di dieci anni), si è rivelato importante non solo per la piccola e fiera Nazione, che si sente innanzi tutto mitteleuropea, ma per l'intero continente.
Questa terra profondamente unita a Roma nel corso di tutto il Novecento è stata sconvolta da guerre e violenze - anche recenti, e non di rado rese più ignobili da false giustificazioni religiose - ma anche da dittature tra loro opposte che hanno perseguitato la Chiesa.
Ebbene, in questo contesto il Papa ha innanzi tutto ricordato con forza che "la religione non è una realtà a parte rispetto alla società" e che dunque non deve essere ridotta all'ambito soggettivo e privato. Ma subito dopo Benedetto XVI ha aggiunto che le religioni devono sempre purificarsi: nell'ascolto di Dio e nel saper essere di conseguenza una forza di riconciliazione e di pace.
Storia e verità sono così tornate più volte nelle parole del Papa. Nell'attenzione a una storia di tredici secoli che il cristianesimo ha ispirato e vivificato, grazie a realtà e istituzioni tuttora presenti: in un dinamismo "spirituale che diventa culturale e quindi sociale" e che molto può offrire alla società croata nell'ambito europeo, in attesa della prossima auspicata integrazione politica.
Il contributo della Chiesa è però importante soprattutto nella formazione delle coscienze, che avviene in primo luogo nella famiglia, vero centro del viaggio papale.
Benedetto XVI ne ha parlato ai giovani sabato nella veglia a piazza Jelacic, impressionante per il calore delle decine di migliaia di ragazze e ragazzi e ancor più per il lungo silenzio durante l'adorazione eucaristica, rotto soltanto dallo stridere delle rondini in cielo e che ha richiamato quello ad Hyde Park, mentre il buio scendeva su Londra.
Il Papa ha ancora una volta saputo trovare parole semplici e che toccano il cuore. Nel ricordare il bisogno tipicamente giovanile di non accontentarsi, la ricerca della gioia e della felicità che abitano ogni cuore umano. Per andare oltre e controcorrente, anche se questo costa impegno e sacrificio: perché "vale la pena" superare gli averi materiali e guardare alla verità, come a "una stella alta nel cielo". Senza paura d'impegnarsi per la vita. Anche se questo va contro la mentalità corrente.
Infatti, proprio questa tendenza dominante - frutto di una secolarizzazione che "porta all'emarginazione di Dio dalla vita" ed è ormai molto diffusa specialmente in Europa - "assolutizza una libertà senza impegno per la verità". Con conseguenze rovinose per la vita umana, minacciata in tanti modi, e per la famiglia, indebolita anche dal dilagare delle convivenze sostitutive del matrimonio.
Di fronte a questo occorre una vera "svolta culturale", che può incidere sull'intero continente europeo. Per mantenere accesa la fiamma di quella lampada preziosa che è la fede cristiana.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano 6-7 giugno 2011)
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