CRISI: SEPE, A SUD URGONO INTERVENTI A SOSTEGNO LAVORO E FAMIGLIA
Salvatore Izzo
(AGI) - Napoli, 18 giu.
"Il superamento della crisi economica internazionale richiede interventi organici di politica del lavoro, politica di sostegno alla famiglia, politica per gli anziani, politica per l'inserimento dei giovani nel mondo della ricerca, delle professioni, del lavoro". Lo ha affermato il cardinale Crescenzio Sepe aprendo l'incontro - convocato a Napoli dalla Comunita' di Sant'Egidio - delle principali sigle del volontariato cattolico impegnato nel sociale. Nel Meridione d'Italia, ha detto il cardinale, "come nei tanti Sud del mondo viviamo il dramma della poverta', una poverta' ormai globalizzata che colpisce piu' pesantemente le persone maggiormente deboli, una poverta' in qualche modo strutturale, che e' quella palese, denunciata, conclamata che si manifesta agli angoli delle strade, sotto i porticati e all'ingresso delle chiese, per la quale si mettono in atto forme spontanee e volontarie di assistenza umanitaria". "Accanto a questa c'e' una nuova e crescente poverta', che risente certamente della crisi economica internazionale ma e' propria dei Sud del mondo, di quelle aree che, per ragioni storiche e non solo, sono rimaste vittime di uno sviluppo incompiuto o errato", ha ricordato Sepe per il quale "in vista dell'Anno europeo per la lotta alla poverta' e all'esclusione sociale" occorre che vengano "riaccesi i riflettori su quella che, con lessico politico, veniva definita questione meridionale, ormai superata nella terminologia e, purtroppo, anche nelle varie agende, ma ancora viva nella sua gravita' e complessita' nonche' nella poverta' crescente". A preoccupare, ha spiegato il cardinale Sepe, e' oggi il diffondersi di "una poverta' silente, vissuta spesso nel chiuso della famiglia, non rumoreggiante, ma grave e preoccupante perche' in crescita perche' colpisce i giovani e le donne, i padri e le madri di famiglia". "E' la poverta' - ha elencato - di quelli che un lavoro non l'hanno mai avuto e di quelli che il lavoro l'hanno perduto o lo stanno perdendo. E' la poverta' dei nuclei familiari che, anche se fortunati beneficiari di un solo reddito, non riescono a coprire le spese e le necessita' dell'intero mese. E' la poverta' che non consente a tanti bambini di frequentare l'asilo o la scuola dell'obbligo perche' privi di quanto e' indispensabile. E' la poverta' - ha scandito il porporato riferendosi a un recente fatto di cronaca - che ha provocato la morte del piccolo Elvis e, successivamente, della sua povera mamma, a causa delle esalazioni di un braciere cui avevano fatto ricorso dopo aver subito l'interruzione dell'alimentazione elettrica per morosita'".
Per il cardinale Sepe "si tratta, in fondo, di diritti disattesi o negati, che comunque sono propri della persona umana per la quale si sente fortemente impegnata tutta la Chiesa, questa Chiesa di Napoli, attraverso l'incarnazione del messaggio evangelico, per smuovere le coscienze e riorganizzare la speranza". Come Chiesa, ha poi testimoniato, "ci muoviamo in punta di piedi, senza interferire e senza la pretesa di risolvere problemi che vanno al di la' delle possibilita' e dei ruoli, sapendo che non abbiamo soluzioni tecniche e non ne siamo capaci, ma avvertendo il dovere di fare qualcosa, di fronte ai tanti che chiedono come procurarsi il lavoro e il pane necessario alla propria famiglia. Cosi' abbiamo pensato di attivare un sistema di microcredito, a costo zero, per il finanziamento di progetti lavorativi autonomi, validati da un gruppo tecnico-scientifico: una iniziativa che tende anche a valorizzare risorse umane, vocazione, genialita' e capacita' progettuale, e abbiamo promosso la Casa di Tonia, una residenza per accogliere giovani mamme con bambini, abbandonate dalle famiglie e lasciate sole a vivere la maternita' voluta. A loro abbiamo deciso di assicurare innanzitutto il calore di una casa, ma abbiamo voluto offrire anche la possibilita' di utilizzare l'annesso asilo nido e di lavorare nella gestione e conduzione di una lavanderia aperta al territorio". "Vogliamo essere - ha assicurato il cardinale - costruttori con gli altri di un percorso di speranza, che non e' immaginazione, illusione o sogno, ma e' rappresentazione e costruzione, sin da oggi, di un futuro diverso, fatto di giustizia e di pace, cui ciascuna persona ha il diritto di tendere, in nome del diritto alla vita, che e' sacro e irrinunciabile". E ha concluso: "Rivolgo queste mie considerazioni a chi ha il compito di valutazione e di proposta, mentre auspico anche io insieme a tanti che ci possano essere, rispetto al grave problema della poverta', della fame e dell'esclusione sociale, indicazioni precise e proposte concrete che tutti abbiamo il dovere di esprimere in ragione delle singole responsabilita', dei ruoli e delle competenze, nel nome di quella cultura e di quella civilta' che l'hanno resa legittima e autorevole protagonista nei secoli passati".
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CRISI: RICCARDI, INVECE DI AIUTARE I POVERI CI DIFENDIAMO DA LORO
Salvatore Izzo
(AGI) - Napoli, 18 giu.
"Gli sbarchi degli ultimi mesi dal Mediterraneo sono visti come un'invasione, immemori che altri paesi europei e l'Italia hanno gia' accolto larghi contingenti di immigrati. Si va ripetendo che le elezioni si perdono se non si e' duri con l'immigrazione e i rom".
Alla vigilia dell'Anno europeo della lotta alla poverta', per la politica e i media sembra che "la grande questione non e' la difesa dei poveri, ma e' diventata la difesa dei cittadini e delle citta' dai poveri". Lo ha denunciato Andrea Riccardi, fondatore della Comunita' di Sant' Egidio, all'incontro 'Il Dono e la Speranza Amici dei poveri a convegno', in corso a Napoli. "Cosi' - ha osservato il grande storico cattolico - si guardano preoccupati i senza fissa dimora come chi imbratta i quartieri e danneggia il turismo. I rom danno luogo a spropositate campagne, malgrado il loro ridotto numero, come un cancro delle citta'. I mendicanti appaiono un attentato al decoro urbano" da cui la gente vorrebbe essere difesa". Secondo Riccardi, "in un'opinione pubblica spaesata, si predica contro i poveri. Lo si fa contro i rom con espressioni di antigitanismo. Gli anziani sono considerati figure imbarazzanti con la loro lunga vita (la realizzazione di una millenaria aspirazione dell'uomo a sfidare l'eternita'), quasi togliessero spazio alle famiglie nelle case, ai giovani nel mercato del lavoro: quasi non avessero piu' posto e dovessero lasciare case e famiglie per gli istituti". A difendere i deboli, ha ricordato Riccardi, c'e' la voce di Benedetto XVI, ad esempio nell'udienza recente ai rom con le parole molto chiare "sulla realta' drammatica della loro vita", ma piu' spesso "si predica contro gli immigrati, mentre la nostra economia ha bisogno di immigrati". E "la predicazione del disprezzo o dell'odio e' pericolosa in una societa' caratterizzata dallo spaesamento: marginalizzando o eliminando figure fragili si stara' meglio. L'eliminazione dei deboli corrisponde a un modello di uomo vincente, televisivo, senza fragilita', che non esiste davvero, ma risulta veicolato costantemente dai media".
Il quadro tracciato dal professor Riccardi in apertura degli 'Stati generali degli amici dei poveri' e' tragico: "Molte citta' italiane - ha detto - cominciano ad essere inquietate da una logica dell'odio e del disprezzo; diventano aggressive e irritabili. E' quanto ci dice l'ultimo rapporto del Censis, quando parla di un paese di arrabbiati e di depressi: l'ineguaglianza e la cultura del disprezzo generano violenza". "Nelle citta' italiane sempre piu' di vecchi - inoltre - non c'e' molto spazio per gli anziani. La condizione del malato e' difficile da vivere in una societa' in cui si e' soli, in cui la famiglia si sfilaccia, in cui la sanita' e' alle prese con le ragioni del bilancio. Eppure si risponde in modo medicalizzato alla condizione del malato, che invece vive un fascio di domande umane per cui non ci sono solo risposte terapeutiche. La solitudine e' una malattia in piu' e genera malattie". Ai lavori di Napoli partecipano 150 associazioni e movimenti impegnati a fianco dei piu' poveri in Italia, gli Stati Generali degli amici dei poveri a Napoli, piu'' di duemila persone da tutta Italia per una risposta creativa e umana alla crisi. Da don Nozza a don Colmegna, da don Sigurani a Giovanni Paolo Ramonda dell'associazione Giovanni XXIII, da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo di Sant' Egidio, da Andrea Olivero al Cardinale Sepe, ospite e autore di un appassionato intervento che rilancia il "Vangelo dei poveri" come chiave per un nuovo umanesimo e un'uscita piu'' umana dalla crisi. Andrea Olivero, presidente delle Acli, ha fatto eco a Riccardi con un appello: "Non cacciamo via i poveri dalle nostre citta'. Abbiamo bisogno di loro. Per ripensare il nostro stile di vita e essere piu'' umani". E don Virginio Colmegna ha chiesto ai nuovi amministratori delle grandi citta' eletti le scorse settimane di "ripartire dai poveri" con "una scelta di forte impegno culturale, oltre che spirituale". "La condivisione - ha detto - e' sentire gli interrogativi degli altri come propri, o almeno come questioni molto serie e farne poi nuovo stile di vita. Il nostro compito e' quello di creare le condizioni perche' anche un povero possa dire chi e' e costruirsi una vita. Non siamo tecnici delle buone regole, ma uomini e donne ancora in grado di interrogarsi sull'umanita'". Riprendendo uno spunto lanciato da Andrea Riccardi, ha ricordato infine che "accogliere e' dare un nome. Non si puo' cancellare l'identita' delle persone. Farlo costituisce una grande tragedia interiore".
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1 commento:
La seconda parte è una vera sintesi di ciò che è venuto a significare "impegno cattolico nel sociale".
In due parole, mentre i socialisti (quelli storici di derivazione ottocentesca e quelli dittatoriali di matrice novecentesca) sono fuggiti da tempo dal pauperismo, alcuni "cattolici" (che si pongono come parte sociale) lo esaltano e ne fanno arma di continuo rimprovero ai "non poveri".
Il culmine è raggiunto nell' "accogliere dando un nome", quando il nome dell'emigrato C'È GIÀ, con il suo carico di valori e disvalori.
Il tremendo esempio attuale è quello della povera Carmela Rea, napoletana uccisa ad Ascoli Piceno, che era per tutti "Melania": "accolta dandole un nome", che non era il suo !
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