Domenica nell'ippodromo di Zagabria
Una festa annunciata
dal nostro inviato Nicola Gori
Una festa dei cuori che ha coinvolto tutti: dai bambini ai genitori, dai nonni ai giovani, dai malati ai seminaristi. Piccoli e grandi accomunati non solo dai legami familiari, ma dalla fede. È stato, più che una festa, quasi un abbraccio simbolico quello tra Benedetto XVI e le centomila famiglie croate riunite nell'ippodromo di Zagabria per la messa in occasione della loro Giornata nazionale, domenica mattina 5 giugno: l'appuntamento più atteso del viaggio, preparato nei minimi particolari dall'episcopato locale, che ha voluto la presenza del Papa per sottolinearne l'importanza.
Tutta la visita nel Paese, infatti, ha ruotato intorno a questo avvenimento. Anche il logo scelto per la celebrazione è stato creato per rappresentare una famiglia sorretta da due mani che si aprono a forma di fiamma, a simboleggiare l'amore di Dio. Sullo sfondo una Croce, per significare che è Cristo il suo fondamento.
Nella Croazia, che attende con ansia l'ingresso nell'Unione europea e che ha vissuto, nel suo recente passato, la tragedia della guerra per l'indipendenza nel momento in cui la vecchia Jugoslavia si sgretolava, il Papa ha fatto sentire forte la sua voce in difesa della famiglia e dei suoi valori.
I 400.000 fedeli, molti più di quelli previsti dalle autorità, lo hanno atteso dalla sera precedente nonostante l'inclemenza del tempo che ha ridotto l'ippodromo a una distesa di fango. Quando il Pontefice è apparso sulla papamobile, un boato si è levato verso il cielo ormai sereno. Dopo aver attraversato buona parte dell'ippodromo, Benedetto XVI è giunto all'altare accolto dal cardinale Josip Bozanić, che gli ha rivolto un breve saluto. Tutto lo scenario in cui si è svolta la celebrazione era carico di simboli. L'altare è stato realizzato in forma di due mani: una posizionata verticalmente a proteggere la fonte della vita eterna, cioè la mensa eucaristica, luogo di incontro del divino con l'umano in Cristo, l'altra orizzontalmente con funzione di tetto a manifestare la presenza dello Spirito nella Chiesa. Lo spazio destinato proprio all'altare è stato ricavato nel punto in cui si incontrano i palmi delle mani che facevano da cornice all'intera celebrazione.
Nella liturgia sono stati usati il croato, il latino e l'italiano. Il Vangelo di Giovanni è stato proclamato in paleoslavo nella redazione croata. Le letture della VII domenica di Pasqua sono state tratte dagli Atti degli Apostoli e dalla prima Lettera di Pietro. A fianco dell'altare era stata collocata la statua lignea di Marija Bistrica, la celebre patrona della nazione. Per la prima volta dalla nascita del santuario, avvenuta circa cinquecento anni fa, l'immagine è stata portata fuori.
Al termine della messa, il vescovo di Krk, monsignor Valter Župan, presidente della Commissione episcopale per le famiglie, ha rivolto un breve saluto al Pontefice, il quale poi ha recitato il Regina Caeli. Conclusa la preghiera, il Papa si è trasferito nella nuova sede della Conferenza episcopale, accanto alla nunziatura apostolica, dove ha pranzato con i vescovi croati e quelli ospiti provenienti dai Paesi vicini. Una targa commemorativa della visita è stata scoperta al suo arrivo.
La messa era stata preceduta da una lunga veglia, iniziata nel cuore della notte con la liturgia delle luci, animata da sei famiglie, una per ogni parrocchia croata dedicata alla Sacra Famiglia. Un sacerdote aveva acceso un cero commemorativo realizzato per l'occasione, che da ora in poi verrà portato in ogni celebrazione per le famiglie. Successivamente, è stato recitato il rosario, guidato a turno da una famiglia proveniente da un'arcidiocesi diversa del Paese. Sempre durante la veglia è stato riproposto il discorso che Giovanni Paolo II aveva tenuto nel 1994 nello stesso ippodromo. La preghiera è stata intervallata dall'esibizione di un coro formato dalle famiglie e dal gruppo «Vis Emanuel». C'è stata poi la testimonianza di cinque famiglie, rappresentanti di movimenti, associazioni e comunità ecclesiali che si occupano di pastorale familiare. È iniziata quindi la terza parte con il recital poetico-musicale «Adame, gdje si? Adamo, dove sei?» di Rene Medvešek, accompagnato dal coro giovanile della parrocchia Regina del Santo Rosario di Zagabria e dal coro dei bambini «Flauti magici» della parrocchia della Sacra Famiglia. Infine, il vescovo Župan ha guidato la preghiera, le cui intenzioni sono state rappresentate da sei giare che idealmente stavano a significare le sei virtù principali della vita matrimoniale: l'amore, la compassione, la fedeltà, la gioia, il perdono e la pazienza. Dopo la meditazione sono state rinnovate le promesse matrimoniali ed è stata compiuta la consacrazione delle famiglie cattoliche croate alla Sacra Famiglia.
Nel pomeriggio, Benedetto XVI si è recato nella cattedrale dedicata a Maria Santissima Assunta e a Santo Stefano d'Ungheria per un'altra festa, questa volta con tutte le componenti ecclesiali. Ha presieduto alla celebrazione dei vespri con i presuli, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi e la preghiera sulla tomba del beato Alojzije Stepinac. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Capitolo e ha sostato in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Il cardinale Bozanić gli ha rivolto un saluto, quindi sono stati celebrati i secondi vespri della VII domenica di Pasqua. Al termine, il Pontefice si è soffermato in preghiera davanti ai resti mortali del beato Stepinac, che si trovano nella tomba monumentale dietro l'altare maggiore.
Al termine, il Papa si è trasferito a piedi nella residenza del cardinale arcivescovo di Zagabria. All'uscita un gruppo di seminaristi lo attendeva per salutarlo e per scattare una foto ricordo. Si è diretto poi verso l'aeroporto internazionale «Pleso» della capitale, dove ha incontrato brevemente il presidente della Repubblica, alcuni vescovi, le autorità civili e un gruppo di fedeli. Su un airbus a320 della Croatia airlines, il Papa è rientrato a Roma, dove è atterrato all'aeroporto internazionale di Ciampino alle ore 21,30 per poi fare rientro in Vaticano.
(©L'Osservatore Romano 6-7 giugno 2011)
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