Il Papa conquista San Marino
Accolto da 20mila fedeli. "Precari in difficoltà, a casa e sul lavoro"
di Massimo Pandolfi
San Marino, 20 giugno 2011
PAROLA di Papa: la crisi dei giovani è la crisi della famiglia. Crisi di valori e anche economica. E il precariato è una brutta cosa, ma forse non nel senso dato a questo termine, qualche giorno fa, dal ministro Renato Brunetta.
È stata la seconda volta di un pontefice a San Marino (nel 1982 sul Monte Titano salì Giovanni Paolo II), la prima in assoluto in una delle diocesi più strane del mondo, che è metà straniera e metà italiana, metà romagnola e metà marchigiana; 61mila anime un po’ in pena, perché, dopo i bagordi del dopoguerra, stanno arrivando carestia, crisi, disoccupazione (mille senza lavoro solo nella piccola Repubblica), la fuga delle aziende (centinaia all’anno), le banche che tremano, i rapporti con l’Italia — e in particolare con Giulio Tremonti — che sono diventati pessimi e la finanza ‘allegra’ di una volta che sbatte contro le nuove, rigide, regole internazionali. Insomma, è un momentaccio.
E allora Benedetto XVI nella sua full immersion iniziata alle nove e mezza del mattino e finita alle otto di sera, accolto da 20mila fedeli, è stato assai chiaro. «Si è insinuata la tentazione — ha detto — di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà. Così anche in questa terra non mancano difficoltà ed ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Si è iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto che per secoli i vostri avi vi hanno identificato con l’esperienza della fede». La vera ricchezza è la fede, ha spiegato il Pontefice, e la fede è «portatrice di diritti precedenti ad ogni giurisdizione umana».
LE LEGGI, ha aggiunto poi Ratzinger, siano fatte e siano chiare a difesa della vita, «dal concepimento fino al suo spegnersi naturale», e della famiglia, «con il dovuto riconoscimento e un sostegno fattivo, in un contesto dove l’istituzione stessa viene messa in discussione, quasi nel tentativo di disconoscerne l’irrinunciabile valore. Una sana laicità — ha aggiunto il Papa — è attenta a vita e famiglia, oggi in crisi, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi».
È preoccupato per i giovani, Benedetto XVI. Perché rischiano di perdere il valore della famiglia, perché sono precari, perché — come ha detto il vescovo della diocesi, Luigi Negri, che ha fatto gli onori di casa — «sono vittime di operazioni o di manipolazioni condotte su di loro dalla cattiva cultura e dai cattivi maestri che hanno dominato nell’ultimo secolo e mezzo la vita della nostra società e delle nostre istituzioni». E ai quattromila ragazzi che lo hanno atteso gioiosi e festanti in serata in piazza, a Pennabilli, il Papa ha chiesto di non censurare i grandi interrogativi che sono in qualche angolo del cuore di ognuno di loro: ‘Chi siamo, da dove veniamo? Per chi viviamo?’
Partendo da queste tre domande, anche se c’è la crisi, anche se c’è la precarietà magari si può ripartire.
© Copyright Il Resto del Carlino, 20 giugno 2011
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