PAPA IN CROAZIA: RICORDA L'ARCIVESCOVO MARTIRE STEPINAC
Salvatore Izzo
(AGI) - Zagabria, 4 giu.
"Dinanzi alle sfide che interpellano oggi la Chiesa e la societa' civile, invoco su questa terra e su quanti vi abitano l'intercessione e l'aiuto del Beato Aloisio Stepinac, pastore amato e venerato dal vostro popolo".
Lo ha detto il Papa nel discorso pronunciato all'aeroporto di Zagabria, prima tappa della visita pastorale in Croazia, evocando la figura dell'arcivescovo martire del comunismo (dopo essere stato un oppositore del regime fascista degli Ustascia) beatificato da Giovanni Paolo II. "Possa egli - ha invocato Papa Ratzinger - accompagnare le giovani generazioni a vivere in quella carita' che spinse il Signore Gesu' Cristo a donare la vita per tutti gli uomini".
Il Pontefice ha ricordato la figura del beato Stepinac anche durante il viaggio aereo da Roma. "Il cardinale - ha spiegato - era una grande pastore un grande cristiano e cosi' anche un uomo di un umanesimo esemplare".
In particolare Ratzinger ha sottolineato la singolarita' della "sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti ma erano due dittature antiumanistici". "Prima - ha ricordato Benedetto XVI - il regime ustascia che sembrava adempiere il sogno dell'autonomia dell'indipendenza, ma in realta' era un'autonomia che era una menzogna che era strumentalizzata da Hitler per i suoi scopi e il cardinale Stepianc ha capito molto bene questo e ha difeso l'umanesimo vero contro questo regime difendendo serbi, ebrei, zingari?ha dato diciamo la forza del vero umanesimo anche soffrendo". "E poi - ha continuato il Papa tedesco - la dittatura contraria del comunismo dove di nuovo ha lottato per la fede per la presenza di Dio nel mondo, per il vero umanesimo che e' dipendente dalla presenza di Dio, solo l'uomo e' immagine di Dio, in questo modo l'umanesimo fiorisce". Insomma il porporato ha dovuto "lottare in due lotte diverse contrastanti, e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana e' il grande esempio non solo per i croati ma per tutti noi".
La beatificazione di Stepinac e' stata oggetto di contestazioni da parte dei nazionalisti serbi e di esponenti ex comunisti che rimproverano al cardinale croato un iniziale appoggio al dittatore Ante Pavelic che nella primavera del 1941, fondo' con l' appoggio degli italiani e dei tedeschi il Regno croato. In effetti, l'allora arcivescovo di Zagabria e primate di Croazia, ritenne doveroso associarsi al sentimento di gioia dei suoi concittadini per un evento che li liberava dal giogo di Belgrado e cosi' fece visita al Poglavnik, accetto' la carica di cappellano generale delle forze armate, indosso' sulla tonaca vescovile il simbolo della maggiore decorazione croata.
Ma i suoi rapporti con Pavelic, ricostruisce lo storico ed ex diplomatico italiano Sergio Romano, "cominciarono a incrinarsi quando Stepinac constato' che la macchina poliziesca dello Stato croato stava trattando i serbi con inaudita ferocia. La scelta, per i poveri contadini della Krajna e della Slavonia, era l' annientamento (nei pressi di Mostar, ad esempio, settecento donne, ragazze e bambini furono gettati in un precipizio) o la conversione". In quelle drammatiche circostanze, continua Romano, "Stepinac tento' di mitigare, intervenendo su Pavelic, la crudelta' della repressione, ma si scontro' con il crescente fastidio del Poglavnik". E quando apprese che il regime si preparava a una nuova ondata di violenze contro gli ebrei, Stepinac scrisse a Pavelic che la Chiesa "non teme alcun potere al mondo quando occorre difendere i diritti elementari degli esseri umani".
I rapporti di Stepinac con Tito dopo la fine della guerra, ricorda ancora Sergio Romano, "furono altrettanto difficili. Il maresciallo chiese alla Santa Sede, attraverso il nunzio a Belgrado, di sostituire l' arcivescovo con un altro prelato, ma si scontro' con l' orgoglioso rifiuto della Chiesa. Stepinac fu arrestato il 18 settembre 1946, trasportato in un tribunale il 30 dello stesso mese, dileggiato da una claque ostile, accusato di complicita' con il regime di Pavelic e condannato undici giorni dopo a sedici anni di carcere.
Venne liberato nel 1951, ma gli fu impedito di riprendere possesso della sua diocesi; e Pio XII, per tutta risposta, fece di lui un cardinale. Nei mesi seguenti Tito ruppe le relazioni con la Santa Sede e assoggetto' le gerarchie cattoliche jugoslave a una sorta di sospettosa liberta' vigilata. Stepinac mori' a Zagabria nel 1960".
L'ex ambasciatore italiano non fa cenno al "giallo" sulla fine del cardinale croato, che secondo fonti cattoliche potrebbe essere stato avvelenato in quanto le sue condizioni si aggravarono in modo repentino e poi il regime comunista impedi' che fosse praticaat l'autopsia sul corpo, distruggendone anzi gli organi per ufficialmente per impedire che diventassero oggetto di venerazione.
Di certo, l'arcivescovo Stepinac, che aveva fatto pubblicare una lettera collettiva dell'episcopato croato contro le ingiustizie subite dalla Chiesa, fu arrestato il 18 settembre 1946 e subi' un processo-farsa con false testimonianze e calunnie, concluso da una condanna a sedici anni di lavori forzati ed alla perdita dei diritti civili. Fu rinchiuso nel carcere di Lepoglava in completo isolamento, fino al 5 dicembre 1951 quando venne confinato nel villaggio natio di Krasic, sorvegliato dalla polizia, ospitato nella parrocchia, senza esercitare il ministero episcopale. Il 12 gennaio 1953 papa Pio XII lo cre� cardinale, deplorando pubblicamente il regime che gli impediva di recarsi a Roma per la cerimonia. Intanto la malattia contratta nel carcere era esplosa in tutta la sua virulenza, con diversi disturbi: trombosi alle gambe, catarro bronchiale, polycitemia rubra vera, infiammazioni, forti dolori causati da un grosso calcolo alla vescica. Lo stato generale si aggravo' e inaspettatamente il cardinale mori' il 10 febbraio 1960, pregando per i suoi persecutori; dopo la sua morte, la polizia ordino' che tutti i suoi organi venissero distrutti dopo l'autopsia, per evitare ogni forma di culto. Con un permesso speciale del governo, il 13 febbraio 1960, vennero solennemente celebrati i suoi funerali, nella cattedrale di Zagabria, presente l'intero episcopato jugoslavo e il clero e da allora inizio' un pellegrinaggio ininterrotto alla sua tomba nella cattedrale, numerose grazie sono attribuite alla sua intercessione. Il processo per la sua beatificazione fu iniziato a Roma il 9 ottobre 1981, conclusasi con la solenne beatificazione celebrata da iovanni Paolo II il 3 ottobre 1998, nel santuario di Marija Bistrica. Avventuroso era stato anche il cammino che aveva portato Stepinac al sacerdozio. Lasciato il seminario, nel 1916, venne arruolato nell'esercito austriaco e come ufficiale fu inviato sul fronte italiano a combattere nella prima guerra mondiale. Fu fatto prigioniero dagli italiani nel luglio 1918, fu rilasciato nel dicembre successivo a fine guerra; fu in seguito volontario nella Legione Jugoslava e inviato a Salonicco, rientrando in Croazia nella primavera del 1919 per frequentare a Zagabria la Facolta' di Agronomia. Nel 1924 a 26 anni, gli ritorno' la vocazione sacerdotale, quindi si reco' a Roma per studiare nel Collegio Germanico-Ungarico e all'Universita' Gregoriana. Ordinato sacerdote il 26 ottobre 1930, lascio' Roma per ritornare in Croazia, dove nel frattempo si era instaurata, sin dal gennaio 1929, la dittatura del re Alessandro di Serbia, nella quale i cattolici erano considerati cittadini di second'ordine, mentre agli ortodossi erano concessi tutti i privilegi. Padre Stepinac ebbe diversi incarichi tra i quali quello di primo presidente della 'Caritas' diocesana, istituita per suo consiglio nel 1931, dall'arcivescovo Bauer del quale Pio XI lo nomino' poi nel '34, a soli 36 anni, coadiutore.
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PAPA IN CROAZIA: PRESIDENTE, GRAZIE ALLA CHIESA SIAMO DI NUOVO IN PIEDI
Salvatore Izzo
(AGI) - Zagabria, 4 giu.
"Con il riconoscimento della Croazia quale Stato indipendente in momenti determinanti non soltanto per la creazione ma anche per la sopravvivenza della Craozia moderna, la Santa Sede ha avuto un ruolo storico chiave nel senso politico". Lo ha detto il presidente croato Ivo Josipovic ricordando con gratitudine - nel suo discorso di saluto al Papa - la coraggiosa decisione di Giovanni Poalo II di anticipare le cancellerie del mondo riconoscendo la Croazia e la Slovenia gia' nel 1992, con l'intento di fermare cosi' l'attacco della Serbia alle neonate repubbliche. "La forza dell'autorita' politica e morale della Santa Sede e della Chiesa Cattolica fu seguita da molti Stati, e cosi' - ha scandito il capo dello Stato - e' stata fermata l'aggressione contro la Croazia e assicurata la sopravvivenza del nostro Stato". "Ai suoi inizi - ha tenuto a sottolineare ancora Josipovic - la Croazia e' stata esposta all'odio e alla follia, dall'esterno e dall'interno. La Croazia ha sofferto all'inizio, pero' la Croazia si e' rimessa fieramente in piedi come Paese di valori europei".
"Anche se non sono credente - ha spiegato il presidente - condivido la gioia di milioni di fedeli cattolici croati che l'accolgono oggi come Santo Padre in occasione del suo viaggio pastorale che cade in un momento felice in cui la Croazia celebra il ventesimo anniversario della fondazione dello Stato democratico moderno, uno Stato i cui principi includono il benessere di liberi individui". "Questo anniversario coincide - ha continuato Josipovic - con la conclusione dei nostri negoziati di adesione all'Unione Europea e si intravvede, sull'orizzonte ormai vicino, la realizzazione della totale incorporazione formale e politica della Croazia moderna in un mondo al quale per cultura la Croazia e' sempre appartenuta". Nel suo discorso, il presidente ha anche ricordato con gratitudione che "nella storia del Novocento, agendo dallo spazio della sua profonda liberta' spirituale la Chiesa Cattolica ha avuto un ruolo importante in Croazia", un Paese che oggi "propugna la promozione della tolleranza e del dialogo ecumemico e interconfessionale", gli stessi valori cioe' che "appartengono alle migliori conquiste della democrazia di oggi e rappresentano anche l'eredita' del Concilio Vaticano II, al quale presero parte il cardinale Franjo Seper e il teologo Tomislav Sagi Bunic" definiti dal presidente "i primi promotori dell'ottimismo e della tolleranza conciliare in Croazia".
Dopo la tradizionale cerimonia di benvenuto il Papa ha fatto visita al presidente Josipovic nel palazzo presidenziale. Quindi ha pranzato con i membri del seguito nella Nunziatura, dove ha salutato anche il premier Jadranka Kodor. Alle 18.15, e' previsto l'incontro nel Teatro nazionale croato con la societa' civile e i leader religiosi, e alle 19.30, la Veglia di preghiera con i giovani nella Piazza Josip Jelacic.
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PAPA IN CROAZIA: 35 MINUTI DI COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE
Salvatore Izzo
(AGI) - Zagabria, 4 giu.
E' durato 35 minuti il colloquio privato tra il Papa e il presidente Josipovic nel Palazzo presidenziale di Zagabria. Dal Vaticano, Benedetto XVI ha portato al capo dello Stato un "Codices cantorum", cioe' un volume che illustra i manoscritti miniati della Cappella Sistina. Regalo molto gradito, poiche' il presidente, come sottolinea oggi l'Osservatore Romano, e' autore di una cinquantina di opere di musica classica contemporanea ed e' stato professore all'Accademia musicale. Il presidente Jopisovic da parte sua ha donato al Papa una riproduzione di un organo del 1649.
Successivamente, il Pontefice si e' recato nella Nunziatura Apostolica, dove lo attendeva la signora Jadranka Kosor, presidente del Governo, che era stata accolta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Alla signora Kosor il Papa ha regalato un trittico di medaglie del pontificato. Nella sede della rappresentanza pontificia, Papa Ratzinger ha anche firmato il Libro d'oro della presidenza del Governo. Proprio davanti alla Nunziatura, nella piazza Josip Jelacic circondata dai palazzi liberty, si terra' la veglia serale di preghiera con i giovani.
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