«Senza una coscienza l'Occidente non uscirà dalla crisi»
Eva Bosco
ZAGABRIA
L'Occidente e l'Europa hanno bisogno di una «coscienza» o sarà «crisi senza rimedio», «involuzione», collasso. E la coscienza è quella base comune e riconoscibile di valori, «forza contro ogni dittatura» e base da cui dipende «la qualità della democrazia», per cui una comunità, nazionale o sovranazionale, esce dalla sfera del soggettivo, porta in superficie il proprio tessuto morale e religioso. I valori, appunto. Come quello della famiglia, che va sempre sostenuta. È raffinato il messaggio che papa Benedetto XVI è venuto a portare alla Croazia, che a 20 anni dall'indipendenza è alla vigilia dell'ingresso nell'Ue. Un passo, ha detto, che «è giusto, logico e necessario».
Nella due giorni a Zagabria iniziata ieri con i colloqui col presidente Josipovic e la premier Kosor, l'incontro con la società civile all'interno Teatro Nazionale Croato, un bell'edificio di sapore asburgico, e infine il contatto con i giovani che in 50 mila hanno riempito già dal primo pomeriggio con feste e canti la piazza centrale, il tema dell'Europa ha avuto un posto centrale. L'invito rivolto all'Unione è quello a mettere da parte i «razionalismi astratti», a riscoprire «le diverse culture che sono la sua vera identità», a deporre quel «burocratismo centralista» che «a volte può far paura». Specie a Paesi non molto grandi, come la Croazia, appunto, dove non mancano scetticismi di parte della popolazione rispetto all'appuntamento con l'Europa. Ma questo processo non va messo in discussione, ha detto il Papa, rivolgendosi a una nazione per il 90% cattolica e pensando a quelle radici cristiane di cui tante volte ha richiamato la necessità.
L'afflato cristiano si coglieva ieri a Zagabria, dove insieme a tante bandiere nazionali sventolavano bandiere vaticane; dove in piazza, per una veglia di preghiera, si sono riversati ragazzi provenienti dalla Slovenia, dalla Bosnia, da Trieste, oltre che da altre zone della Croazia, paese che, proprio per la forte componente cattolica, qualcuno definisce la 'Polonia del Sud'. Non cedete «ai facili successi» e «all'apparire», ha detto il Papa ai giovani. Ma la realtà è variegata.
«Personalmente sono agnostico e non credente, ma ovviamente accolgo il Papa con grande rispetto», ha dichiarato il presidente Josipovic, che ha salutato Benedetto XVI con una semplice stretta di mano, come hanno fatto pure i consiglieri.
Del resto, quando il Pontefice parla di «coscienza», parla soprattutto di fede, ma non solo. Si rivolge ai cristiani, ma non solo. Non a caso, di fronte ai leader religiosi – cristiani, musulmani ed ebraici – riuniti questo pomeriggio al Teatro nazionale, il Pontefice ha sottolineato che la religione «deve essere una forza di pace». Messaggio che ha particolare eco in una terra che negli anni '90 ha conosciuto una guerra che è stata anche guerra di religione.
Tra gli argomenti al centro dei colloqui odierni con le autorità locali, anche la famiglia ha avuto molto spazio. Ma questo tema è stato anche la nota con cui stamani Benedetto XVI ha simbolicamente salutato Roma, nel tradizionale telegramma inviato al presidente Napolitano, come prima di ogni viaggio.
L'Italia, ha scritto, «continui a riconoscere l'istituto familiare cellula fondamentale della società, sostenendolo con adeguati interventi». Un appello di contenuto anche politico, indirizzato all'Italia, che ieri si distenderà in un messaggio più esteso e generale.
© Copyright Gazzetta del sud, 5 giugno 2011
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