Il vescovo “eroe” del New York Times bacchetta la chiesa sulla pedofilia. Ma il Vaticano reagisce
Paolo Rodari
A furia di criticare il Vaticano per la “lentezza” con la quale ha portato avanti la visita apostolica nella chiesa d’Irlanda al fine di valutare quali misure adottare per risolvere il problema della pedofilia nel clero, Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, è riuscito a diventare l’“eroe” del New York Times.
Sabato è stata Maureen Dowd a rendere nota una conversazione avvenuta tra lei e Martin nella quale il presule, mostrando il proprio disappunto per come la Santa Sede ha gestito fino a oggi il problema “molto sentito” della pedofilia, ha offerto alla columnist statunitense la possibilità di dire la sua in merito: “Martin, da sempre dalla parte delle vittime, è un outsider di una gerarchia” dove spiccano in negativo i nomi del cardinale Bernard Law, ex arcivescovo di Boston che a seguito del deflagrare in diocesi del problema pedofilia si trasferì a Roma per divenire arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore, e di Angelo Sodano, l’ex segretario di stato vaticano “che difese il noto pedofilo e padre di più figli Marcial Maciel Degollado”, fondatore dei Legionari di Cristo.
Difficile dire se Martin si senta descritto da queste parole. Di certo c’è che, come ha scritto ieri il National Catholic Reporter, la Dowd “ha trovato in Martin il suo cavaliere nella gerarchia cattolica”.
E di certo c’è che, rispetto al problema della pedofilia nel clero Martin, che nella curia romana ha reso il suo lungo servizio dal 1986 al 2001 come sottosegretario e poi segretario di Giustizia e pace, è stato lo scorso anno tra i primi a fare propria con forza la linea di maggior rigore voluta da Papa Benedetto XVI. Una linea che ha avvicinato molto Ratzinger a Martin, tra i vescovi europei uno coi quali il Pontefice ha oggi maggiore confidenza.
Ma alle accuse di Martin la Santa Sede non poteva non reagire. Martin, infatti, alla Dowd non ha parlato solo della “lentezza” del Vaticano nel condurre la visita apostolica ma anche del suo disgusto per come il clero e i vescovi irlandesi si sono comportati in passato: “La mia non è una critica al Santo Padre, è piuttosto un appello ai suoi collaboratori” ha detto.
Punti sul vivo, i collaboratori del Papa hanno risposto ieri con una nota che, facendo esplicito riferimento alle parole di Martin, comunica che “la visita si è conclusa in conformità alle scadenze previste”. Lo svolgimento della visita “è stato molto proficuo, grazie alla collaborazione di tutti coloro che hanno contribuito a tale scopo”.
Tuttavia, se “per diocesi e seminari non saranno necessarie altre indagini”, dopo un questionario generale inviato a tutti i monasteri, saranno effettuate ispezioni “in loco ad alcune realtà religiose”. Come a dire: la visita è andata avanti con la giusta tempistica seppure non tutto è oggi concluso.
Manca ancora l’ispezione nelle realtà religiose, un affaire molto delicato, che Ratzinger ha voluto venisse condotta da un pezzo da novanta dei presuli americani, l’arcivescovo di New York e capo della Conferenza episcopale statunitense Timothy Dolan.
Pubblicato sul Foglio martedì 7 giugno 2011
© Copyright Il Foglio, 7 giugno 2011 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Ottimo questo articolo di Rodari.
Mi sorge spontanea una domanda (cosi'...tanto per parlare): la reazione della Santa Sede sarebbe stata cosi' rapida se Mons. Martin avesse criticato il Papa e non i suoi collaboratori?
Lo scorso anno il NYT ha scritto tutto ed il contrario di tutto (salvo poi fare retromarcia a luglio) contro il Pontefice ma la Santa Sede non si e' distinta per la velocita' delle reazioni.
Stavolta pero' l'arcivescovo di Dublino ha messo ben in chiaro che la sua non era una critica a Benedetto XVI bensi' ai suoi collaboratori ed ecco che e' scattata la nota.
Bene! Il Vaticano reagisca SEMPRE cosi'! E' giusto!
Lo faccia, pero', anche quando c'e' di mezzo il Santo Padre.
R.
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5 commenti:
lascia perdere, tanto ormai, sappiamo come funziona.......... IL santo Padre si difende grazie allo Spirito Santo
Il NYT non ha fatto nessuna marcia indietro.
Maggior rigore?
SS BXVI nell'agosto del 2010 ha respinto le dimissioni di due vescovi irlandesi implicati nello scandalo pedofilia.
Danneggiando il tentativo del vescovo Martin di ridare credibilità alla Chiesa cattolica irlandese.
Sono stati i due vescovi a ritirare le dimissioni.
http://paparatzinger3-blograffaella.blogspot.com/2010/08/ulteriori-particolari-sul-caso-dei.html
Il NYT non e' mai tornato sui propri passi? Non proprio visto che, messo alle strette, fu costretto a pubblicare la verita' e cioe' che la CDF e' competente dal 2001.
http://www.nytimes.com/2010/07/16/world/europe/16vatican.html?_r=2&hp
Il lavoro di Mons. Martin non sarebbe stato possibile senza l'appoggio di Benedetto XVI.
Sul sito dell'Arcidiocesi di Dublino c'è ancora la dichiarazione dei Vescovi Eamonn Walsh and Raymond Field sulla presentazione delle dimisssioni a SS BXVI.
24/12/09 Statement by Bishops Walsh and Field
http://www.dublindiocese.ie/index.php?option=com_content&task=view&id=1755&Itemid=373
Nessuna traccia del presunto ritiro delle dimissioni.
L'inchiesta del NYT verteva sui casi di preti pedofili di cui era stata informata la CDF, non su casi di cui era stato omesso di informarla.
La CDF non era competente per i casi di pedofilia come ha "autorevolmente" affermato il NYT quindi non si comprende dove stia il problema.
Tutti i vescovi irlandesi che hanno presentato le dimissioni, sono stati "accontentati", quindi e' chiaro che qualcosa e' accaduto con gli unici due che sono rimasti al loro posto.
Certo! Fosse stato per me li avrei sollevati di peso dall'incarico e soprattutto avrei spiegato bene tutte le circostanze del caso.
R.
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