PAPA IN CROAZIA: OCCIDENTE A RISCHIO SE EMARGINA LA FEDE
(AGI) - Zagabria, 4 giu.
(di Salvatore Izzo)
"La crisi dell'Occidente non ha rimedio e l'Europa e' destinata all'involuzione?".
Questa domanda angosciosa non trova risposta nel piu' impegnativo discorso della prima giornata di Benedetto XVI a Zagabria, quello rivolto al mondo universitario riunito in uno straordinario e preziosissimo scrigno, il Teatro Nazionale Croato, "un luogo simbolico, che - ha ricordato agli accademici - esprime la vostra identita' nazionale e culturale".
Il Papa teologo ha messo in guardia dai rischi del "prevalente pensiero moderno" esortando l'intellighenzia croata a riscoprire "la coscienza quale luogo dell'ascolto della verita' e del bene, luogo della responsabilita' davanti a Dio e ai fratelli in umanita', che e' la forza contro ogni dittatura".
"Solo se questo avviene - ha scandito - c'e' speranza per il futuro".
La platea e i palchi del teatro erano gremiti e gli applausi tanto calorosi che qualcuno nel seguito del Pontefice ha ricordato "con vergogna" il veto che nel 2007 impedi' al professor Ratzinger di tenere una lectio magistralis alla Sapienza di Roma.
Un accostamento che viene spontaneo perche' oggi il Papa ricorda come la nascita dell'istituzione universitaria sia legata fin dall'origine alla fede cristiana, definendo "decisiva" questa circostanza. Cosi' come lo e', almeno ai suoi occhi, il fatto che la Croazia "fin dalle origini appartiene all'Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l'identita' personale e nazionale dei suoi figli".
"Forte di questa sua ricca tradizione possa contribuire a far si' che l'Unione Europea valorizzi appieno tale ricchezza spirituale e culturale", ha auspicato nel saluto pronunciato all'aeroporto internazionale di Zagabria, dove e' arrivato questa mattina. "A vent'anni dalla proclamazione dell'indipendenza e alla vigilia della piena integrazione della Croazia nell'Unione Europea, la storia passata e recente della Croazia - ha spiegato - puo' costituire un motivo di riflessione per tutti gli altri popoli del Continente aiutando ciascuno di essi, e l'intera compagine, a conservare e a ravvivare l'inestimabile patrimonio comune di valori umani e cristiani. Per Bendetto XVI, che per il suo saluto ha utilizzato oggi le lingue croata e italiana, "le sfide che derivano dalla cultura contemporanea, caratterizzata dalla differenziazione sociale, dalla poca stabilita', e segnata da un individualismo che favorisce una visione della vita senza obblighi e la ricerca continua di 'spazi del privato', richiedono una convinta testimonianza e un dinamismo intraprendente per la promozione dei valori morali fondamentali che sono alla radice del vivere sociale e dell'identita' del vecchio Continente". "Con il riconoscimento della Croazia quale Stato indipendente in momenti determinanti non soltanto per la creazione ma anche per la sopravvivenza della Craozia moderna, la Santa Sede ha avuto un ruolo storico chiave nel senso politico", ha detto da parte sua il presidente croato Ivo Josipovic ricordando con gratitudine - nel suo discorso di saluto al Papa - la coraggiosa decisione di Giovanni Poalo II di anticipare le cancellerie del mondo riconoscendo la Croazia e la Slovenia gia' nel 1992, con l'intento di fermare cosi' l'attacco armato della Serbia alle neonate repubbliche. "La forza dell'autorita' politica e morale della Santa Sede e della Chiesa Cattolica fu seguita da molti Stati, e cosi' - ha scandito il capo dello Stato - e' stata fermata l'aggressione contro la Croazia e assicurata la sopravvivenza del nostro Stato". "Ai suoi inizi - ha tenuto a sottolineare ancora Josipovic - la Croazia e' stata esposta all'odio e alla follia, dall'esterno e dall'interno. La Croazia ha sofferto all'inizio, pero' la Croazia si e' rimessa fieramente in piedi come Paese di valori europei".
"Anche se non sono credente - ha spiegato il presidente - condivido la gioia di milioni di fedeli cattolici croati che l'accolgono oggi come Santo Padre in occasione del suo viaggio pastorale che cade in un momento felice in cui la Croazia celebra il ventesimo anniversario della fondazione dello Stato democratico moderno, uno Stato i cui principi includono il benessere di liberi individui".
"Questo anniversario coincide - ha tenuto a ricordare Josipovic - con la conclusione dei nostri negoziati di adesione all'Unione Europea e si intravvede, sull'orizzonte ormai vicino, la realizzazione della totale incorporazione formale e politica della Croazia moderna in un mondo al quale per cultura la Croazia e' sempre appartenuta".
Nella Croazia di oggi pero' il rischio della secolarizzazione e' reale e il Papa ha chiesto per questo di "riproporre i valori della vita familiare e del bene comune, per rafforzare l'unita', ravvivare la speranza e guidare alla comunione con Dio, fondamento di condivisione fraterna e di solidarieta' sociale". Benedetto XVI ai cattolici croati ha voluto anche proporre come un esempio per l'oggi la figura del beato Aloisio Stepinac, "un grande pastore un grande cristiano e cosi' anche un uomo di un umanesimo esemplare".
Gia' sull'aereo Ratzinger ha sottolineato la singolarita' della "sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti quella del nazifascista Ante Pavelic contro il cui regime ha difeso serbi, ebrei, zingari e poi la dittatura contraria del comunismo dove di nuovo ha lottato per la fede per la presenza di Dio nel mondo, per il vero umanesimo che e' dipendente dalla presenza di Dio, solo l'uomo e' immagine di Dio, in questo modo l'umanesimo fiorisce". Insomma il porporato ha dovuto "lottare in due lotte diverse contrastanti, e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana e' il grande esempio non solo per i croati ma per tutti noi". Il Papa non ha fatto cenno oggi cenno al "giallo" sulla fine del cardinale croato, che secondo fonti cattoliche potrebbe essere stato avvelenato in quanto le sue condizioni si aggravarono in modo repentino e poi il regime comunista impedi' che fosse praticata l'autopsia sul corpo, distruggendone anzi gli organi, ufficialmente per impedire che diventassero oggetto di venerazione.
Di certo, l'arcivescovo Stepinac, che aveva fatto pubblicare una lettera collettiva dell'episcopato croato contro le ingiustizie subite dalla Chiesa, fu arrestato il 18 settembre 1946 e subi' un processo-farsa con false testimonianze e calunnie, concluso da una condanna a sedici anni di lavori forzati ed alla perdita dei diritti civili. Fu rinchiuso nel carcere di Lepoglava in completo isolamento, fino al 5 dicembre 1951 quando venne confinato nel villaggio natio di Krasic, sorvegliato dalla polizia, ospitato nella parrocchia, senza esercitare il ministero episcopale.
Il 12 gennaio 1953 papa Pio XII lo creo' cardinale, deplorando pubblicamente il regime che gli impediva di recarsi a Roma per la cerimonia.
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