ASSIEME A PIETRO
Negri: con il Papa crescere nella fede per vivere la carità
Salvatore Mazza
La Messa al mattino a Serravalle e, la sera, l’incontro, a Pennabilli, con i giovani. In mezzo, la «doverosa visita protocollare» alle autorità della Repubblica di San Marino. A rimarcare che «la grande novità è che non è più soltanto una visita di Stato, come fece Giovanni Paolo II nel 1982, ma è una visita pastorale alla diocesi di San Marino e Montefeltro».
Una giornata non a caso circoscritta in due grandi momenti spirituali, quella che domani Benedetto XVI trascorrerà nella diocesi di San Marino-Montefeltro. E per la quale l’attesa, spiega il vescovo Luigi Negri, «è di crescere nella fede».
Cosa vi aspettate da questa visita?
Che il Papa ci aiuti a crescere nella fede. La fede è stata la grande ricchezza di queste popolazioni, ricchezza personale e comunitaria, ha custodito la cultura di questo popolo, come ci ha insegnato Benedetto XVI a Verona. Ha custodito questa cultura di popolo e l’ha educata, formando a una concezione autenticamente cristiana della vita e quindi di tutte le circostanza, ma soprattutto l’ha educata a vedere la vita come carità. La cultura della fede ha reso vivibile l’esistenza. Poi, però, anche queste popolazioni sono state ghermite dalla cultura del sospetto, dalla cultura della morte come diceva Giovanni Paolo II, e quindi la mentalità dominante ha cercato anche di sradicare la fede dal cuore di queste popolazioni, così si sono trovate povere, ricche di una concezione razionalistica, individualistica, ideologica dell’uomo, che ha sortito soltanto esiti non positivi, qui come in tutto il mondo.
Come si reagisce a questa deriva?
La mia fatica in questi sei anni è stata quella di ridare a questo popolo la consapevolezza che la fede è un presente, e quindi anche la ricchezza di oggi, soprattutto perché unifica la persona. La fede non si accompagna a una vita che sentimentalmente è ancora aperta alla fede, ma intellettualmente è totalmente subalterna alla mentalità dominante. Questo cammino lo stiamo facendo, è un cammino che ha le sue difficoltà ma anche i suoi primi, come dire, sintomi positivi. Il Papa viene all’inizio di questo cammino, io sono certo vedrà tutto quello che a questo cammino manca per diventare un vero cammino verso un futuro pieno di fede, di speranza e di carità, e soprattutto un futuro pieno di missione, perché come ci ha insegnato Giovanni Paolo II la fede si irrobustisce donandola.
La Messa a Serravalle sarà il primo momento di questo incontro. C’è molta attesa?
Il Papa è uno dei più fini filosofi di questo secolo, e ha una forza straordinaria nell’evocare il fascino della ragione, e di una ragione usata in senso pieno. Io penso che questo recupero della ragione, e della ricerca, come grande dignità dell’uomo, serva non soltanto ovviamente ai cristiani, perché è solo l’apertura della ragione che non rende poi ideologica la fede, ma sia anche un grande aiuto che il Papa darà a tutti gli uomini di buona volontà che lo vorranno incontrare. Sono iscritte alla Messa oltre ventiduemila persone: significa più di un terzo della popolazione dell’intera diocesi, significa che uno su tre della diocesi vuol partecipare all’incontro col Papa. Siccome io so quali sono le frequentazioni domenicali, non posso pensare che siano tutti e solo i cristiani praticanti, credo che ci sia una grande fascia di uomini di buona volontà o di autentici laici, laici nel senso vero della parola, che attendono questo incontro per un aiuto alla loro esperienza umana, ancor prima che per la loro esperienza cristiana, che io mi auguro che avvenga.
Come è stato preparato l’incontro con i giovani dalla diocesi?
Con una serie di iniziative di preghiera e anche di riflessione culturale sull’immagine e sul magistero del Papa. Tutta questa vicenda di preparazione spirituale e culturale ha avuto la sua espressione sintetica nella presentazione del cardinale Carlo Caffarra, il giorno 31 maggio, del libro di Benedetto XVI su Gesù, che ha avuto una partecipazione molto ampia.
Come spiega questo interesse?
Io credo che i giovani stiano cominciando a riguardare in modo non pregiudiziale la Chiesa, mi sembra che siamo all’inizio di un’attenzione rinnovata dopo credo anni e anni di lontananza e di pregiudizi. Sento che sta cominciando, ma sento anche che sarà un cammino lungo e penso, quindi, che il Santo Padre farà fare a questi giovani un colpo d’ala o meglio, come dirò nell’introduzione all’incontro, porterà questi giovani con sé nel futuro.
© Copyright Avvenire, 18 giugno 2011 consultabile online anche qui.
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