Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Una presenza che dà respiro
Tutti conquistati dal Sommo Pontefice
Non è mancata la precisa diagnosi dei problemi, ma è più forte l’apertura
Paolo Facciotto
SAN MARINO - (pf)
Domenica 19 giugno 2011, una data che lascia il segno nella storia del Titano e del Montefeltro: la visita pastorale di Papa Benedetto XVI alla diocesi, ed anche visita di Stato. Come era avvenuto anche nel 1982 con Giovanni Paolo II, il capo di un piccolo Stato indipendente rende omaggio alla piccola ma orgogliosa repubblica, anch’essa autonoma, della “Terra della libertà”.
Diciamolo chiaro, una giornata storica resa possibile anzitutto dall’impegno del vescovo mons. Negri, amico di lunga data di Josef Ratzinger e seguace tra i più fedeli del Papa nell’ambito dell’episcopato italiano; e insieme a Negri i suoi stretti collaboratori in diocesi e nella Fondazione Giovanni Paolo II per il magistero della Chiesa, una squadra unita che ha acceso i motori da lunghi mesi in proiezione della visita di ieri. E questo ha trascinato un vero avvenimento di popolo cui tutti, dalla Chiesa alla società civile, hanno contribuito.
Ma veniamo a quello che, a caldo, ci sembra essere il punto di quanto avvenuto: il successore di Pietro ha conquistato ancora una volta chi lo ha incontrato, i 22mila di Serravalle al mattino, le istituzioni in cima al Titano nel pomeriggio, i 4mila giovani di Pennabilli a fine giornata. Non c’era nulla di scontato in questa visita: non erano scontati i numeri e nemmeno la sostanza. Invece è accaduto, si è accesa una fiamma, una luce.
Il Papa con le sue parole, e più ancora con la sua stessa presenza sorridente, ha fatto riaprire le finestre, ha restituito respiro. Non ha mancato di tratteggiare diagnosi, e molto precise, sui problemi: davanti ai fedeli nella messa ha parlato senza mezze misure di “modelli edonistici”, “presunte ricchezze che si rivelano alla fine inconsistenti”.
Alle istituzioni ha parlato dell’attuale crisi, un passaggio storicamente difficilissimo soprattutto a causa di “un certo smarrimento del senso cristiano della vita e dei suoi valori fondamentali”.
Ai giovani riuniti nella piazza della cattedrale a Pennabilli, non ha fatto sconti sulle “illusioni prodotte nel corso della storia”, ad esempio “pensare che il progresso tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i problemi dell’umanità”. Tutte cose destinate a crollare perché “incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto”, la grande promessa che ogni persona se seriamente impegnata con la propria umanità rileva scritta dentro il proprio cuore. Cose che “ottenebrano la mente”, ha detto il Papa.
Le conosciamo bene, la cronaca ne è continuo documento. Ma non si chiude tutto qui. Il crollo economico, i problemi finanziari, fiscali, istituzionali; la caduta della famiglia, e tutto il resto non sono l’ultima parola. Il Papa ci fa riaprire le finestre. Ai giovani ha detto: “quando contemplate un tramonto, o una musica muove in voi il cuore e la mente; quando provate che cosa vuol dire amare veramente; quando sentite forte il senso della giustizia e della verità”, “ogni volta vi domandate: perche?”.
Comincia così il riscatto dell’umano, la persona “si apre ad un orizzonte molto più ampio”, sperimenta di avere non solo “una dimensione orizzontale ma anche quella verticale”. Così Benedetto XVI ha riaperto le finestre per dare aria nuova, ai sammarinesi, ai feretrani, a tutti quelli che ha incontrato. Senza dimenticare i problemi e senza dare ricette, ma accendendo il cuore. Solo con un’apertura così la giornata di ieri poteva essere bella, e non una successione di eventi formalistici.
Ed è stata bella in tutti i suoi momenti, fatta di incontri reali e veri, come hanno riconosciuto anche le persone più diverse per fede e formazione.
Ma adesso viene ancora il bello, se questa finestra la apriamo.
© Copyright La Voce di Romagna, 20 giugno 2011
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