venerdì 17 giugno 2011

Staminali, card. Ravasi: non è vero che la Chiesa dice solo dei "no". Santa Sede: la rigenerazione delle cellule interroga sul senso della morte. Sinergie con chi ha lo stesso taglio culturale (Izzo)

STAMINALI: RAVASI, NON E' VERO CHE LA CHIESA DICE SOLO DEI 'NO'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 giu.

I principi etici possono essere difesi anche con dei "si'" e non solo semplicemente con dei "no".
Lo ricorda il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, promotore del Convegno internazionale "Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell'uomo e della cultura" in programma in Vaticano per il novembre 2011 con lo scopo dichiarato di testimoniare che "la Chiesa guarda avanti, esplorando possibili tendenze di sviluppo della ricerca scientifica e ponendosi quesiti concernenti il loro impatto culturale a medio e lungo termine. Un modo per rispondere a chi considera la Chiesa in perenne ritardo rispetto ai progressi della scienza".
"I comandamenti - ha commentato Ravasi - siamo abituati a leggerli come proibizioni, pero', nel linguaggio semitico, l'uso del 'negativo apodittico' e' un modo per incidere di piu' nell'aspetto positivo: le formule 'non uccidere', 'non rubare', 'non dire falsa testimonianza', sono anche modi di riaffermare il diritto alla vita e alla dignita' di ogni persona. Questo ci proponiamo: spostare tutto l'accento sul positivo, andando incontro cosi' alle esigenze di rigore di una concezione antropologica come quella che abbiamo".

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STAMINALI: S.SEDE, RIGENERAZIONE CELLULE INTERROGA SU SENSO MORTE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 giu.

"Traguardo positivo che la scienza intende raggiungere, accanto ai seri problemi socio economici che inevitabilmente porra' una societa' a maggioranza di anziani, la possibilita' di aumentare considerevolmente la longevita' porra' anche un problema culturale (e teologico) sul significato della morte: in teoria, infatti, la rigenerazione delle cellule potrebbe essere illimitata". Lo afferma padre Tomasz Trafny, direttore del Dipartimento scienza e fede del Pontificio Consiglio della Cultura, impegnato nella preparazione del Convegno internazionale "Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell'uomo e della cultura" in programma in Vaticano per il novembre 2011.
Attraverso questa iniziativa, spiega alla conferenza stampa di presentazione, la Chiesa Cattolica conferma il proprio impegno a favore della ricerca sulle cellule staminali adulte con un'iniziativa volta "a ampliare la conoscenza sui possibili campi terapeutici e sostenere la riflessione culturale sulle implicazioni antropologiche, etiche, sociali e culturali di tali ricerche".
"Questa tre giorni - sottolinea padre Trafny - fara' il punto sulle possibili ricadute culturali e teologiche della ricerca scientifica: si dovranno addirittura fronteggiare tentativi di ridefinizione del concetto di essere umano.
Qualcuno, infatti, potrebbe mettere in discussione l'idea di unicita' e integrita' del corpo che, in una nuova ottica distorta, potrebbe diventare un insieme costituito da parti facilmente scomponibili e assemblabili a piacere.
Ecco allora che alcuni scienziati si spingono a domandarsi fino a che punto e' possibile intervenire nella struttura organica di un organismo vivente, specialmente dell'essere umano. In tutto questo e' chiaramente coinvolta una riflessione filosofica anche sulla dimensione escatologica della nostra esistenza. Sono domande che gia' oggi dobbiamo esplorare confrontandoci con le scienze e con una seria indagine filosofica e teologica". Sul tema di una "teoricamente possibile immortalita' terrena", il cardinale Gianfranco Ravasi, presidnte del dicastero per la cultura e' stato piu' netto: "scientificamente cominciano a discuterne, ma non ci interessa. Quello che conta e' che con le staminali si possono guarire degenerazioni gravissime".
Una impostazione pratica condivisa dalla dottoressa Robin L. Smith, presidente e amministratore delegato di NeoStem che collabora con la Santa Sede alla preparazione del Convegno. "Queste cellule - sottolinea in un'intervista all'Avvenire - possono infatti essere usate per fronteggiare molteplici malattie come cardiopatie, tumori del sangue e non, disordini neurodegenerativi e genetici". La dottoressa Smith ammette che "questa strategia sembra troppo buona per essere vera, sta attualmente cambiando la vita delle persone. Per piu' di 40 anni i medici hanno usato le staminali adulte solo per i tumori del sangue ma ora un numero significativo di altre patologie comincia a essere trattato.
Ci sono vantaggi enormi dal punto di vista clinico ed economico nell'autotrapianto: non c'e' rigetto, il procedimento e' piu' veloce e sicuro. Questo puo' permetterci di raggiungere i vantaggi associati alle staminali embrionali senza dilemmi etici o morali, nonche' di evitare gli altri effetti negativi che il loro uso comporta dal punto di vista scientifico". Riguardo alla posizione critica della Chiesa sulle staminali embrionali, la Smith afferma che "non abbiamo bisogno delle staminali embrionali. Sarebbe importante - rileva - che passasse questo concetto nella dimensione culturale e in tutta la societa' perche' gli obiettivi che la ricerca su questo fronte si pone sono raggiungibili senza la distruzione di un embrione". Attualmente "la gente non comprende realmente le differenze fra i due tipi di cellule, non capisce che cosa puo' fare una cellula staminale adulta e una embrionale. E' un problema - conclude - di educazione e informazione e gli sforzi politici e il dibattito che ne scaturisce dovrebbero andare in questa direzione".

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STAMINALI: S.SEDE, SINERGIE CON CHI HA STESSO TAGLIO CULTURALE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 giu.

"Non vogliamo sfidare alcuna politica governativa, dunque nemmeno quella degli Stati Uniti, cerchiamo invece collaborazione con chi condivide la stessa sensibilita' etica ma anche il nostro taglio culturale: molte compagnie biofarmaceutiche focalizzano sul profitto e non sono interessate a indagare se ci sara' anche un risultato a livello culturale".
Padre Tomasz Trafny, direttore del Dipartimento scienza e fede del Pontificio Consiglio della Cultura, spiega cosi' la scelta di NeoStem, l'azienda di biotecnologie americana con la quale lo scorso anno il Pontificio Consiglio ha stretto un accordo finalizzato ad ampliare la ricerca e promuovere la conoscenza sulle cellule staminali adulte, che si concretizza in questo periodo nella preparazione del Convegno internazionale "Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell'uomo e della cultura" in programma in Vaticano per il novembre 2011.
Alla presentazione dell'iniziativa era presente la dottoressa Robin L. Smith, presidente e amministratore delegato di NeoStem.
"E' una forma di collaborazione - spiega - per incentivare la ricerca sulle cellule staminali adulte partendo dalla diffusione della conoscenza e consapevolezza di questo importante strumento terapeutico. Lavoreremo insieme per far capire i benefici e le potenzialita' delle staminali adulte nella medicina rigenerativa. Gli obiettivi sono tanti e ritengo fondamentale che ci sia un supporto critico e morale che guidi gli sforzi nell'avanzamento delle conoscenze.
Da un lato, dunque, il progresso scientifico, dall'altro l'aspetto culturale ed educativo di sensibilizzazione". Secondo la dottoressa Robin L. Smith, "la chiave per il futuro delle staminali e' capire come possiamo usarle. La gente si e' molto sensibilizzata rispetto agli obiettivi terapeutici, c'e' molta eccitazione nell'opinione pubblica ma qui si deve fare un distinguo fra le tre linee. Sul fronte delle staminali pluripotenti indotte dobbiamo ancora impegnarci tantissimo: molti sono gli ambiti da sviscerare proprio sull'applicabilita' in termini di sicurezza ed efficacia.
Diverso, invece, il panorama della medicina rigenerativa basata sull'uso delle cellule staminali adulte: negli ultimi anni ha rappresentato un autorevole punto di svolta e spiega come le staminali estratte dallo stesso paziente offrano incredibili possibilita' curative".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

UBIQUOQUE FELIX RAVASI
Che ci sia ciascun lo dice il perché nessun lo sa