Viaggio in Croazia, padre Lombardi: sulla famiglia, il Papa ha offerto un contributo positivo per tutti
Una visita pastorale all’insegna della famiglia, dell’Europa e della figura del Beato Stepinac. All’indomani della conclusione del viaggio apostolico in Croazia, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, si sofferma sui momenti e i messaggi salienti della due giorni in terra croata di Benedetto XVI. L’intervista è di Alessandro Gisotti:
R. - Possiamo dire che il viaggio è riuscito pienamente, anche al di là delle aspettative che potevano avere i vescovi croati. C’è stata una risposta molto grande, molto cordiale e io direi che nell’atmosfera si sentiva che era un’accoglienza non solo da parte della Chiesa più impegnata, dei fedeli veramente convinti, ma anche del popolo. Ecco, il popolo croato con le sue radici cristiane era contento di ricevere il Successore di Pietro: questo rapporto profondo, continuo, solido tra la Santa Sede e il popolo croato lo si è “respirato”. Naturalmente, nei momenti fondamentali, più esplicitamente di preghiera – l’incontro con i giovani e l’incontro con le famiglie – Cristo è stato al centro; Cristo anche nel Sacramento dell’Eucaristia, adorato e celebrato.
D. – Dalla Croazia, il Papa ha parlato a tutta l’Europa, in particolare nel discorso al Teatro nazionale dove, incontrando la società civile croata si è soffermato sui temi a lui molto cari della coscienza e della relazione tra fede e scienza …
R. – La Croazia appartiene a pieno titolo alla storia d’Europa e quindi è naturale che un discorso che il Papa faceva per il popolo croato più o meno direttamente, ma in certi momenti anche molto direttamente, diventava un discorso anche sulla cultura europea, sullo sviluppo della comunità dei popoli in Europa, sui suoi aspetti positivi e sui suoi rischi. E certamente, il discorso al mondo della cultura, alla società in generale ha toccato punti classici del Magistero del Santo Padre. Questo tema della coscienza, che diventa – mi pare – sempre più profondo e frequente: io ero rimasto molto toccato da come il Papa ne aveva parlato anche a proposito di Newman, per esempio … In questo discorso ho trovato un riferimento che mi ha molto colpito e che mi è sembrato anche abbastanza originale: ha collegato questo discorso strettamente alle famiglie: cioè, il Papa ad un certo punto ha detto: Qual è il luogo?, dov’è che si forma la coscienza dell’uomo, questa coscienza ispirata dei valori oggettivi, questa coscienza luogo di dialogo per la ricerca della verità e del bene? Si forma attraverso tutta la storia della vita della persona, a cominciare dalla sua infanzia, dal suo modo di giocare, dal suo modo di intrattenersi e di entrare in rapporto, in relazione con gli amici intorno a sé. Quindi, la formazione della coscienza al vero e al bene, alla convivenza in dialogo positivo con gli altri, è qualcosa che accompagna tutta la vita e in particolare l’ambiente familiare, che è quello dove si mettono veramente le basi profonde della personalità.
D. – Nella grande Messa a Zagabria, il Papa ha rivolto un forte, accorato appello in favore della famiglia. Qui, evidentemente, non si rivolgeva solo alla società croata …
R. – Il Papa desidera proporre la bellezza, la grandezza, la profondità dell’ideale della visione cristiana della famiglia anche come un vero aiuto, attraverso la spiritualità, attraverso il Sacramento del matrimonio, per viverla bene, nella gioia, nella fecondità, nella costruttività; e così dare un contributo positivo per questa realtà della famiglia che è fondamentale per la vita della società, ma che incontra tanti problemi e tante difficoltà, come vediamo in particolare oggi anche nelle nostre società. Quindi, quando il Papa, come a Zagabria, mette in rilievo dei rischi o fa degli ammonimenti, questo non è per fare polemica, ma è per far capire come nella visione cristiana profonda, positiva della famiglia fondata sull’amore e anche appoggiata sull’amore di Cristo, si possa dare un contributo che serve a “salvare” i valori più belli della famiglia per tutta la società umana. Quindi, non polemica ma veramente offerta di un contributo positivo.
D. – Momento conclusivo della visita è stato l’omaggio alla tomba del Beato Stepinac. I tempi sono cambiati ma – ha detto il Papa riecheggiando il vescovo martire – i cattolici sono chiamati ad annunciare anche oggi il Vangelo con coraggio, vincendo il male della mediocrità...
D. – L’evocazione della figura di Stepinac, la sua memoria riguarda certamente tempi duri, tempi oscuri del secolo passato: due totalitarismi di segno opposto ma ugualmente orribili e omicidi; però, il messaggio continua. E’ Stepinac stesso che ce l’ha detto, nelle sue parole che sono state ricordate dal Santo Padre, ma ce lo dice anche il Papa oggi. La missionarietà, di fronte a pericoli che non sono così violenti, così orribili e omicidi come quelli in cui è vissuto Stepinac a suo tempo, ma che possono essere insidiosi, perché possono essere gravi proprio perché, a lungo andare, minano elementi importantissimi per la nostra buona convivenza, per l’orientamento delle giovani generazioni. Ecco, quindi, il coraggio nell’annunciare una missione di rispetto per la persona umana, per i valori fondamentali su cui noi possiamo salvare la dignità della persona umana, è qualcosa che dobbiamo sentire anche come nostro. (gf)
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