Così Schönborn richiama i preti austriaci (e Roma) all’obbedienza al Papa
di Paolo Rodari
Il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn ha deciso nelle scorse ore di reagire in modo importante alla decisione che molto sta facendo discutere di 250 preti austriaci appartenenti a “Iniziativa parroci” di sfidare apertamente il Vaticano chiedendo che le donne possano accedere al sacerdozio.
I 250 avevano firmato pochi giorni fa il manifesto spiegando che il Vaticano “non può imporre le proprie convinzioni ai preti austriaci”. E che loro, i preti, possono autoregolarsi come meglio credono.
Schönborn ha convocato Helmut Schüller, il portavoce di “Iniziativa parroci”, e gli ha consegnato una lunga lettera nella quale si dichiara “scosso” dalla “chiamata alla disobbedienza” dei preti del suo paese. Scrive: “Non ho reagito immediatamente per non rispondere con rabbia e nel dolore”, ma il manifesto “mi ha scioccato” soprattutto perché passa l’idea che “la disobbedienza sia una virtù”.
Schönborn ha ricordato l’ordinazione sacerdotale, una scelta libera di obbedienza al vescovo e al Papa anche laddove questa risulti essere dolorosa. Il cardinale ha ricordato Franz Jägerstätter, il contadino cattolico austriaco beatificato nel 2007 per essere stato ucciso dai nazisti dopo che si rifiutò di aderire al nazismo. Schönborn chiede di prendere esempio da lui, di agire secondo coscienza, ma una coscienza che sappia riconoscere dove sta la verità da seguire.
Non è facile il ministero di Schönborn in Austria. Da tempo il cammino della chiesa deve confrontarsi con spinte rinnovatrici non sempre in linea con la sua dottrina.
Motore propulsivo di tanta vitalità è il movimento “Noi siamo chiesa”, un movimento importante per numeri e influenza nel paese. Il movimento, che a “Iniziativa parroci” è legato a stretto giro, è nato dalle ceneri del caso di Hans Hermann Groër, il predecessore di Schönborn a Vienna. Fu a seguito delle accuse di pedofilia contro Groër che a Innsbruck e a Vienna alcuni cattolici vollero reagire e stilare il celebre “Appello dal popolo di Dio”, un’agenda per le gerarchie della chiesa fatta di punti precisi.
Dal 1995 a oggi l’Appello è stato firmato da oltre due milioni e mezzo di persone. Inizialmente ci fu l’appoggio anche di molti vescovi austriaci. Poi i presuli vennero richiamati all’ordine dal Vaticano, e ritirarono l’adesione. Da quel giorno, con le gerarchie, almeno in forma ufficiale, nessun contatto. Ed è probabile che ancora oggi Roma tema in qualche modo tutto ciò che ricorda questo appello, in ogni sua forma oggi si manifesti e si palesi.
Due anni fa furono i vescovi austriaci a essere convocati in Vaticano da Benedetto XVI. La convocazione fu provocata da avvenimenti che misero in grande subbuglio la chiesa d’Austria, a cominciare dalla vicenda del vescovo ausiliare di Linz, Gerhard Wagner, nominato dal Papa. Wagner, d’impostazione tradizionalista, doveva affiancare il vescovo titolare della diocesi che aveva notevoli problemi di governo. Una campagna di stampa, e soprattutto la reazione di alcuni confratelli dell’episcopato, portò Wagner alle dimissioni prima della consacrazione.
Oggi la sfida è ancora la stessa. Richiamare i cattolici anche più liberal all’unità, nel tentativo di non disunire una chiesa complessa e multiforme. La lettera di Schönborn è un segnale chiaro che il cardinale allievo prediletto del Papa dà all’Austria e anche a Roma.
Pubblicato sul Foglio sabato 9 luglio 2011
© Copyright Il Foglio, 9 luglio 2011 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
5 commenti:
La Chiesa austriaca DOVEVA condannare ed ISOLARE il "Noi siamo chiesa".... al contrario, alimentandone le presunzioni, non poteva che ingannare altri....
Questa storia si ripete da cinquant'anni...grazie al Vaticano II che ha liberato i veleni mefitici del Vaso di Pandora del modernismo e del progressismo...ormai ci stiamo abituando a conviverci e a convincerci che ci siano due chiese parallele ma se non si interviene con energia e subito una andrà a sbattere contro il muro.
la mia modestissima impressione è che abbiano cercato e stiano cercando di ripetere l'esperienza passata sia in Germania che in Austria e che Kung sia tutt'altro che fuori dal mestiere di puparo (come al solito).
Prima ha provato a sollevare i vescovi perchè disubbidissero e non si era ancora spento l'eco della pernacchia di risposta che ha provato coi teologi in Germania e adesso i preti e i diaconi in Austria. Perchè Noi siamo Chiesa chi è alla fine?
E noi normali credenti cattolici apostolici romani cosa siamo? Non siamo Chiesa noi, cosa siamo, una ferramenta?Degli eretici? Dei disgraziati?
Io non so e non conosco la situazione in questi paesi ma certe ricorrenze sono così visibilmente insufflate che mi meraviglia non ci sia un astuto giornalista che metta insieme i pezzettini. Anche se il mosaico finale ha la forma di una popò.
Dai , amici giornalisti, portate una vanga al grande Kung.
Non è mai troppo tardi.
Dobbiamo comunque lodare il card. Sconborn che ha prontamente preso carta e penna per difendere la Chiesa il Santo Padre: non ha fatto come policarpo di Lisbona che ha lanciato il sasso e nascosto...la manina
Caterina ha ragione avrebbe dovuto isolare "noi siamo chiesa" praticamente onnipotente dopo lo scandalo Groer. Invece ha preferito il dialogo e eccentricità di vario genere che non sto a ricordare, nell'illusione che le cose andassero a posto. Avesse seguito il suo maestro ... adesso pare si sia reso conto che l'atteggiamento dialogante con certa gente convinta di essere il meglio non porta a nulla. Il brutto è che in Germania mi pare stiano battendo lo stesso tasto.
Alessia
Posta un commento