domenica 3 luglio 2011

I 60 anni di sacerdozio di Joseph Ratzinger. Benedetto XVI, il Papa che spiega la fede con la forza della ragione (Gagliarducci)

I 60 anni di sacerdozio di Joseph Ratzinger

Benedetto XVI, il Papa che spiega la fede con la forza della ragione

Andrea Gagliarducci

Se sessant'anni fa avessero detto a Ratzinger che avrebbe festeggiato l'anniversario del suo sacerdozio da Papa e a Roma, forse avrebbe sorriso: era un teologo, e tale pensava sarebbe rimasto tutta la vita. Se glielo avessero chiesto 20 anni fa, avrebbe sorriso ugualmente: sperava di andare in pensione presto, aveva già comprato una casa nella campagna bavarese da dividere con suo fratello Georg, passando gli ultimi anni della sua vita lontano dai veleni della Curia, dedicandosi a scrivere il Gesù di Nazaret, l'opera che considera il completamento della sua carriera di teologo.
Invece Joseph Ratzinger è diventato Papa Benedetto XVI. Per una ironica coincidenza della storia, è stato ordinato sacerdote il giorno dei Santi Pietro e Paolo, giorno di festa per la Curia vaticana e per tutta la città di Roma, giorno in cui il Papa consegna i palli agli arcivescovi metropoliti (oltre 200, che indossavano casule di una ditta napoletana interamente comprate per il Vaticano da un anonimo donatore), giorno importante per la Chiesa di Roma.
Per Joseph Ratzinger, sacerdozio significa essere amici di Dio. Lo aveva spiegato già nella Santa Messa del Crisma del 2006, che essere sacerdote significa "Diventare amico di Gesù Cristo. Per questa amicizia dobbiamo impegnarci ogni giorno di nuovo. Amicizia significa comunanza nel pensare e nel volere...E questa comunione di pensiero non è una cosa solamente intellettuale, ma è comunanza dei sentimenti e del volere e quindi anche dell'agire". Ribadisce il concetto nell'omelia di ieri, ricordando le parole sulle quali era incentrata l'omelia del cardinale Faulhaber che lo ordinò sacerdote: "Non più servi, ma amici", una frase che "racchiude l'intero programma del ministero sacerdotale". "L'amicizia - spiega il Papa - non è soltanto conoscenza, è soprattutto comunione del volere. Significa che la mia volontà cresce verso il "sì" dell'adesione alla sua. La sua volontà, infatti, non è per me una volontà esterna ed estranea, alla quale mi piego più o meno volentieri oppure non mi piego".
È una scelta che Benedetto XVI ha voluto portare avanti, nel nome del motto episcopale che si è scelto da quando era vescovo: "Cooperatori della verità".
La sua non è stata una vocazione nata da una illuminazione improvvisa, quanto da una consapevolezza che è maturata con il tempo, che ha avuto anche i suoi alti e bassi iniziali, ma che poi si è configurata come una scelta certa.
Collaboratore della verità da giovane teologo, quando collabora con il cardinale di Colonia Frings al Concilio Vaticano II, e regala pagine importanti sul "Popolo di Dio"; collaboratore della verità da teologo più maturo, quando decide di evitare le contestazioni per una ricerca mite basata sulla ricerca, perché l'insegnamento della Chiesa è che la verità non si impone, ma viene fuori da sé, e fonda la rivista Communio, per dare un altro punto di vista all'ermeneutica del Concilio; collaboratore della verità quando si ritrova catapultato in una dimensione diversa, da vescovo della diocesi di Monaco. E collaboratore della verità da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dove tutti lo ricordano con affetto, perché "quello che faceva era creare un clima di amicizia e collaborazione".
"Spesso - racconta uno dei suoi vecchi sottoposti - sarebbe stato anche meno duro in certe scelte, ma si doveva adeguare alla maggioranza della Congregazione". Nei 60 anni di sacerdozio, ringraziando Dio per il dono della vocazione, ha portato tutte queste esperienze nel suo Papato, cercando di spiegare la fede con la forza della ragione. E in questo è rimasto, in fondo, più prete che Papa.

© Copyright La Sicilia, 30 giugno 2011

1 commento:

laura ha detto...

Una piccola precisazione senza alcun intento polemico: nel discorso rivolto al Papa, il card. Sodano ha citato il libro autobiografico del Papa. In realtà l'alloras Card. RATZINGER, lo scrisse al compimento del 70° e non del 50° anno, ma sarà stata sicuramente una svista. Scusate e buona giornata