martedì 5 luglio 2011

Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti (Radio Vaticana)

Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti

Un giornale unico che aiuta i fedeli a valutare i segni dei tempi con la speranza della fede: così, Benedetto XVI ha definito “L’Osservatore Romano”, nella visita al quotidiano della Santa Sede, avvenuta stamani. Occasione dell’avvenimento, il 150.mo di fondazione del giornale, celebrato lo scorso primo luglio. Il Pontefice, che ha parlato quasi interamente a braccio, ha espresso riconoscenza a quanti “fanno” questo giornale “con passione umana e cristiana e con professionalità”. Un lavoro definito “prezioso e qualificato, al servizio della Santa Sede”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal direttore, il prof. Giovanni Maria Vian. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Vorrei dirvi di cuore come si fa in casa: buon compleanno!”: così, con semplicità, Benedetto XVI ha voluto esprimere la sua gratitudine al quotidiano della Santa Sede, giunto al “notevole traguardo” dei 150 anni di vita. Nella sua visita, il Papa ha potuto incontrare tutto il personale dell’Osservatore Romano, un centinaio di persone di diverse nazionalità, e nel suo discorso si è dunque soffermato sul contributo speciale che il giornale diretto da Giovanni Maria Vian offre nel panorama dell’informazione:

“Non è solo una officina, è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome; osservatorio per vedere le realtà di questo mondo e informare noi su queste realtà. Esse riflettono ... sia le cose lontane che quelle vicine”.

Il Papa si è così soffermato su quello che ha definito “uno dei grandi vantaggi dell’Osservatore Romano” e cioè “un’informazione universale che realmente vede il mondo, e non solo una parte”:

“Nei giornali normali si informa, ma con una preponderanza del proprio mondo che fa qualche volta dimenticare molte altre parti di questa terra che sono non meno importanti. Qui si vede qualcosa di questa coincidenza di 'urbs et orbis' che è caratteristica della cattolicità, in un certo senso anche una eredità romana: realmente, vedere il mondo e non solo se stessi”.

Ancora, ha proseguito il Papa, “L’Osservatore Romano” si occupa delle “cose lontane” anche in un altro senso:

“L’Osservatore non rimane nella superficie degli avvenimenti, ma va alle radici: oltre la superficie, ci mostra le radici culturali, il fondo delle cose. E' per me, non solo un giornale, ma anche una rivista culturale. Ammiro come sia possibile ogni giorno darci grandi contributi che ci aiutano a capire meglio l’essere umano, le radici da cui vengono le cose e dove sono comprese, realizzate, trasformate”.

Ma, ha soggiunto il Papa, il quotidiano vaticano “vede anche le cose vicine”, il “nostro piccolo mondo che tuttavia è un mondo grande". Benedetto XVI ha poi constatato che “nessuno può informare su tutto”:

“E’ sempre necessaria una scelta, un discernimento. E’ perciò decisivo, nella presentazione dei fatti, il criterio di scelta: non c’è mai il fatto puro, c’è sempre anche una scelta che determina che cosa debba apparire e cosa non debba apparire”.

Il Papa ha rilevato che oggi queste scelte delle priorità, “sono spesso e in molti organi dell’opinione pubblica, molto discutibili”. L’Osservatore Romano si fa invece guidare dal senso di giustizia e dal Vangelo. Dunque, ha affermato, “abbiamo come criterio la giustizia” e “la speranza che viene dalla fede”. Ecco perché, ha concluso con gratitudine, L’Osservatore Romano non fa solo “informazione” ma anche “formazione”. Dal canto suo, il direttore del giornale, il prof. Giovanni Maria Vian ha espresso la sua gratitudine per l’incontro familiare che il Papa ha riservato ad ogni dipendente dell’Osservatore Romano. Quindi, si è soffermato sul motto del giornale che campeggia sulla testata “Unicuique suum, non praevalebunt”:

“Unicuique suum, un principio della filosofia antica, la giustizia, tratta dal diritto romano, l'altra non prevalebunt, deriva dal detto di Gesù nel Vangelo di Matteo. E' lo stesso detto che contiene il Tu es Petrus. Quindi questo significa veramente un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non prevalebunt. Siamo naturalmente tutti nella stessa piccola barca, navicula Petri. Grazie Santità”.

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