venerdì 1 luglio 2011

Il pranzo di Benedetto XVI con i cardinali. Il card. Sodano ricorda l'allodola di Frisinga ed il Papa apre il cuore ai ricordi personali. Il commento dell'Osservatore Romano

Il pranzo del Pontefice con il Collegio cardinalizio

La bellezza dello stare insieme

Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum, "Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme": queste parole del Salmo 133 sono state per Benedetto XVI realtà vissuta venerdì mattina, 1° luglio, nella Sala Ducale.
Lo ha sottolineato egli stesso nel discorso ai cardinali presenti al pranzo offerto in suo onore, in occasione del sessantesimo di ordinazione sacerdotale. Un incontro che per il Papa ha messo in luce la bellezza dello stare insieme e del vivere insieme la gioia del sacerdozio, dell'essere chiamati dal Signore.
Il Pontefice ha ringraziato il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, per le belle, commoventi e confortanti parole rivoltegli nella circostanza e soprattutto per il dono di cinquantamila euro, che ha immediatamente consegnato nelle mani del cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, perché - ha spiegato - in questo modo l'"essere insieme" si allarga ai poveri dell'Urbe. Per Benedetto XVI infatti erano idealmente presenti al pranzo quei poveri che hanno bisogno del nostro aiuto e della nostra assistenza, del nostro amore, che si realizza concretamente nella possibilità di mangiare, di vivere bene; quei poveri di Roma, che sono amati dal Signore.
Il Papa ha poi parlato dell'esperienza della fraternità come di una realtà interna al sacerdozio, perché uno non viene mai ordinato da solo ma è inserito in un presbiterio, o da vescovo nel collegio episcopale. Perciò - ha aggiunto - questa è un'ora di gratitudine per la guida del Signore, per tutto quello che gli ha donato e perdonato in questi anni, ma anche un momento di memoria. E in questo fare memoria il Papa è tornato con il pensiero al 1951, quando il mondo era totalmente diverso da oggi. Quindi ha parlato della sua Germania con le città distrutte, l'economia a terra e una grande povertà materiale e spirituale, che i tedeschi hanno fronteggiato con una forte energia e con la volontà di ricostruire il Paese e di rinnovarlo sul fondamento della fede cristiana.
Dopo aver rievocato gli inizi, vissuti con grande entusiasmo e con gioia, il Papa ha poi parlato del concilio Vaticano II, quando tutte le speranze sembravano potersi realizzare, e della rivoluzione culturale nel Sessantotto: anni difficili in cui la barca del Signore si riempiva d'acqua, rischiando di affondare, anche se il Signore - che sembrava dormire - era presente e ha mandato avanti la nave di Pietro.
Non potevano poi mancare il ricordo degli anni di lavoro - definiti indimenticabili - durante il pontificato del beato Papa Giovanni Paolo II e poi l'ora totalmente inaspettata del 19 aprile 2005, quando il Signore ha chiamato Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. In questi sessant'anni - ha detto in proposito - quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore: Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre. Ed è per questo che il momento della memoria e della gratitudine è per Benedetto XVI anche il momento della speranza. Con il suo aiuto - ha concluso - andiamo avanti.

In precedenza il cardinale Sodano aveva rivolto al Papa il seguente saluto a nome del Collegio cardinalizio

Santità, venerato ed amato Successore di Pietro!
In occasione dei Suoi primi cinquant'anni di vita, ella ci aveva lasciato un libro di ricordi, parlandoci fra l'altro, della gioia provata nel giorno della sua ordinazione presbiterale, in quel lontano 29 giugno del 1951.
Ella poi aveva scritto che proprio nel momento in cui il compianto cardinale Faulhaber Le imponeva le mani, un uccellino, forse un'allodola (eine Lerche) si era levata dall'altare maggiore della cattedrale, facendovi risuonare il suo trillo gioioso.
Oggi, in questa Sala Ducale, noi vorremmo pure far risuonare un bel canto, come quello dell'allodola di 60 anni fa, ma non siamo in grado, le ripetiamo però quelle parole che allora le parvero essere sussurrate dall'alto: "Va bene così, sei sulla strada giusta!".
Al canto abbiamo rinunciato, a causa della nostra età non più giovanile! Non rinunciamo però a ripeterle quelle parole che Le parvero giungere dall'alto: "Va bene così, sei sulla strada giusta!".
Santità, in questa tappa importante della sua vita i membri del Collegio cardinalizio residenti in Curia e alcuni amici che si sono associati si stringono intorno a Lei, ringraziando il Signore per l'abbondante bene che Le ha concesso di seminare nel vasto campo della Chiesa, agricultura Dei (1 Cor 3, 9).
In realtà, al traguardo dei 60 anni di sacerdozio sono giunti ben pochi Suoi Predecessori sulla Cattedra di Pietro. L'unico caso a noi vicino è quello del Papa Leone XIII che potè celebrare il suo 60° di presbiterato nel 1897, all'età di 87 anni. In quella fausta circostanza, i Cardinali d'allora gli regalarono un orologio a pendolo con la seguente scritta latina: horas tibi sonet nisi serenas, che esso ti suoni soltanto delle ore serene! C'è ancora nel Palazzo Apostolico, in un angolo, in un ufficio, lo potete controllare. Noi oggi vogliamo pure augurarle, Santo Padre, delle ore serene, con voce ancor più squillante dell'orologio a pendolo di Leone XIII!
A conoscenza poi della sua sensibilità pastorale verso la sua cara diocesi di Roma, d'intesa con alcuni cardinali, ho pensato di proporre ai confratelli di farle un regalo diverso, e cioè i cardinali hanno così accettato di offrirle un obolo per i poveri di Roma, considerando le urgenti necessità di tanti romani, come dei numerosi immigrati e rifugiati.
Con questo stesso spirito di partecipazione alla sua sollecitudine pastorale, il Collegio cardinalizio ha voluto anche offrire un pranzo a duecento poveri di Roma, proprio nella festa di San Pietro, su iniziativa del Collegio cardinalizio e del Circolo di San Pietro, proprio per onorare vostra Santità nel 60° di sacerdozio. Alcuni di questi fortunati invitati ci hanno scritto un biglietto di ringraziamento che ho fatto vedere poco fa a sua Santità nella loro scrittura originale e anche in qualche caso infantile. Per esempio c'è uno che scrive in spagnolo, è una badante peruviana, e un altro che scrive: "Alla Sua Santità, il Papa che è Padre: vorrei ringraziarvi per il pranzo che ci avete offerto a me e alla mia famiglia, sperando nella sua felicità e serenità e crescita cristiana. Con devozione e rispetto. Claudio". Sentiamo quindi che la famiglia di Roma è tutta unita ricchi e poveri, sacerdoti e fedeli, intorno al Papa. Il dramma della povertà di Roma è noto a tutti noi.
Al momento dell'unificazione dell'Italia, 150 anni fa, Roma aveva 170.000 abitanti, secondo le statistiche. Oggi la diocesi di Roma giunge a quasi tre milioni di abitanti, mentre la grande Roma supera i quattro milioni. Ed i poveri sono sempre con noi.
Di fronte a tale realtà, la Chiesa di Roma vuole essere, oggi più che mai, la Chiesa della carità. E noi cardinali, incardinati nella Chiesa di Roma, siamo partecipi di questa sua paterna sollecitudine. E quindi con il loro modesto obolo vogliono contribuire a quest'importante opera e le rimettono, quindi, un unito assegno bancario di 50.000 euro, raccolti in questi giorni tra di noi che vostra Santità potrà destinare come meglio crede.
Santità, ci senta sempre a lei vicini, soprattutto in questo bel giorno, mentre noi Le diciamo in coro: ad multos annos, ad multos felicissimos annos!.

(©L'Osservatore Romano 2 luglio 2011)

1 commento:

laura ha detto...

Rendiamo grazie al Signore! per il nostro Papa