Il saluto del direttore
Pubblichiamo il saluto che il direttore del nostro giornale, parlando a braccio, ha rivolto a Benedetto XVI.
Padre Santo,
soltanto poche parole per dirle grazie di questa visita che Vostra Santità ha voluto fare per il centocinquantesimo anniversario del nostro giornale: del giornale di Vostra Santità, del giornale della Santa Sede.
È una ricorrenza importante, e ringrazio a nome di tutto il giornale della lettera che ha voluto indirizzarci, così come abbiamo ringraziato il segretario di Stato di Vostra Santità della messa che ha voluto celebrare per noi proprio nel giorno anniversario, il 1° luglio, in uno dei luoghi più sacri e più belli di Roma, la Cappella Paolina. Siamo soprattutto grati per questa visita così familiare: Vostra Santità ha voluto incontrare ognuno di noi.
È un gesto che ci tocca molto, è un gesto di cui siamo profondamente grati. Sentiamo Vostra Santità non solo come l'editore, ma anche come il primo collaboratore del giornale, insieme naturalmente al segretario di Stato e alla Segreteria di Stato, che qui è rappresentata da monsignor assessore, Peter Bryan Wells, da monsignor Polvani e da suor Maria Patrizia Bellavia dell'Ufficio informazioni. Sono i nostri superiori immediati. Siamo veramente toccati da questo gesto che significa, vent'anni dopo l'ultima visita del vostro predecessore, una vicinanza che sentiamo molto. Siamo piccoli, ce lo ricordava il cardinale Bertone a messa, anche se siamo un centinaio di quindici Paesi diversi.
Manca solo l'Asia. Qui però, dal 2008, pubblichiamo l'edizione in malayalam, una versione dell'edizione in lingua inglese, ed è la prima volta che il giornale viene stampato interamente in caratteri non latini. Ma tutte queste cose Vostra Santità le sa e voglio solo riflettere un momento sulla coincidenza temporale tra questa ricorrenza così importante per il giornale della Santa Sede e il sessantesimo anniversario della ordinazione sacerdotale di Vostra Santità. C'è un precedente: nel gennaio del 1930 ci fu la prima visita di Pio XI. Il giornale era appena entrato in Vaticano, e in quella circostanza era appena stato celebrato il giubileo sacerdotale di Papa Ratti, il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
C'è dunque questo precedente, ma soprattutto c'è un particolare che mi ha fatto riflettere, mentre Vostra Santità celebrava a San Pietro: una coincidenza che mi ha molto colpito.
Uno dei due motti sotto la nostra testata è Unicuique suum che, come Vostra Santità sa bene, è un principio della filosofia antica, quello della giustizia, tratto dal diritto romano. L'altro, Non praevalebunt, è un detto di Gesù nel Vangelo di Matteo, lo stesso che contiene il Tu es Petrus. Allora questo significa davvero un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non praevalebunt. Siamo tutti nella stessa piccola barca, la navicula Petri. Grazie, Santità.
(©L'Osservatore Romano 6 luglio 2011)
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