PAPA: ALL'OSSERVATORE HA SEGUITO LA VIDEOIMPAGINAZIONE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 5 lug.
Seduto a una delle postazioni di video-impaginazione dell'Osservatore Romano, Benedetto XVI ha seguito oggi le diverse fasi della lavorazione che consente al quotidiano vaticano di arrivare in edicola.
"Ero molto curioso di vedere come viene fatto un giornale", ha confidato il Papa che dell'Osservatore e' in pratica l'editore.
Da quando il 4 novembre 1929, pochi mesi dopo la firma del Trattato del Laterano, la sede del quotidiano si e' trasferita all'interno della Citta' del Vaticano, le porte della redazione si sono aperte a cinque Papi.
Ha cominciato Pio XI nel gennaio del 1930. E anche allora - come oggi ha rilevato il direttore professor Giovanni Maria Vian all'inizio dell'incontro - la visita seguiva di poco l'anniversario sacerdotale del Pontefice: cinquant'anni per Achille Ratti (20 dicembre 1929), sessant'anni per Joseph Ratzinger (29 giugno 2011). Poi e' stata la volta di Giovanni XXIII nel 1959, quindi di Paolo VI nel 1963, di Giovanni Paolo II (che ha compiuto due visite, nel 1979 e 1991) e infine di Benedetto XVI.
Accompagnato dall'arcivescovo James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, e da monsignor Georg Gaenswein, suo segretario particolare, il Papa e' stato accolto all'ingresso della sede del giornale, in via del Pellegrino, dal cardinale Tarcisio Bertone, suo segretario di Stato, dal direttore Vian con il vice Carlo Di Cicco e dal direttore generale della Tipografia Vaticana, il salesiano don Pietro Migliasso.
Salito in ascensore al terzo piano, dove in un salone erano riunite tutte le componenti della comunità di lavoro il personale della redazione del quotidiano, delle altre edizioni, dell'ufficio correttori di bozze, della postazione grafica e tecnica, dell'amministrazione e della segreteria il Pontefice ha voluto salutare personalmente ognuno dei presenti, a cominciare dal segretario di redazione Gaetano Vallini, dal redattore capo Antonio Chila' e dal redattore capo grafico Piero Di Domenicantonio. In tutto un centinaio di persone, rappresentative di ben quindici Paesi di quattro continenti: Europa, America, Africa e Oceania.
"Non accade tutti i giorni - commenta il vicedirettore Di Cicco in un editoriale dedicato alla visita - di avere un Papa in redazione. Neppure se la testata e' l'Osservatore Romano». Pensarlo, prima che accada, diventa un puro gioco di fantasia, ma oggi e' accaduto davvero per la redazione, i grafici e tutto il personale del giornale della Santa Sede e la fantasia e' diventata realta'.
Niente di paludato, tutto molto semplice e lineare come le notizie vere, importanti, i flash di agenzia che contano e allora diventano dirompenti, mettono a rumore le redazioni e scuotono tutta la catena informativa dal torpore di giornate qualunque".
"Benedetto XVI, venuto in visita al giornale per testimoniare la sua vicinanza in occasione dei 150 anni del quotidiano, si e' calato perfettamente - scrive Di Cicco - nell'ambiente: il Papa sa muoversi con naturalezza nella semplicita' e nella sobrieta' delle cose. Un maestro dell'essenziale a cominciare dal discorso gia' scritto, un esempio di brevita' e completezza invidiabile dalle migliori penne del giornalismo".
Ma anche nell'improvvisare sceglie "un linguaggio attuale e appropriato alla comunicazione globalizzata e svolge con naturalezza il suo ragionare a braccio sul senso dell'informare e spiega il contributo tipico dell'Osservatore Romano nell'arena della pubblica opinione, la sua visita non ci appare piu' solo ristretta alla redazione, ma un acquisto che mette il giornale con levita' sulla sua lunghezza d'onda. Giornale piccolo che pensa in grande perche' e' al servizio della giustizia e quindi delle vicende dell'umanita' e al servizio della speranza e percio' aperto al senso cristiano della vita".
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