Il saluto del cardinale Gianfranco Ravasi
Note diverse suonate dalla stessa cetra
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha rivolto al Papa il seguente saluto.
Santità, il 21 novembre 2009, nella Cappella Sistina, Lei rivolse ai quasi trecento artisti provenienti da tutto il mondo là raccolti questo congedo: «Vi saluto, come già fece Paolo VI in questo stesso luogo nel 1965, con una sola parola: arrivederci!». È così che oggi sono ritornati davanti a Lei sessanta artisti, rappresentanti di tutte le iridescenze delle arti, delle culture e dei popoli, ciascuno con un dono creato dalle loro menti e dai loro cuori. Nel cielo del loro itinerario creativo hanno fatto da guida tre stelle che portano nomi straordinari: Verità, Carità e Bellezza. Tre luci, quindi, che si intrecciano ora col Suo anniversario sacerdotale, perché il sacro e il bello sono tra loro fratelli.
Il filosofo Jean Guitton, che era anche un raffinato pittore, aveva infatti messo in parallelo il sacramento e l'arte perché -- scriveva -- in entrambi coesistono il numen e il lumen: il numen, cioè il mistero, il trascendente, l'invisibile e l'ineffabile, l'infinito e l'eterno, ma anche il lumen, cioè la rivelazione, l'epifania, l'intelligibilità, l'incontro. È per questo, Santità, che l'augurio che i sessanta artisti -- unitamente al Pontificio Consiglio della Cultura -- Le rivolgono, attraverso la mia voce, per i Suoi sessant'anni di Sacerdozio è, sì segno di affetto, ma anche di sintonia profonda. Per usare un'immagine biblica (Sapienza, 19, 18), sono «note diverse suonate dalla stessa cetra: variano la specie del ritmo ma fluiscono sempre secondo la stessa tonalità e armonia».
(©L'Osservatore Romano 4-5 luglio 2011)
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