sabato 2 luglio 2011

Scola arcivescovo di Milano (Giampaolo Cerri)

Da Grosseto a Milano, la scalata dell'ex patriarca

Scola, prete manager
Ha avviato scuole e radio di successo


di Giampaolo Cerri

Scola è un manager, ha detto, il giorno della sua nomina episcopale, Massimo Cacciari, filosofo che da sindaco di Venezia aveva conosciuto molto bene l'ex-patriarca chiamato da Ratzinger alla guida della diocesi ambrosiana. E sono stati in molti, nelle ampie pagine dedicate al cardinale, a richiamare questa sua capacità di costruzione ricordando la nascita di Oasis, la fondazione dedicata alla dialogo fra oriente e occidente, fra cristiani e musulmani.
Angelo Scola però aveva dato prova di queste sue qualità anche nel primo periodo di episcopato, quello di Grosseto, meno celebrato dalle cronache ma ricco di vicende che restituiscono molto effiacemente la personalità del nuovo arcivescovo milanese. Classe '41, lecchese, Scola fu vescovo della cittadina dal settembre 1991, all'ottobre del 1995.
Un piccolo centro, 82mila abitanti circa, per un vescovo giovane, 50 anni, ma soprattutto per un ciellino. L'appartenenza al movimento di don Giussani, anzi la discepolenza diretta col fondatore di Comunione e liberazione, fece abbastanza rumore, allora, perché era ancora vivo il ricordo delle polemiche del giornale vicino a Cl, Il Sabato, verso l'opera di Giuseppe Lazzati, storico rettore della Cattolica e rappresentante autorevole del cattolicesimo democratico. «Quando fu nominato non sapevamo chi fosse ma un sacerdote ne ricordò l'appartenenza a Cl e ci apparve subito uomo di parte», ricorda oggi monsignor Roberto Nelli, che ne sarà in seguito vicario generale.
Timori fugati in pochi giorni, con un dinamismo che travolse tutto e tutti: incontri, celebrazioni, ritiri con cui l'ambrosianità di Scola infervorava la chiesa grossetana. «Non trascurava niente, dalle persone, ai restauri, alle vocazioni», dice Nelli. Particolarmente attento ai giovani, il neovescovo arrivò a coinvolgerne 500-600 in incontri dedicati: «Sei di quei ragazzi», ricorda Nelli, «riaprirono il seminario». Cordiale e attento nel dialogo con le autorità cittadine, col comune in mano all'allora Pds, Scola diventò in breve un riferimento per l'intera città: «Tenevo il testo delle sue omelie in sagrestia», ricorda Nelli, «appena la messa era terminata, lo richiedevano tutti, dal sindaco al prefetto».
Proverbiale una predica nella quale si scagliò contro la pratica delle lettera anonime che surriscaldava il clima politico cittadino: «Nei giorni successivi, il corvo tacque», ricorda l'ex-vicario. Ma soprattutto, Scola seppe farsi amare dai suoi nuovi concittadini: «All'inizio lo chiamavano il tedesco, per via dei capelli rossi, ma entro pochi giorni avevano capito che lui scommetteva su di loro, più di quanto non facessero loro stessi», ricorda Paolo Pecciarini, preside del Liceo Chelli, che lo stesso vescovo volle aprire, insieme alle medie inferiori, constatato che in diocesi i cattolici gestivano solo scuole materne.
Durante il periodo grossetano, ricevuta la delega alle comunicazioni sociali, Scola aprì una radio cattolica, ToscanaOggi.
Per metterla in piedi, riunì intorno a un tavolo un pezzo di laicato: le potenti Misericordie e la Cisl toscana, che rilevarono, insieme ad alcune diocesi, una piccola radio esistente, Radio Monte Serra, acquistando nuove frequenze in tutta la regione.
A dirigere l'emittente, che stava nella città del cardinal Silvano Piovanelli, chiamò un lapiriano doc come Renato Burigana, in seguito capo di gabinetto del sindaco Mario Primicerio, anche se, come caporedattore, scelse un giovane giornalista ciellino, Enrico Viviano, che poi sarebbe diventato stretto collaboratore dello stesso Piovanelli e portavoce dei suoi successori. E dai microfoni della stessa emittente, ogni venerdì, l'arcivescovo di Firenze parlava, regolarmente ripreso dalle cronache, ma la radio era di tutt'altra pasta rispetto a molte analoghe esperienze cattoliche: identità netta ma programmazione laica e vivace, in grado di parlare a tutti. Come amava fare lo stesso Scola che, forse per discrezione, ci si affacciò molto raramente. Oggi quell'emittente, ribattezzata Radio Toscana, è una delle più ascoltate nella regione.

© Copyright Italia Oggi, 2 luglio 2011 consultabile online anche qui.

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