VATICANO-CINA: PAPA SCOMUNICA NUOVO VESCOVO DI LESHAN
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 4 lug.
Un'ordinazione "illegittima" che crea "divisione" e "tensioni" all'interno della Chiesa in Cina e che per questo "amareggia" molto il Papa.
La Santa Sede commenta cosi', in una dichiarazione diffusa oggi, la notizia dell'ordinazione episcopale in Cina, conferita senza il mandato apostolico lo scorso 29 giugno e che dunque comporta la scomunica automatica del sacerdote Paolo Lei Shiyin, un presule ordinato, rileva la nota, "senza mandato pontificio e quindi illegittimamente", che dunque "e' privo dell'autorita' di governare la comunita' cattolica diocesana" e che ovviamente "la Santa Sede non lo riconosce come il vescovo della diocesi di Leshan".
Di conseguenza, si precisa, "restano fermi gli effetti della sanzione in cui egli e' incorso per la violazione della norma del canone 1382 del Codice di Diritto Canonico". Lo stesso padre Lei Shiyin, si legge nella dichiarazione, "era stato informato da tempo che non poteva essere accettato dalla Santa Sede come candidato episcopale, a causa di motivi comprovati e molto gravi".
Anche i vescovi consacranti, si dichiara subito dopo, "si sono esposti alle gravi sanzioni canoniche, previste dalla legge della Chiesa, in particolare quelle descritte dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico".
"Un'ordinazione episcopale senza mandato pontificio - prosegue la Santa Sede - si oppone direttamente al ruolo spirituale del Sommo Pontefice e danneggia l'unita' della Chiesa. L'ordinazione di Leshan - si legge - e' stata un atto unilaterale, che semina divisione e, purtroppo, produce lacerazioni e tensioni nella comunita' cattolica in Cina. La sopravvivenza e lo sviluppo della Chiesa possono avvenire soltanto nell'unione a colui al quale, per primo, e' affidata la Chiesa stessa, e non senza il suo consenso, come invece e' avvenuto a Leshan. Se si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica, si devono rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa". Un'ordinazione episcopale che "ha amareggiato profondamente il Papa, il quale - conclude il comunicato - desidera far giungere agli amati fedeli in Cina una parola di incoraggiamento e di speranza, invitandoli a pregare e a essere uniti".
Ricordando che anche nel caso dell'ordinazione di Leshan "i vescovi consacranti si sono esposti alle gravi sanzioni canoniche, previste dalla legge della Chiesa", la nota vaticana di oggi rimanda poi a una recente dichiarazione del Pontificio Consiglio per i testi legislativi che lo scorso 6 giugno ha ribadito come le ordinazioni di vescovi privi di mandato del Papa per il diritto canonico, rappresentino "delitti" che comportano la scomunica latae sententiae, ma in circostanze particolari (come quelle che la Chiesa vive in Cina) possono essere riconosciute quali attenuanti capaci di "mitigare la pena" le pressioni subite da parte delle autorita' civili ad esempio con la minaccia di ritorsioni. Ma questo non esime i presuli coinvolti dal compiere gesti di pubblica contrizione "senza i quali il governo pastorale difficilmente potrebbe essere recepito dal Popolo di Dio come manifestazione della presenza operante di Cristo nella sua Chiesa".
Il dicastero vaticano presieduto dall'arcivescovo Francesco Coccopalmerio ha sottolineato nel testo la necessita' per i vescovi coinvolti contro la loro volonta' in consacrazioni illecite di "ricuperare autorevolezza mediante segni di comunione e di penitenza che possano essere apprezzati da tutti". I vescovi, infatti, come ribadisce il Concilio Vaticano II, "reggono le Chiese particolari loro affidate con il consiglio, la persuasione, l'esempio". Il Pontificio Consiglio ha affrontato nell'occasione anche la questione delle ordinazioni illecite ricordando che "gli atti derivanti dalla potesta' di ordine e realizzati nelle succitate circostanze di sacrilegio sarebbero validi".
Quanto alla scomunica latae sententiae, nella quale cioe' si incorre automaticamente, il dicastero - che in Vaticano ha le funzioni di una Corte Costituzionale - ha ricordato il 6 giugno che "allo scomunicato e' proibito prendere parte come ministro alla celebrazione dell'Eucaristia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico; celebrare sacramenti e sacramentali e ricevere qualunque sacramento; esercitare funzioni ministeriali ecclesiastiche e porre atti di governo".
Proibizioni che "scattano ipso iure dal momento stesso in cui si incorre in una pena latae sententiae. Non occorre percio' che intervenga alcuna Autorita' che imponga al soggetto dette proibizioni: la consapevolezza del proprio delitto e' sufficiente perche' chi e' incorso nella sanzione sia tenuto davanti a Dio ad astenersi da tali atti, pena la commissione di un atto moralmente illecito e pertanto sacrilego".
La cerimonia di Leshan - secondo quanto riferito da AsiaNews, l'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere - era stata presieduta da monsignor Fang Xinyao di Linyi, presidente dell'Associazione Patriottica - che in Cina si comporta di fatto come una Chiesa scismatica - e per il quale e' evidente che sia scattata automaticamente la scomunica come per l'ordinato. Gli altri vescovi coordinanti erano stati monsignor Fang Jianping di Tangshan, monsignor He Zeqing di Wanzhou, monsignor Li Shan di Pechino, monsignor Li Jing di Ningxia, monsignor Xiao Zejiang di Guizhou, monsignor Zhao Fengchang di Liaocheng, che sono tutti presuli legittimi in quanto riconosciuti dalla Santa Sede e per i quali la scomunica automatica potrebbe non valere, se hanno agito perche' costretti dalle circostanze e se si impegneranno a compiere atti di pubblica riparazione.
Da parte sua, in un articolo a firma del direttore, padre Bernardo Cervellera, AsiaNews chiarisce anche il significato della frase della Santa Sede riguardo al monito dato in precedenza al nuovo vescovo di Leshan che non poteva essere accettato come candidato "per motivi gravi": in Vaticano risulterebbe infatti che il nuovo vescovo abbia due figli.
Inoltre e' membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, un organismo di consiglio al parlamento cinese, ed e' vice-presidente dell'Associazione Patriottica dopo essere stato presidente dell'Ap per il Sichuan.
Padre Cervellera esprime anche il timore che "Pechino voglia creare uno scisma di fatto, ordinando decine di altri vescovi senza il mandato papale". "L'Ap e il Governo - scrive - stanno pianificando altre decine di ordinazioni illecite creando uno scisma di fatto nella Chiesa cinese e rendendo vano lo sforzo compiuto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI per riconciliare la Chiesa ufficiale e sotterranea".
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2 commenti:
Scomunicato lui e i vescovi che l'hanno ordinato...in poche parole la Chiesa cinese ,a parte Hong Kong e Macao, è tutta scomunicata!
La maggior parte delle diocesi sono vacanti,senza vescovi da decenni, quelle con vescovi sono occupate da intrusi: il nuovo falso vescovo Paolo è come Alcimo che comprò il sommo sacerdozio ...Preghiamo per il Santo Padre ,aiutiamolo a portare la croce e la corona di spine.
Preghiamo per il buon popolo cattolico che ha più buonsenso dei suoi falsi pastori:anche in Italia fanno finta di obbedire,poi...
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