lunedì 22 agosto 2011

Benedetto XVI spiazza, anzi scassina gli orizzonti (Alberto Bobbio)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

l'analisi

Cercano maestri

Il Papa li ha abbracciati

Alberto Bobbio

Per favore non chiamateli più Papa boys. Non piace al Papa e neppure ai boys. Non sono baciapile.
Il Papa non è una star. Sorprendono? E perché? L'analisi sociologica è inquinata dai numeri, sempre argomento controverso e vanno considerati nel giusto contesto dell'evento, che è un fatto straordinario. Ma questi giovani sono persone normali, niente di «beghino», niente di «papalino».
Sorprendono perché cercano un difficile dialogo con un soggetto misterioso che si chiama Dio? Sbalordiscono perché sfogliano ancora un libro vecchio di duemila anni che racconta la storia di un poveraccio ammazzato sulla croce da un potere religioso e politico inquinato? Impressionano perché vanno dietro a un vecchio teologo tedesco e ritengono che dica cose giuste sulla vita e sulla storia del mondo? Forse è anche sbagliato discutere sull'esistenza o meno di una «generazione Ratzinger» e di una (precedente) «generazione Wojtyla».
Le giovani generazioni hanno sempre percorso con convinzione le vie della storia della Chiesa e hanno sempre cercato maestri. Ma non ne hanno mai fatto degli idoli. Un altro conto è l'affetto. E se un maestro è bravo... Dipende da quello che insegna, ma anche dalla sua passione per il mondo e per chi gli sta accanto. Valeva per Wojtyla, vale per Raztinger, ma vale per tanti altri, dentro la Chiesa e fuori. Benedetto XVI nei giorni della Gmg è apparso sbigottito da tanto affetto.
Ma un po', si può dire, «se l'è cercata». Chi oggi dice chiaro e tondo, senza alcuna preoccupazione di essere «politicamente corretto», che se i giovani non trovano prospettive di vita, hanno difficoltà a trovare un lavoro «degno», allora significa che «il nostro oggi» è sbagliato, anzi «è male»?
Benedetto XVI spiazza, anzi scassina gli orizzonti. Lo fa sugli argomenti della Chiesa, il dramma degli abusi sessuali, l'economia. Mette in fila semplici regole, tanto fondamentali quanto a lungo dimenticate. Se si lascia l'economia alla sola autoregolamentazione dei mercati, se non si applicano ragioni etiche, nulla funziona e si va allo sfascio.
Qualcuno potrebbe sorridere sull'ovvio. Eppure sono le uniche parole che oggi valgono. E i giovani lo applaudono, perché le dice per loro, perché loro quando ripetono le stesse cose non li ascolta nessuno.
Baciapile? No: concordia sull'analisi e sul rigore intellettuale di chi la propone. C'è una generazione che vuole essere protagonista e non ci riesce perché gli adulti glielo impediscono. Chi accreditava successo ai giovani di piazza Tharir all'inizio della protesta? E ai tunisini della rivolta del pane? I giovani danno fastidio, perché a loro non piace il nucleare, la privatizzazione dell'acqua, una politica che si occupa dei propri privilegi, non piace la guerra, il razzismo e la discriminazione, lo stravolgimento dell'ambiente, la rapina delle risorse dei più poveri.
Si indignano e se mancano i maestri spaccano vetrine, o se i maestri sono «cattivi maestri» accade di peggio. Anche nella Chiesa i giovani sono una «categoria» che a volte fa problema. Non conoscono abbastanza la morale, si assolvono, sembra ad alcuni che non credano neppure. Finiscono a volte ai margini della comunità. Problema dei giovani o dei parroci? Quasi tutti i giovani sono alla ricerca. Riusciranno nell'impresa se c'è chi li aiuta. Il Papa ha spiegato che molti sono arrivati toccati dal «lieve sussurro» della voce di Dio. Ha aperto le braccia. E i giovani hanno aperto le loro. Perché stupirsi?

© Copyright Eco di Bergamo, 22 agosto 2011

2 commenti:

sonny ha detto...

Scassina gli orizzonti, mi piace
un sacco!

laura ha detto...

molto bello. grazie e buona notte Raffaella