venerdì 19 agosto 2011

Con la forza del cuore. Giovedì 18 agosto: il primo giorno della Gmg (Sir)

Con la forza del cuore
Giovedì 18 agosto: il primo giorno


“Mi accingo a dire ai giovani, con tutta la forza del mio cuore: che niente e nessuno vi tolga la pace”. Sono le prime parole pronunciate da Benedetto XVI ai giovani al suo arrivo, oggi 18 agosto, a Madrid. Accolto dai reali di Spagna all’aeroporto di Barajas, il Papa ha detto: “sono qui per incontrarmi con giovani di tutto il mondo, cattolici, interessati a Cristo o in cerca della verità che dà un senso genuino alla propria esistenza”.

Perché questa moltitudine? Nel suo saluto appena sceso dall’aereo, il Papa è andato subito al cuore dell’evento: “Perché e con quale scopo è venuta questa moltitudine di giovani a Madrid?”. “Molti di loro – ha risposto - hanno udito la voce di Dio, forse solo come un lieve sussurro, che li ha spinti a cercarlo più assiduamente e a condividere con altri l’esperienza della forza che ha la voce di Dio nella loro vita”. I giovani – ha aggiunto Benedetto XVI – “vedono la superficialità, il consumismo e l’edonismo imperanti, tanta banalizzazione nel vivere la sessualità, tanta mancanza di solidarietà, tanta corruzione. E sanno che senza Dio sarebbe arduo affrontare queste sfide ed essere veramente felici”. A Madrid i giovani “hanno un’occasione privilegiata per mettere in comune le loro aspirazioni, scambiare reciprocamente la ricchezza delle proprie culture ed esperienze, animarsi l’un l’altro in un cammino di fede e di vita, nel quale alcuni si credono soli o ignorati nei propri ambienti quotidiani. Invece no, non sono soli”.

Il Papa conosce bene. Il Papa conosce bene le difficoltà dei giovani oggi. “Sussistono tensioni e scontri aperti in tanti luoghi del mondo, anche con spargimento di sangue. La giustizia e l’altissimo valore della persona umana si sottomettono facilmente a interessi egoisti, materiali e ideologici. Non sempre si rispetta, come si deve, l’ambiente e la natura, che Dio ha creato con tanto amore. Molti giovani, inoltre, guardano con preoccupazione al futuro di fronte alla difficoltà di trovare un lavoro degno, o perché l’hanno perduto o perché precario e insicuro”. Benedetto XVI ha nel cuore anche quei “non pochi” giovani che “a causa della loro fede in Cristo, soffrono in se stessi la discriminazione, che arriva al disprezzo e alla persecuzione aperta od occulta che patiscono in determinate regioni e paesi”. È qui che il Papa ha ribadito: “Niente e nessuno vi tolga la pace; non vergognatevi del Signore. Egli non ha avuto riserve nel farsi uno come noi e sperimentare le nostre angustie per portarle a Dio, e così ci ha salvato”.
All’arrivo all’aeroporto Barajas di Madrid Benedetto XVI è stato salutato dal re Juan Carlos che ha riconosciuto che “questi non sono tempi facili per i giovani così spesso frustrati dalla mancanza di orizzonti personali e professionali” e spesso attraversati da “una profonda crisi di valori. Ma non possiamo deludere i giovani nel loro desiderio di realizzare i loro sogni. Le loro aspirazioni e i loro problemi dovrebbero essere la nostra priorità”.

Le chiavi della città e l’ulivo. Pane e sale, fiori, riso, poncho, caffè. Questi i doni che i giovani dei cinque continenti hanno portato a Benedetto XVI, nel tardo pomeriggio di oggi, come segni di benvenuto alla 26ª Giornata mondiale della gioventù. Dopo aver ricevuto dal sindaco di Madrid, Alberto Ruiz-Gallardón, le chiavi della città, il Papa è entrato in Madrid attraversando la Puerta de Alcalà assieme a cinquanta giovani (dieci per continente), vestiti con l’abbigliamento tradizionale dei loro Paesi. Due giovani gli hanno consegnato una piantina di olivo e un vaso di terra, invitandolo a piantare l’alberello come ricordo della sua visita.

Una piazza in festa. Poi l’arrivo in piazza di Cibeles solcando una folla straripante di giovani. “Santo Padre, la vostra visita ha un valore eccezionale. Con voi viene ‘la a Chiesa giovane’ accompagnata dai suoi vescovi diocesani, sacerdoti, religiosi e religiose, in un numero e una rappresentatività veramente ‘cattolici’, universali”. Così l’arcivescovo di Madrid, card. Antonio María Rouco Varela, ha portato il saluto della Chiesa spagnola. Questa ha detto il cardinale la piazza “più emblematica e popolare di tutte le piazze madrilene” – che “accoglie oggi la presenza festosa di questa immensa moltitudine di giovani venuti da ogni angolo della terra che – ha proseguito l’arcivescovo – con gioia e debordante entusiasmo la ricevono come Colui che viene nel nome del Signore”.
“Molti sono arrivati a Madrid – ha evidenziato – assieme a un grande numero di coetanei spagnoli dopo un proficuo pellegrinaggio per le diocesi, le città e la gente di Spagna. Sono qui, amato Santo Padre, per vivere questo incontro con il Papa come figli e fratelli della stessa Chiesa: il nuovo popolo di Dio che non conosce frontiere”.

I doni dei cinque continenti. Quindi, i doni dei cinque continenti. “Nel vostro libro ‘Gesù di Nazaret’ c’insegna che mangiare in comune pane e sale serve per stringere solide alleanze”, hanno detto i giovani europei, spiegando che la loro offerta è motivata dal desiderio di “stare molto uniti al Santo Padre”. Dal “continente più giovane del pianeta” che ha ospitato la precedente Gmg, l’Australia, la ghirlanda di fiori tipica delle isole del Pacifico come “gesto di saluto”, ringraziando “per averci convocato di nuovo a Madrid”.
Da una ragazza coreana il pacco di riso, a simboleggiare “la gioia delle genti dell’immenso continente asiatico nell’accogliere un padre amato” che “qui incontrerà giovani che abitano nelle steppe continentali del vicino ed estremo Oriente o nelle isole e penisole che sono sparse in tutto l’Oceano Pacifico”. Poi il poncho, dall’America rappresentata da un giovane delle Honduras, “dono dell’amicizia che caratterizza i nostri popoli americani”, venuti “ad ascoltare le sue parole e a portare al Nuovo mondo l’annuncio della croce dei giovani”. Infine i grani di caffè, avvolti in foglie di platano, offerti da una giovane della Guinea (Africa), “tradizionale gesto di benvenuto” che viene “dai giovani del continente più giovane della terra, e nel quale la maggior parte della popolazione ha meno di 18 anni”.

Non è uno slogan. Madrid, “capitale dei giovani del mondo e dove tutta la Chiesa volge i suoi occhi”. Con queste parole cariche di gioia, Benedetto XVI ha risposto ai saluti dei giovani riuniti nella Plaza de Cibeles.
Grazie a voi, ha aggiunto, “il nome di Cristo risuonerà in ogni angolo di questa illustre città. Preghiamo perché il suo messaggio di speranza e amore abbia eco anche nel cuore di quelli che non credono o si sono allontanati dalla Chiesa. Grazie tante per la splendida accoglienza che mi avete riservato entrando nella città, segno del vostro amore e della vostra vicinanza al Successore di Pietro”. Il Papa ha avuto una parola per tutti. Per il sindaco di Madrid che gli ha consegnato le chiavi della città, per le autorità nazionali e locali per la “generosa collaborazione per il positivo svolgimento di questo grande evento”. Poi si è rivolto ai giovani in sei lingue diverse. Ai giovani di lingua francese ha detto: “Voi portate nel cuore delle domande e cercate delle risposte. E’ una cosa buona cercare sempre. Cercate soprattutto la verità, che non è un’idea, un’ideologia o uno slogan, ma una Persona, il Cristo, Dio stesso venuto tra gli uomini!”. E a giovani inglesi: “Fate della fiducia nella parola di Cristo il fondamento delle vostre vite!”.

La casa sulla roccia. “Non soccombere” a “un’esistenza senza orizzonti, una libertà senza Dio”, ma edificare la propria vita “sulla base ferma che è Cristo”.
Un discorso incentrato sulla parabola evangelica della casa costruita sulla roccia quello pronunciato dal Papa mentre la giornata di oggi è al tramonto. “Edificando sulla ferma roccia, non solamente la vostra vita sarà solida e stabile – ha detto il Papa -, ma contribuirà a proiettare la luce di Cristo sui vostri coetanei e su tutta l’umanità, mostrando un’alternativa valida a tanti che si sono lasciati andare nella vita”. “Sì – ha proseguito il Papa -, ci sono molti che, credendosi degli dei, pensano di non aver bisogno di radici, né di fondamenti che non siano essi stessi. Desidererebbero decidere solo da sé ciò che è verità o no, ciò che è bene o male, giusto e ingiusto; decidere chi è degno di vivere o può essere sacrificato sull’altare di altre prospettive; fare in ogni istante un passo a caso, senza una rotta prefissata, facendosi guidare dall’impulso del momento. Queste tentazioni sono sempre in agguato. È importante non soccombere ad esse, perché, in realtà, conducono a qualcosa di evanescente, come un’esistenza senza orizzonti, una libertà senza Dio”.

Il segreto della vita. Papa Ratzinger ha ricordato ai giovani che, radicati in Cristo, potranno “contagiare gli altri”. I quali “si domanderanno quale sia il segreto della vostra vita e scopriranno che la roccia che sostiene tutto l’edificio e sopra la quale si appoggia tutta la vostra esistenza è la persona stessa di Cristo, vostro amico, fratello e Signore, il Figlio di Dio fatto uomo, che dà consistenza a tutto l’universo. Egli morì per noi e risuscitò perché avessimo vita, e ora, dal trono del Padre, continua a essere vivo e vicino a tutti gli uomini, vegliando continuamente con amore per ciascuno di noi”. Infine il pontefice ha affidato “i frutti di questa Giornata mondiale della gioventù alla santissima Vergine Maria, che seppe dire ‘sì’ alla volontà di Dio, e ci insegna come nessun altro la fedeltà al suo divin Figlio, che seguì fino alla sua morte sulla croce”.

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