giovedì 11 agosto 2011

Croazia, sul monastero di Daila delibera contro il Vaticano. Il governo di Zagabria ha accolto la posizione della diocesi di Pola e Parenzo

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

il ricorso presso l'autorità civile della diocesi, contro una decisione papale è di una gravità inaudita. La Santa Sede non può restare con le mani in mano. il vescovo in questione deve essere rigorosamente punito. Perchè il gesto di ricorrere all'autorità civile contro una decisione papale è un gravissimo atto contro la costituzione gerarchica della Chiesa. Anche se la questione non riguarda materia di fede, ma solo una più semplice disputa sul possesso di un immobile, la gravità resta immutata. E questo senza considerare che fu la stessa diocesi a rivolgersi alla Santa Sede per risolvere la questione!! Se la Santa Sede non interviene, si aprirà una breccia pericolosissima. Oggi una diocesi si ribella al papa e contro una sua decisione ricorre all'autorità civile, domani potrebbe succedere di peggio. La Santa Sede ha una autorità piena, immediata e ORDINARIA su ogni singola diocesi: la usi e la faccia rispettare. Mostrarsi deboli significa rinforzare gli arroganti e i superbi come questo vescovo.

Volumnio E. ha detto...

Caro Anonimo come hai ragione.
Il vescovo purtroppo non è solo un ribelle ma a mio giudizio è due volte traditore: di Cristo e del Romano Pontefice,in virtù del giuramento di obbedienza prestato!
Spero la Santa Sede parli e metta fine a questo scandalo!

un passante ha detto...

che differenza c'è a questo punto tra il vescovo croato e i vescovi della chiesa statale cinese? A mio parere nessuno. Anzi, quelli almeno aderiscono allo stato dietro ricatto di ritorsioni, questo solo per l'interesse del suo orto. Quelli vengono considerati illegittimi, e questo?
Forse questa questione andava gestita diversamente da ambo le parti, facendo di tutto per una pacifica conciliazione, rinunciando ciascuno a qualcosa e condividendo. Almeno questo ci si aspetterebbe dalla Chiesa, non vedere nelle sue dinamiche i contrasti della società comune e l'incapacità alla condivisione

Anonimo ha detto...

Il problema è uno solo che i croati sono terrorizzati che gli italiani, legittimi proprietari di tutta la costa istriana, nazionalizzata dal regime comunista, possano anche minimamente ritornare. Il vescovo di Parenzo ha preferito rinunciare (forse, perchè è d'accordo col governo) al 40% di Daila, come era l'accordo coi benedettini, piuttosto che ritrovarseli fra i piedi. Poi ovviamente c'è anche la simonia, con gli insediamenti turistici e l'antenna dei telefonini piazzata sulla torretta dell'abbazia di Daila. Eufemia