giovedì 18 agosto 2011
Madrid, il volto giovane della Chiesa (Filippo Di Giacomo)
Madrid, il volto giovane della Chiesa
di Filippo Di Giacomo
La Giornata Mondiale della Gioventù 2011 è iniziata martedì sera, in una calda serata madrilena.
Alla vigila dell’arrivo di Benedetto XVI nella capitale spagnola, il rovello che sembra agitare gli opinionisti dei principali giornali iberici è quello di tentare di spiegare perché il cardinale Rouco Varela, l’arcivescovo di Madrid che ha presieduto la “messa dell’accoglienza”, abbia evitato di criticare il governo durante la sua omelia.
L’ospite straniero sorride e, al massimo, si chiede da quanto tempo coloro che dicono di voler seguire l’evento dall’altra parte, da una delle due Spagne, quella che dice di essere opposta a quella cattolica, non sentono una predica in chiesa. «Rouco sfodera l’identità cattolica della Spagna per ricevere il Papa», titola un importante quotidiano strappando più di un sorriso a chi spagnolo non è: cosa deve sfoderare un buon arcivescovo cattolico per ricevere il pastore universale della Chiesa Cattolica? Forse qualcuno ha sperato, in queste ultime settimane, che preoccupazioni causate dalle tante "impasse" del sistema socio-politico spagnolo, alla fine dell’era zapateriana, avrebbero trovato un diversivo mediatico e, forse, un alleggerimento della pressione dell’opinione pubblica.
Ma, almeno questa volta, essi non sembrano che potranno essere trovati nella solita riedizione della guerra tra le due Spagne, quella cattolica (che l’altra Spagna, quella di sinistra, sospetta di essere sempre beceramente orientata in senso conservatore) e quella dei social-anarchico-antagonista (che la Spagna cattolica crede sia orientata, altrettanto beceramente, in senso anticlericale e anticristiano).
Anche perché questa rappresentazione non regge più alla prova delle analisi sociali più approfondite. Che scoprono credenti e non credenti, quasi in uguale misura, in entrambi i casi. E che, sempre nei due campi, male accettano anche le provocazioni di coloro che vogliono vedere nelle ormai centinaia di migliaia di giovani (età media, 22 anni) che hanno già iniziato a trasformare Madrid, e lo faranno fino al 21 agosto, nel più grande santuario a cielo aperto del mondo, i partecipanti a un “catholic pride” più o meno simile a quello che raduna altri giovani per altre scelte di vita. Lo ha dichiarato, in modo molto onesto, lo stesso Zapatero ieri mattina quando, rifiutando la contrapposizione che gli veniva offerta su un piatto d’argento da tutti gli "opinion maker" dei grandi giornali, ha sottolineato quanto il cattolicesimo spagnolo si stia radicando in modo nuovo nella penisola iberica.
La Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) 2011 sembra essere ben partita e quella che preoccupa organizzatori e partecipanti non è la Spagna anticlericale ma quella dei "carteristas", dei borseggiatori. Anche tra canti e preghiere, Madrid si conferma la capitale mondiale dei "pick pockets" e le forze dell’ordine stanno dispiegando molti sforzi per avvertire i giovani pellegrini perché diffidino anche delle persone in divisa che ricorrono a finti controlli per alleggerire tasche e zainetti.
Ormai è ufficiale, questa edizione madrilena dell’ormai trentennale pellegrinare della missione pastorale cattolica tra i giovani del mondo abbraccia ragazze e ragazzi giunti da 193 Paesi del mondo. A Colonia, nel 2005, la prima Gmg di Benedetto XVI, i giovani provenivano da 120 nazioni. A Sidney, nel 2008, le provenienze sono salite a 176 e ora sono così tante da disegnare, per le vie di Madrid, l’intera rappresentazione del disegno politico e culturale del mondo contemporaneo.
Non è solo un fatto simbolico: nel mondo contemporaneo, ha ricordato il cardinale Rouco Varala, «i giovani affrontano le sfide poste dalla glocalizzazione, dai nuovi mezzi di comunicazione, dalla crisi economica e trovano le occasioni per compiere molte volte il bene e molte volte il male». Rouco Varela, che sabato 20 agosto compirà 75 anni, è l’unico vescovo al mondo ad avere ospitato per due volte la Giornata Mondiale della Gioventù nella sua diocesi. La prima occasione, quella del 1989, gli fu offerta quando era vescovo di Santiago di Compostela, con Giovanni Paolo II. Quest’altra occasione, con Benedetto XVI, gli ha permesso di affermare, con fondate ragioni, di aver potuto assistere alla nascita della “generazione B. XVI”, quella della “Gmg.3”, la terza generazione, la terza ondata di quella nuova evangelizzazione che la Chiesa affida ai giovani.
La “funzione profetica” che Rouco Varala, in sintonia con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, riconosce nei sedici-venticinquenni venuti a Madrid, alberga proprio nella loro giovinezza, negli ambienti dove sono stati formati, nelle famiglie che li hanno educati alla fede.
La “profezia” di questa Gmg 2011, celebrata solo otto mesi dopo la conclusione di quel 2010 che nella storia della Chiesa verrà certamente ricordato come “l’anno zero” dell’istituzione clericale, consiste anche in quel milione e mezzo di famiglie che, inviando i loro figli poco più adolescenti a Madrid, dimostrano di fidarsi ancora del cattolicesimo. Perché hanno un Papa che, quando parla, è umile e dice sempre la verità.
© Copyright L'Unità, 18 agosto 2011 consultabile online anche qui.
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