Un vero indignado a Madrid
Nella Spagna travolta dalla crisi e spompata da sette anni di guerra di religione laicista arriva Ratzinger e ai giovani spiega che “l’economia funziona veramente solo se funziona in modo umano”
Sull’aereo che lo portava a Madrid, ieri Papa Benedetto XVI ha voluto ricordare che l’uomo, e non il profitto, “deve essere il centro dell’economia” e che la Spagna può uscire dalla crisi ricorrendo alle sue “profonde radici cristiane”.
La Giornata mondiale della gioventù concentra gran parte delle contraddizioni lasciate in eredità da più di sette anni di zapaterismo. José Luis Rodríguez Zapatero, il premier che ha fatto del laicismo di stato il suo marchio politico e di governo, si prepara ad andarsene dalla Moncloa, mentre il paese vive la più grave crisi economica e finanziaria dal ritorno della democrazia. Secondo i sondaggi, il Partito socialista spagnolo è destinato a una sonora sconfitta nelle elezioni di novembre. La crescita si è di nuovo arrestata, dopo una breve ripresa, seguita a una lunga recessione. La disoccupazione sfiora il 21 per cento, il livello più alto in Europa, in particolare tra i giovani. Oggi il governo si riunirà d’urgenza per approvare altri 5 miliardi tra tagli alla spesa e aumenti di tasse.
In questo contesto, i giovani Indignados, che per settimane si erano accampati in Puerta del Sol a Madrid per contestare le misure di austerità di Zapatero, mercoledì sera sono tornati a Puerta del Sol per aggredire i pellegrini della Gmg. “Il vostro Papa è un nazista”, “i vostri sacchi a pelo li abbiamo pagati noi”, “il Papa è un imbonitore, Cristo sarebbe andato in Somalia”, gridavano. Inizialmente doveva essere una manifestazione allegra di sindacati e associazioni laiche contro i costi della visita, sotto lo slogan “Dalle mie tasse, zero al Papa!” (anche se gli organizzatori della Gmg hanno più volte precisato che non ci sono spese a carico dello stato spagnolo). Alla fine, si è conclusa con gli insulti da parte degli Indignados, a cui sono seguiti scontri con la polizia, otto arresti e undici feriti.
L’anticlericalismo incarnato dai duemila Indignados che se la sono presa con i pellegrini cattolici in Puerta del Sol è il primo lascito dello zapaterismo. La depenalizzazione dell’aborto, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il divorzio breve, la volontà di sopprimere i finanziamenti diretti alla chiesa spagnola, le violente critiche alle parole papali sul preservativo: nel 2004 Zapatero era arrivato al potere promettendo una “Revolución” laicista, che ha effettivamente contraddistinto i suoi due mandati: il premier socialista, con gli scontri con la Conferenza episcopale spagnola e il Vaticano, ha alimentato e strumentalizzato la polarizzazione tra laicisti e cattolici. “Dividere la società è stato un gioco pericoloso che alcuni hanno fatto per nascondere i loro problemi”, ha spiegato l’ex premier popolare, José María Aznar, in un’intervista ad Avvenire: “Questo gioco è fallito”. Anche perché, mentre la Revolución laicista era in marcia, Zapatero ha dimenticato di occuparsi dell’economia, speculando sulla rendita delle riforme liberali del suo predecessore. Nel 2004, dopo gli otto anni di Aznar, la Spagna era la seconda economia europea in termini di crescita, con una disoccupazione attorno al 10 per cento, avanzi di bilancio e un debito pubblico sotto il 50 per cento. Zapatero lascia un paese che fatica a uscire dalla recessione, con un cittadino su cinque senza lavoro, un deficit al 6 per cento e un debito vicino al 70 per cento del pil. Solo la crisi del debito sovrano e gli attacchi dei mercati hanno spinto il premier uscente ad adottare qualche riforma.
Il dopo Zapatero si annuncia comunque difficile per la Spagna. Il leader del Partito popolare, Mariano Rajoy, è in testa nelle intenzioni di voto più per la mancanza di un’alternativa, che per un programma economico convincente in grado di far uscire il paese dalla crisi. Prima delle ultime elezioni regionali, i popolari hanno flirtato con gli Indignados in chiave anti Zapatero e ora il loro vantaggio nei sondaggi si sta assottigliando. Nel dibattito seguito all’aggressione di Puerta del Sol contro la Gmg, una delle poche voci del Partito popolare che si è alzata è quella della moglie di Aznar: “Il Papa deve avere lo stesso diritto di parola degli Indignados”, ha detto al País Ana Botella. Benedetto XVI non è sordo al malessere sociale che vivono gli spagnoli. “Molti giovani guardano con preoccupazione al futuro di fronte alla difficoltà di trovare un lavoro degno, o perché l’hanno perduto o perché precario e insicuro”, ha detto il Papa. Ma il suo messaggio di indignazione è più profondo di quello di chi si limita a contestare l’establishment.
“La dimensione etica – ha spiegato Benedetto XVI – non è una cosa esterna ai problemi economici, ma una dimensione interiore e fondamentale. L’economia non funziona solo con regolamentazioni mercantili, ma ha bisogno di una ragione etica per essere in funzione dell’uomo”. Il Papa ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica sociale: “L’uomo deve essere il centro dell’economia e l’economia non si deve misurare secondo il massimo del profitto, ma secondo il bene di tutti e quindi include la responsabilità verso l’altro. L’economia funziona veramente bene solo se funziona in modo umano”.
© Copyright Il Foglio, 19 agosto 2011 consultabile online anche qui.
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