Su segnalazione di Laura leggiamo:
Paolo VI e la sua diocesi in una pubblicazione di padre Sapienza
Ogni sera noi benediciamo questa nostra Città
L'Urbe "non è mai stanca, non è mai vecchia ed è eterna"
di MARIO PONZI
I rapporti tra Paolo VI, la diocesi di Roma e il cardinale vicario Ugo Poletti sono al centro di una nuova pubblicazione curata dal rogazionista Leonardo Sapienza che a ragione sottolinea come essi meritino una considerazione tutta particolare. Basti un solo dettaglio: in un appunto datato 23 ottobre 1972 e inviato alla Prefettura della Casa Pontificia - dove oggi il curatore è addetto al protocollo - Papa Montini raccomandava di fissare ogni primo lunedì del mese l'udienza al suo vicario per la diocesi di Roma proprio per trattare delle questioni riguardanti la pastorale nella città.
Un'attenzione che spesso si esprimeva in concrete opere di sostegno e di solidarietà per affrontare e risolvere le questioni più urgenti e bisognose che si presentavano alla carità del vescovo. Una significativa documentazione di questa particolare sollecitudine è raccolta nel volumetto dedicato proprio al rapporto tra Paolo VI e il porporato. Grazie alla ricerca di padre Sapienza sono venute alla luce alcune lettere confidenziali inviate da Montini al cardinale Poletti dalle quali emerge quanto Roma fosse nel cuore del Papa bresciano per il carattere sacro della città e per il suo fascino "unico al mondo" E più volte il Pontefice raccomandò che Roma - la quale "non è mai stanca, non è mai vecchia, ed è eterna "amava ripetere - rimanesse sempre "coerente con la sua storia civile e cattolica e con la sua immortale missione".
"Siamo legati per la vita e per la morte" diceva spesso, in pubblico e in privato, riferendosi all'Urbe, e questo legame con Roma è bene espresso nella corrispondenza col cardinale vicario. In una lettera "confidenziale" datata 9 novembre 1974, scriveva: "Ho in questo momento terminato di celebrare la santa messa, che oggi, festa della dedicazione della basilica Lateranense, io ho offerto con tutto il cuore al Signore per cotesta cattedrale, cioè per questa santa e prediletta Chiesa Romana, per la sua persona, signor cardinale, per il suo ministero e per quanti, sacerdoti, fedeli, religiosi e religiose vi sono associati, affinché all'eccellenza della festa corrisponda la pienezza della coscienza dell'elezione a primeggiare nella fede, nella speranza e nella carità, e a tanta vocazione siano rivolti i sentimenti, le preghiere, le opere con sempre rinnovato proposito di fedeltà e con umile sforzo di esemplarità, di tutta la comunità cattolica romana. Possa davvero essa sentirsi sempre attratta a cotesto incomparabile e benedetto centro della sua storia, della sua spiritualità, del suo impegno alla sequela e alla testimonianza di Cristo Signore, fonte della nostra salvezza".
Pochi giorni dopo, il 22 novembre, il cardinale si vide recapitare un assegno di ventimila dollari accompagnato da una lettera, "strettamente riservata", nella quale Paolo VI spiegava la donazione: "Sono lieto di rimetterle l'unito assegno di dollari ventimila, destinati a costituire una borsa di studio permanente, il cui reddito potrà servire al mantenimento d'un alunno (o più se possibile) di filosofia, ovvero di teologia o della Pontificia Università Gregoriana a giudizio del cardinale vicario. La prego di non fare al riguardo alcuna pubblicità. Con voti d'ogni bene la saluto e la benedico".
Con la stessa intensità il Papa viveva i momenti difficili di Roma e della sua diocesi. Così accadde il 6 giugno 1975, quando in una lettera "personale e urgente" al cardinale Poletti manifestava tutta la sua preoccupazione per una situazione "che non sono in grado di giudicare nella sua veridicità". Il Pontefice si riferiva a episodi segnalati da alcuni parroci romani a proposito del volantinaggio che facevano sedicenti "cristiani per il socialismo" davanti ad alcune parrocchie romane in prossimità delle elezioni politiche nel tentativo di "millantare l'appoggio della chiesa". E a volte essi "ottengono - sottolineava Paolo VI - l'appoggio di una parte del clero". E continuava: "Sarebbe opportuno segnalare ai nostri sacerdoti e ai religiosi, ai parroci specialmente, che la situazione è grave, e che può essere in gioco l'efficienza pastorale e spirituale della nostra Chiesa. Non sarebbe saggio appellarsi ad una libertà che tornerebbe a vantaggio degli avversari della religione e dell'ordine sociale, giusto e libero, della nostra città e dell'intero Paese".
L'inizio del 1976 fu uno dei periodi più difficili vissuti da Papa Montini. Il 29 dicembre 1975 la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede aveva pubblicato la dichiarazione Persona humana su alcune questioni di etica sessuale. Il Papa, al centro di una satira impietosa e di un'aspra contestazione intervenne, nell'udienza generale di mercoledì 21 gennaio: "Volete un esempio? Ci è dato da un episodio molto triste e significativo. L'episodio di cui hanno parlato i giornali di questi giorni, quello della indecorosa e sacrilega invasione, da parte di gente schiamazzante, del duomo di Milano la celebre nostra cattedrale su cui svetta la Madonnina, la volante e inneggiante figura della Vergine Madre di Cristo, simbolo del trionfo della santissima donna, species castitatis e forma virtutis come dice sant'Ambrogio. Perché questa inverosimile e deplorevole manifestazione? Si è detto: "Perché la Chiesa è contro l'aborto, perché la Chiesa ha ribadito le norme della sua moralità sessuale". Incredibile ma così si dice. Leggete il documento preso a bersaglio da certe correnti ribelli dell'opinione pubblica, pubblicato dalla nostra Congregazione per la Dottrina della Fede e intitolato, dalle parole iniziali Persona humana; e vedrete emergere l'amore sapiente e provvido della Chiesa, veramente madre e maestra, tutto rivolto al riconoscimento dei valori della vita, analizzati dalla scienza, dalla storia, dalla pedagogia. La civiltà dell'amore ha in questo documento una pagina di apologia umana e cristiana che lascia ben sperare per il suo futuro".
Dopo pochi giorni però un fatto analogo si ripeté a Brescia, città natale del Papa. Ancora una volta giunse al Papa il sostegno della diocesi di Roma. E il cardinale Poletti, in un articolo pubblicato su "L'Osservatore Romano" del 9-10 febbraio 1976 e intitolato Non bisogna tacere, se ne fece interprete, citava il testo di un telegramma inviato al Papa con il quale si manifestava la solidarietà "di tutti i suoi romani".
Anche nelle memorie lasciate dal cardinale Poletti figurano molte testimonianze di questo reciproco affetto e soprattutto della sollecitudine per Roma del suo vescovo. Come la seguente: "Pochi sanno che l'attenzione di Paolo VI si era addossata personalmente - e senza impegno per i suoi successori - l'onere di cinquecento milioni annui destinati al servizio religioso della periferia con luoghi provvisori di culto, e all'incremento delle nuove chiese. Di questa somma ben cento quaranta milioni annui sono spesi per l'affitto di negozi, scantinati, locali vari, abitazioni provvisorie delle nuove, e anche anziane, parrocchie della nuova Roma". E il porporato conclude ricordando una confidenza che Paolo VI spesso gli ripeteva: "Sappia che ogni sera, prima di chiudere la giornata, noi benediciamo questa nostra città".
(©L'Osservatore Romano 6 agosto 2011)
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6 commenti:
Papa Paolo VI aveva un concetto altissimo del Pontificato romano vero successore di Leone Magno e Gregorio Magno.
Si adoperò per salvare una chiesa ubriaca in preda al delirio modernista facendo inserire la famosa Nota Praevia nella Lumen Gentium quando si accorse che i vescovi volevano sovvertire il potere del Successore di Pietro.
Paolo VI fu un uomo buono e potremo definirlo senza timore un grande pontefice.La sua vita fu esemplare.Unico neo l'introduzione della Messa di Bugnini che ha sconvolto la Chiesa...Senza quest'atto sono convinto che i problemi derivati da una errata interpretazione del Vaticano II sarebbero rientrati nell'alveo di un corretto dibattito.
Ma la nuova messa, per la sciatteria del clero,si è rivelata la testa d'ariete dei modernisti per scardinare tutto e squassare le fondamenta del Tempio di Dio.
Il papa in realtà voleva solo che i fedeli partecipassero nobilmente ai divini misteri con coscienza rinnovata.
Ma tutto è andato ultra petita...
Paolo VI rimane comunque un grande italiano e un grande pontefice...l'amore per l'uomo,la sua cultura,la nobiltà dei suoi sentimenti e l'umiltà non compresa furono la sua grandezza!
Caro Volumnio, la ringrazio per la sottolineatura della grandezza di papa Paolo VI.
Solamente non sono d'accordo sul ruolo centrale del nuovo rito della Messa per il turbamento successivo.
È vero che tale rito fu in gran parte concepito dai suoi autori in senso eversivo o almeno "novativo" (cioè per far partire una "Nuova Chiesa"), ma basta vedere le spaventose cifre dell'abbandono del ministero sacerdotale nel corso di pochi anni (anni '70) per costatare che una grande fetta del Clero era pronta a staccarsi, e lo fece appena il momento parve adatto.
Dal punto di vista storico, la vera questione resta, a quanto pare, quella del "Sillabo" del beato Pio IX (Chiesa e modernità) - in altri termini, c'era del buono nell'assalto giacobino/napoleonico/massonico a Roma e alla Chiesa, oppure esso era davvero un'esplosione satanica?
Dal punto di vista filosofico, la questione è: oggettività o soggettività ("così mi pare") della Fede Cattolica ?
i giudizi su papa Paolo sono molto discordanti all'interno della chiesa.
Tirato da destra e da sinistra...probabilmente non lo vedremo sugli altari.
Perché?
Anche tra i pontefici corsie preferenziali?
Non era un Papa che entrasse direttamente nel cuore del popolo (come invece furono Giovanni XXIII e G.Paolo II).
Soprattutto, gli toccò la spaventosa croce dellla defezione interna alla Chesa, sia nel senso degli abbandoni sia in quello della permanenza degli "aperti al mondo modeno". Caso classico: quello dell'Olanda.
Paolo VI fu collaboratore e successore di Pio XII la cui santa memoria difese sempre con vigore.
Sono certo che in cielo sta con Pio XII accanto a San Pietro perché l'uno ritrovò la sua tomba l'altro difese l'autenticità delle sue reliquie e le fece riporre sotto l'altare della confessione.
Sempre affettuoso e benevolo verso Margherita Guarducci della quale ammirava la competenza e l'onestà intellettuale...
La Guarducci fu cacciata via in malo modo dall'entourage di Papa Woityla che mai la ricevette.
I tempi eran cambiati e loro erano occupati in altri affari...oggi sappiamo quali...
Absit iniuria verbis!
La questione delle Reliquie di San Pietro è di importanza capitale, perché comporta la riaffermazione della concretezza dell'annuncio cristiano: non un' "impostazione culturale", ma FATTI che cambiano la condizione umana (per i Cattolici che li ri-conoscono, ma indirettamente per tutti).
Grazie, di nuovo, a papa Pacelli e a papa Montini!! e grazie a Margherita Guarducci.
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