giovedì 11 agosto 2011

Perché da tutto il mondo stanno arrivando alla Gmg? (Paolo Bustaffa)

Non per caso
Perché da tutto il mondo stanno arrivando alla Gmg?


Paolo Bustaffa

Forse è il considerare i figli degli altri come i propri figli il motivo per cui, quasi con testardaggine, si continua a scrivere di loro in questo tempo di vacanze dove tuttavia non mancano notizie non confortanti.
Forse è la certezza di chi, da sempre, crede che le nuove generazioni siano autentiche tracce di speranza che neppure la più fredda cronaca nera può cancellare.
Forse è la convinzione che i giovani di oggi non siano solo quelli raccontati nelle prime pagine dei potenti, ma non sempre grandi, media.
Forse è il leggere nelle scelte di moltissimi giovani una indignazione non violenta di fronte a derive culturali, politiche ed economiche.
Un’indignazione che si trasforma in responsabilità e, non raramente, anche in sorriso. Forse è solo il pensiero di chi, come il sottoscritto, proprio ieri guardava i volti degli scout ai funerali di un loro fratello di 23 anni morto tragicamente nel donare il suo tempo ai più piccoli.
Testimonianza di una gratuità, più diffusa di quanto si pensi, che appare oggi come un “clandestino a bordo” della cultura del calcolo, del consumo e del protagonismo.
Forse tutto questo è un “sogno” ma certamente non è una fuga dalla realtà.
E’ un’immersione in una realtà complessa ma non per questo da abbandonare a se stessa.
In questi giorni centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze stanno invadendo la Spagna. Perché vanno a Madrid, dove li aspetta una grande calura, per incontrarsi e per incontrare un uomo anziano?
E’l’abbraccio di un padre quello che attendono.
Un abbraccio pieno di affetto ma anche di incoraggiamento, di condivisione, di parole di vita e di fede.
Non vanno a Madrid per caso o per consuetudine.
Neppure Benedetto XVI va a Madrid per caso o per consuetudine.
C’è un rendez vous preparato con cura nel tempo trascorso da Sidney e in quello trascorso dal primo appuntamento con Giovanni Paolo II.
C’è una memoria che viene trasmessa da generazione a generazione non come nostalgia di un passato ma come desiderio di altro, di pensieri grandi, di impegni coraggiosi. Di infinito.
Arrivano da ogni angolo del mondo con le loro croci e con la loro certezza che queste croci non sono la fine di tutto ma l’inizio di tutto.
Anche noi saremo con loro in questi giorni.
Staremo, come sempre, un passo indietro per ascoltare e raccontare il loro essere testimoni e maestri.
Vedremo una Chiesa giovane e coraggiosa, vedremo che le radici cristiane in Europa e nel resto del mondo, anche nei terreni sconvolti dalla violenza, sono vive, generano vita e speranza.
E il nostro grazie si trasformerà in notizia.
Un piccolo segno di gratitudine, quello che professionalmente sentiamo di dover esprimere ancora una volta a questi giovani che non hanno rinunciato a stare con intelligenza e amore nella storia.
Giovani la cui indignazione di fronte al male non sceglie la via della violenza ma quella della responsabilità per costruire un mondo migliore.

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